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Ottobre 2013

Meno convegni e più amministrazione

A proposito di quello che mi ero ritrovato a dire qualche giorno fa devo dire che non mi stupisce per niente che il tanto decantato protocollo anti-mafia del Comune di Merlino (di cui avevamo già scritto qui) sia rimasto lettera morta. Spesso un evento antimafia (o una commissione di facciata) risulta utilissimo per tenere linda la faccia con poco impegno mentre l’attività amministrativa o legislativa prosegue tranquilla per la propria strada, tutto uguale a prima.

Come dice la Righini nella sua intervista:

«Nel Lodigiano, finora, nessun altro ente locale. Al momento mi risulta che il Comune di Desio, nel Milanese, stia portando avanti l’iter di approvazione. Anche Corsico sembrava interessato, ma non so a che punto siano. Ogni tanto ci arrivano richieste di copia del protocollo da parte di qualche ente locale, ma al momento nulla di più…».

Allenati alla curiosità, mi raccomando.

Da IteNovas: A Macomer magistrale lezione di legalità con Giulio Cavalli

IMG_4284Giulio Cavalli ospite a Macomer per la XII edizione della Mostra del Libro, ha raccontato le mafie che logorano il nostro paese.

E’ stato un susseguirsi di nomi e cognomi, alcuni molto noti altri meno, altri ancora sconosciuti quelli attraverso i quali Giulio Cavalli, ospite ieri sera aMacomer per la XII edizione della Mostra del Libro, ha raccontato le mafie che logorano il nostro paese e si sono impadronite del Nord Italia.

E’ stato poi un susseguirsi di silenzi tragici e risate fragorose a fare da corollario al monologo di oltre un’ora che ha raccontato di “uomini di onore” e nuovi mafiosi in giacca e cravatta, di prefetti corrotti e politici indagati, ma anche e soprattutto dell’impegno costante di chi alle mafie non si arrende e le combatte quotidianamente. Uno fra tanti il magistrato Bruno Caccia, ucciso a Torino dalla ‘ndrangheta per le sue indagini ‘troppo concentrate’ sulle attività illegali sviluppatesi in Piemonte.

Come il giullare del ‘500, che incarna la verità del folle, che parla e diffonde verità occulte col rischio di finire impiccato, Giulio Cavalli percorre i teatri di tutt’Italia, scortato e minacciato di morte perché racconta verità scomode per tanti, con l’unica arma a sua disposizione: la forza della parola e del sorriso.

Dopo il lungo monologo, la serata dedicata alla “civiltà letteraria” si conclude con un breve dialogo tra Cavalli e lo scrittore Gianni Biondillo, dove l’attore con ironia racconta della sua esperienza di consigliere regionale di opposizione sotto la giunta Formigoni. A fine spettacolo un pubblico ammutolito, frastornato dalle risate amare ha lasciato la sala del padiglione Filigosa con molti spunti su cui riflettere.

Giulio Cavalli vive a Roma, nel 2009 è stato ricevuto dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitanoche gli ha espresso solidarietà per la vita sottoscorta a causa delle minacce ricevute da cosche mafiose, che si sono ripetute anche di recente. Attore, regista, scrittore, le sue denunce da autore e da consigliere regionale (eletto come indipendente con Idv e poi passato a Sel) gli sono valse una minaccia costante alla sua vita e a quella dei suoi familiari, con gravi avvertimenti subiti anche di recente, da lui sempre puntualmente e coraggiosamente raccontati in pubblico.

Tra i suoi libri, Linate 2001: la strage, Nomi Cognomi e Infami e, nel 2012, “L’innocenza di Giulio”, sui rapporti tra Giulio Andreotti e la mafia.

(da IteNovas.com)

Datagate

Leggo, riporto e trovo pienamente condivisibili le parole di Stefano Rodotà sul pasticcio DATAGATE, buone soprattutto appena finirà l’indignazione instantanea:

Bisogna, allora, contestare la perentorietà dell’argomento che, in nome della lotta al terrorismo, vuole legittimare raccolte d’informazioni senza confini: da parte di molti, e in Italia lo ha fatto un esperto come Armando Spataro, si è dimostrata la pericolosità e l’inefficienza di raccolte d’informazione che non abbiano un fine ben determinato. Bisogna ricordare che la morte della privacy, troppe volte certificata, è una costruzione sociale che serve alle agenzie per la sicurezza di affermare il loro diritto di violare la sfera privata, visto che ad essa non corrisponde più alcun diritto. E serve ai signori della Rete, come Google o Facebook, per considerare le informazioni sugli utenti come loro proprietà assoluta, utilizzandole per qualsiasi finalità economica, come stanno già cercando di fare. Bisogna seguire la tecnologia e mettere a punto regole nuove per la tutela della privacy, com’è accaduto in passato, e con una nuova determinazione, dettata proprio dalla gravità degli ultimi fatti. Ma bisogna pure chiedersi se gli Stati, che oggi virtuosamente protestano contro gli Stati Uniti, hanno le carte in regola per quanto riguarda la tutela dei dati dei loro cittadini. Se la posta in gioco è la democrazia, né cedimenti, né convenienze sono ammissibili.

Inchiesta Pdl. Lombardia, Formigoni il Celeste inossidabile

Le inchieste giudiziarie e l’arrivo di Maroni alla guida del Pirellone non hanno intaccato il potere di Formigoni in Lombardia. Tra ombre mafiose e lobby ciellina. E adesso il neosenatore Pdl si prepara a sostituire Berlusconi

Qualche giorno fa è stato l’illustre ospite di un curioso meeting tenutosi a Barletta dal titolo inquietante “I cercatori della verità”: Roberto Formigoni, meglio di un’araba fenice qualsiasi, sta rinascendo sotto traccia in tutta la sua formidabile potenza gelatinosa, ritessendo i fili che sembravano logori e invece oggi si rivelano ancora più saldi e ambiziosi. Qualcuno, sbagliando, l’aveva dato per politicamente finito subito dopo la caduta del quasi ventennio di governo in Lombardia travolto dall’ennesimo scandalo sulla sanità e soprattutto dai voti mafiosi acquistati dal membro della sua giunta Domenico Zambetti, assessore alla Casa. Eppure anche i più sprovveduti non possono notare quanto il “Celeste” abbia sempre resistito agli attacchi politici (pochi, sfilacciati e deboli) e giudiziari con una perseveranza ancora oggi sottovalutata: dallo scandalo dell’inchiesta “Oil for food” alla vergogna dell’emissione dei “Pirelloni Bond”, che nessuno ricorda e che hanno lasciato debiti fino al 2032 per Regione Lombardia, all’arresto per tangenti nel 2007 del suo assessore xenofobo Pier Gianni Prosperini soprannominato “il boss” nei corridoi della Regione, passando per le mazzette di Lady Abelli, moglie del fido onorevole pidiellino Giancarlo Abelli “faraone” della sanità lombarda, poi con l’arresto del ciellino re delle bonifiche Giuseppe Grossi fino agli scandali che hanno travolto prima la Fondazione Maugeri dell’ospedale pavese e poi il San Raffaele fiore all’occhiello della sanità lombarda. Un elenco strabordante e diversificato (tralasciando i suoi diversi uomini segnalati “vicino” alla ’ndrangheta lombarda) che avrebbe messo in ginocchio chiunque. Chiunque ma non Formigoni.

Il resto dell’articolo è disponibile su LEFT in edicola da sabato, con l’Unità, e tutta la settimana.

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Balle come intellettualismi

Mario Calabresi (da cui aspetto risposte da qualche anno, qui) difende malissimo Gianni Riotta nell’esercizio tutto italiano di difendere qualcuno semplicemente “perché vicino” in un editoriale che lascia di stucco per arrampicata verticale rivenduta con forgia intellettuale (qui). Come dice bene Alessandro:

Possiamo fare infinite elucubrazioni sulla crisi del giornalismo e dei suoi modelli di business. Ma se non ripartiamo dai fondamentali – cioè dall’onestà intellettuale, dal non mischiare le carte per darsi ragione quando si ha torto – non andremo mai da nessuna parte. Arrampicarsi sugli specchi per difenderci tra compagni di merende è il contrario della credibilità, della ‘reliability’: e in questo contrario non ci sarà mai modello di business che tenga.

“Voi italiani rubate lavoro a noi inglesi”

Ogni tanto rimango impressionato da come le notizie più drammatiche risultino diversamente feroci in base alla distanza: un bimbo investito a Milano colpisce i milanesi, inquieta gli italiani e interessa poco agli europei. Difficilmente arriva agli altri. Non che non sia normale, eh, però è ingiusto in fondo che almeno le menti più illuminate (sarebbe bello che lo fossero anche i politici e i giornalisti) non sappiano uscire dal dolore federale per provare almeno ad allargare la visione di tutti.

Così quando muore un italiano nel Kent perché “ruba il lavoro agli inglesi” si capisce subito come la xenofobia sia distruttiva a tutte le latitudini e il dolore sia universale: la stupidità, il razzismo e il dolore.

Joele Leotta era andato in Inghilterra per imparare l’inglese. Per mantenersi aveva trovato impiego con l’amico Alex Galbiati, anch’egli di Nibionno, in un ristorante della zona. E’ qui che i giovani inglesi hanno cominciato a importunare i due amici, accusandoli di rubare lavoro agli inglesi. Quando i due ragazzi lecchesi erano nel loro alloggio, gli otto hanno fatto irruzione e li hanno massacrati, Uno di loro avrebbe anche usato un coltello contro Leotta. L’amico ha avuto lesioni al collo, alla testa e alla schiena: è ancora in ospedale, ma sarebbe fuori pericolo.

Chissà i commenti in Inghilterra, eh: mandiamo gli italiani a casa loro.

190 anni di condanne di mafia tra Anzio e Nettuno

Loro sono i Gallace, clan purtroppo ben conosciuto anche se sempre molto ben nascosto. Il litorale romano ora ha una faccia più chiara:

Centonovanta anni di reclusione per una decina di componenti dei Gallace. Questo ha deciso oggi in primo grado il Tribunale di Velletri, una decisione che arriva dopo 11 anni da quando cioè nel 2002 furono disposte le prime misure di custodia cautelare su richiesta del pm Francesco Polino della Dda di Roma. Si apriva così uno spiraglio nel cono d’ombra che per anni ha tenuto al buio il litorale romano, terra di investimenti e non solo. Dal lungo procedimento emerge anche un altro passaggio, ovvero il legame tra Calabria, Lazio e la Lombardia emerso nel 2004 con l’operazione Infinito. Nella lunghissima ordinanza si parla anche dei Gallace e di Nettuno. Ed ora che la prima fase del processo Appia si è conclusa si apre un’altra fase, quella delle considerazioni dopo anni di negazionismo ad oltranza e misure di facciata. (qui)