Vai al contenuto

Giulio Cavalli

Villa Reale è anche mia!

In tempo di affittopoli nella Lombardia della privatizzazione al potere succede di tutto. Succede che con poche centinaia di euro ti ritrovi con uno spazioso appartamento in una delle zone più prestigiose di Milano oppure succede che il fu PAT (Pio Albergo Trivulzio) diventi l’acronimo di Parenti Amici e Tangenti. In Lombardia c’è una vasta cittadinanza che tutti i giorni combatte per stare al passo con la dignità e un’altra (nemmeno troppo) sommersa che le regole se le scambia come al tavolo del Monopoli: senza soldi finti però, preferibilmente con i soldi degli altri. Eppure nella Lombardia che rende cavalieri i più furbi oggi c’è un bando che concede il lusso di un esoso e prestigioso scaccomatto all’uguaglianza: 30000 euro per 9000 metri quadrati (un canone da periferia del mondo) con ampio giardino e vista mozzafiato, inclusi qualche secolo di storia e fauna e flora a volontà da tenere tra i gioielli di famiglia. Non importa che quella villa sia il cuore di un parco con duecento anni di storia e che il Piano Regolatore della città di Monza fin dal 1964 recita “nel Parco nessuna nuova costruzione”: oggi a Monza Villa Reale e il suo Parco sono in bella vista nella bancarella per pochi dell’intoccabile (e illegittimo, per firme) Governatore Roberto Formigoni. A controllare l’operazione c’è il braccio lungo “dell’assessorato al cemento” Infrastrutture Lombarde SPA, la società di matrice ciellina attraverso cui passa tutta la cementificazione lombarda. Antonio Cederna diceva che ““tutta l’Italia va trattata come un parco e alla rigorosa salvaguardia dei vailori del suo territorio va rigorosamente subordinata ogni ipotesi di trasformazione e sviluppo: perchè non venga definitivamente distrutta l’identità culturale l’integrità fisica del nostro Paese”, oggi in Lombardia un Parco è come il maiale: non s butta via niente. Come nelle migliori tradizioni padane.

APPELLO AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA PER LA VILLA REALE DI MONZA

Egregio Signor Presidente,
la Villa Reale di Monza, insieme al suo Parco, rappresenta un gioiello del periodo neoclassico di valore mondiale. Dopo essere stata abbandonata dai Savoia all’inizio del XX secolo è rimasta per la gran parte inutilizzata fino ad oggi, manifestando nel corso del tempo un progressivo degrado solo parzialmente contenuto.
All’inizio di questo anno il Consorzio pubblico che la gestisce – composto da Ministero dei Beni culturali, Regione Lombardia, Comune di Monza, Comune di Milano – ha deciso di affidarne la ristrutturazione e la gestione a un soggetto privato, da individuare attraverso un bando di gara indetto in data 17 marzo da Infrastrutture Lombarde, la S.p.A. che presiede alla valorizzazione, la gestione, l’alienazione e la manutenzione del patrimonio immobiliare di Regione Lombardia.
Questo bando di gara permetterà al privato che lo vincerà:
– Di poter utilizzare le ingenti risorse pubbliche da stanziarsi per un importo di 19 milioni di euro, a fronte di un impegno del vincitore di soli 5 milioni, al fine di ristrutturare il corpo centrale dell’edificio.
– Di predisporre il progetto esecutivo per la ristrutturazione della stessa, senza adeguate indicazioni da parte del Consorzio proprietario.
– Di gestire la Villa Reale per un periodo di ben 30 anni con un canone di affitto di soli 30.000 euro all’anno.
– Di lasciare la Villa Reale in uso al Consorzio pubblico proprietario per soli 36 giorni all’anno, mentre per tutto il resto dell’anno il privato gestirà il complesso di propria iniziativa.

Noi sottoscritti pensiamo che questo bando sia inaccettabile

– Perché cederà un monumento di enorme importanza storica e culturale, e le ingenti risorse pubbliche necessarie per ristrutturarlo, senza adeguate garanzie sul futuro del bene, sui suoi utilizzi e sulla sua fruibilità pubblica.
– Perché questo bando di gara porterà a una ristrutturazione – e non a un restauro conservativo – della Villa Reale, ristrutturazione rivolta principalmente alla sua valorizzazione economica e non al suo recupero come monumento storico, comportando eventualmente anche profonde modifiche strutturali.
– Perché questo bando di gara porterà a una gestione della Villa Reale con lo scopo principale di remunerare l’investimento del privato vincitore e non l’utilizzo del monumento come bene pubblico.
Pensiamo inoltre che le risorse necessarie al restauro possano essere reperite dagli enti proprietari componenti il Consorzio e a esso affidata la gestione senza un intervento privato il cui oggettivo interesse di trarre profitto dai propri investimenti confligge con le esigenze di tutela del patrimonio artistico nazionale garantite dall’art. 9 della Costituzione.
Pensiamo quindi che il bando di gara vada immediatamente ritirato, per individuare una soluzione adeguata, che permetta di restaurare la Villa Reale e di restituirla ai cittadini come museo di se stessa, polo didattico, sede di eventi espositivi di livello internazionale e di alta rappresentanza istituzionale.
Signor Presidente, nel poco tempo che ci separa da decisioni pregiudizievoli dell’integrità e della dignità di un bene tra i più preziosi dell’architettura e dell’arte nazionali, ci rivolgiamo a Lei con fiducia affinché sia fatto ogni sforzo per trovare soluzioni alternative a quella prospettata e la Villa Reale di Monza conservi intatto il proprio patrimonio di  ricchezze architettoniche, artistiche e culturali.

TRA GLI ADERENTI:

Natalia Aspesi
Stefano Benni
Giulio Cavalli
Luigi Ciotti
Lella Costa
Chiara Cremonesi
Enrico Deaglio
Elio De Capitani
Monica Frassoni
Don Andrea Gallo
Giovanna Melandri
Franco Oppini
Giuliano Pisapia
Corrado Stajano
Oliviero Toscani
Walter Veltroni
Nichi Vendola

VISITA IL SITO DELL’INIZIATIVA

Il Giorno di Lodi e la differenza tra un titolo e uno scarabocchio

Questa mattina apro le agenzie e leggo un titolo sull’edizione lodigiana de Il Giorno:
Il consigliere IDV Cavalli esulta “sarò ancora sotto scorta”
Non ho letto l’articolo e di sicuro non lo leggerò perché il mio stomaco si è arreso già sulle virgolette, caro direttore. Sappiamo bene come l’improbo lavoro del titolista stia in equilibrio tra l’esigenza di accendere l’acquolina in bocca e di inquadrare la notizia, eppure le posso assicurare che solo un imbecille “esulterebbe” per una questione che è riuscita addirittura a tenere eleganti i toni di tutte le parti politiche e che, ancora una volta, diventa banale e superficiale varcati i confini lodigiani. Tenendo conto del fatto che, non avendo nessun giornalista presente in Aula, vi sarete rifatti alle agenzie che hanno semplicemente riportato una comunicazione durante il Consiglio Regionale: quelle stesse agenzie di stampa che hanno suggerito titoli diversi in tutte le altre edizioni locali del vostro giornale.
La mia vicenda non è né un gioco né una battaglia di tifo. Avevo già avuto modo di dirvelo in occasione del vostro (inelegante) sondaggio in cui a colpi di mouse chiedevate “Cavalli, scorta si o scorta no?”.
Un titolo almeno mezza verità deve averla, caro direttore, altrimenti io “esulto” per la scorta, voi “scarabocchiate” un titolo e alla fine perdiamo tutti.

Ancora su Green Hill: altra risposta dell’assessore

In seguito all’interrogazione n.3047 del 18 gennaio 2011 proposta dal gruppo Italia dei Valori oggi, 21 febbraio 2011, l’assessore alla sanità Luciano Bresciani ha risposto in Commissione III.

Abbiamo contestato un contrasto normativo tra la legge regionale n.33/2009, testo unico in materia di sanità, e la legge nazionale n.2/2008, in particolare, il relativo regolamento regionale in materia di lotta al randagismo e alla tutela degli animali d’affezione. Inoltre, abbiamo chiesto alla Giunta di porre in atto tutti gli strumenti più idonei al fine di una chiusura definitiva di Green Hill.

L’assessore sostiene che Regione Lombardia non ha alcun potere di chiudere l’allevamento di Montichiari, poiché la competenza è del Ministero della salute. Inoltre, il contrasto normativo è solo apparente poiché la legge regionale e quella nazionale hanno due ambiti di applicazione differenti e la prima non si occupa degli animali d’allevamento, bensì solo di quelli d’affezione. Alla luce di questo chiarimento, Bresciani afferma che non è possibile eccepire un contrasto tra norme che, comunque, prediligerebbe l’applicazione della legge nazionale secondo la normale gerarchia delle fonti di diritto.

L’assessore sostiene, inoltre, di essere d’accordo con la possibilità di disciplinare normativamente l’allevamento di Green Hill ma di dover attendere il consenso del Ministero per non invadere competenze altrui.

Infine Bresciani sottolinea la differenza tra vivisezione e sperimentazione e dichiara che per le sperimentazioni neurologiche la prima pratica risulta necessaria, affermazione sulla quale mi permetto di dissentire.

Mi sembra, però, che anche la Giunta lombarda abbia manifestato la volontà di chiudere l’allevamento di Montichiari. Mi auguro che l’attesa delega da parte del Ministero della Salute possa pervenire il prima possibile e che l’assessore possa finalmente avere le competenze per controllare, ispezionare e serrare le porte di una macelleria che, per troppo tempo, ha ucciso e vivisezionato centinaia di cani.

Consiglio Regionale: sì bipartisan a mozione PDL per scorta Cavalli

ANSA- La scorta al consigliere regionale Idv e attore “anti-mafia” Giulio Cavalli deve essere garantita. Lo chiede l’aula lombarda che questo pomeriggio ha approvato all’unanimita’ una mozione del Pdl presentata dal consigliere Giorgio Puricelli e poi sottoscritta da altri gruppi, con la quale si invita il presidente del consiglio regionale Davide Boni “a sensibilizzare la Prefettura di Lodi attraverso il Ministero dell’Interno, affinche’ siano ulteriormente approfondite le condizioni inerenti alla sicurezza del consigliere”. “Un’iniziativa – ha spiegato Puricelli – che non e’ in alcun modo una critica nei confronti delle nostre forze dell’ordine e del Ministero, ma che vuole permettere al nostro collega di continuare la sua attivita’ politica in sicurezza. Il Consiglio regionale deve far vedere di essere a sostegno di chi si espone per la lotta alla mafia”. “Prendo questa mozione come un atto di cui non posso che essere grato – ha detto Cavalli – ma non e’ un’apertura di credito verso nessuno”. Il consigliere Idv ha poi sottolineato di “continuare a credere nelle istituzioni” ma di “non avere assolutamente fiducia nella figura del prefetto di Lodi”.


Mantenere le promesse: dopo la legge-legalità, il consumo di suolo

Mentre proseguono i lavori per vigilare l’attuazione della recente legge sull’educazione alla legalità licenziata dal Consiglio pochi giorni fa, tra i punti fondamentali affrontati durante la campagna elettorale c’è il progetto di legge (di iniziativa popolare) presentato da Legambiente Lombardia per normare il contenimento del consumo di suolo e la disciplina della compensazione ecologica preventiva. La legge si propone di limitare il consumo di suolo, riqualificare i suoli non edificati, dare primato alla formazione di natura e paesaggio, compensazione ecologica preventiva, promuovere un’urbanizzazione sostenibile e responsabile: obbiettivi che nella Regione regina della cementificazione sembrerebbero utopia.

Eppure c’è una buona notizia. Piccola ma che accende un lume e intanto pone la questione in termini politici. Elaborare una legge bipartisan che raccolga norme per il contenimento del suolo e fissi regole di mitigazione ambientale per le nuove attivita’ di edificazione è l’orizzonte di lavoro del gruppo tecnico nato all’interno della commissione Territorio e che si riunira’, per la prima volta, giovedi’ prossimo. Un comitato ristretto che ricalca le modalità di lavoro per la “legge-legalità” e che vede al proprio interno un rappresentante per ogni partito (e di cui, ovviamente, faccio parte anch’io) per velocizzare il percorso di analisi e di costruzione.

Un primo passo.

Per approfondire http://it.wikipedia.org/wiki/Consumo_di_suolo

Per dire no all’autostrada nel Parco agricolo Sud

Domani sarò alla manifestazione indetta da Legambiente contro l’ennesimo progetto di ingorgo irrisolto lombardo. Intanto è già pronta la nostra mozione:
NO ALLA NUOVA AUTOSTRADA NEL PARCO AGRICOLO SUD MILANO

 

 Martedì al Pirellone verrà presentato, con 5 mesi di ritardo, il progetto definitivo della tangenziale Est Esterna di Milano (TEM): 32 km di autostrada a tre corsie nel cuore del Parco Agricolo Sud Milano, a cui si aggiungono 40 km di nuove viabilità complementari. 

Una autostrada dai costi proibitivi – oltre 53 milioni a km, per un totale di 1700 milioni di euro – che, per essere pagati, avranno bisogno di un traffico di almeno 70.000 veicoli paganti al giorno. Un’autostrada che, dunque, dovrà generare nuovo traffico, con tutto quello che ne consegue in termini di emissioni, inquinamento, rumore, congestione da traffico sul resto della rete stradale, con costi e danni a carico di tutti i cittadini. 

Un’autostrada che, nonostante queste esorbitanti previsioni di traffico, deve implorare un aiutino dalle casse vuote dello Stato, perchè il piano finanziario ha un buco di 100 milioni di euro, che comporterà tagli alle poche misure di compensazione e mitigazione richieste dai comuni attraversati dall’opera. 

Un’autostrada che i comuni e le province direttamente interessate hanno dovuto subire, in cambio della promessa di contropartite per la mobilità pubblica dei pendolari che si troveranno bloccati nel traffico impazzito: promesse NON MANTENUTE, perchè non ci sono nè soldi, nè progetti, nè garanzie per realizzare il prolungamento Cologno-Vimercate della M2, nè per quello San Donato – Paullo della M3. 

Un’autostrada che NON E’ una alternativa alla tangenziale est attuale, che resterà imbottigliata come ora, perchè gli studi di traffico certificano che meno del 7% del traffico attuale della tangenziale est si sposterà sulla nuova tangenziale. 

Un’autostrada che dilanierà la campagna e colpirà a morte decine di aziende agricole che da secoli coltivano la fertilissima terra dell’est milanese. 

SONO TUTTI D’ACCORDO? NOI NO! 

CHIEDIAMO CHE LA LOMBARDIA SI DIA ALTRE PRIORITA’ PER LA MOBILITA’ DI PASSEGGERI E MERCI 

CHIEDIAMO AI SINDACI DELL’EST MILANESE DI DISDIRE L’ACCORDO TRUFFA, FIRMATO IN CAMBIO DI PROMESSE NON MANTENUTE 

CHIEDIAMO CHE LA LOMBARDIA INVESTA IN MOBILITA’ COLLETTIVA, NUOVI TRENI, PIU’ SERVIZI, PIU’ FERROVIE E METROPOLITANE 

FACCIAMOLO SAPERE ALL’ASSESSORE CATTANEO E ALL’AMMINISTRATORE DELEGATO DI TEM TERRAGNI: 

SE LE FACCIANO LORO LE INALAZIONI CON I TUBI DI SCARICO DEI TIR 

NOI DICIAMO DI NO ALL’INCUBO AUTOSTRADALE PER LA LOMBARDIA: 

DI SMOG E TRAFFICO CI BASTA QUELLO CHE ABBIAMO, NON NE VOGLIAMO DI PIU’! 

TROVIAMOCI MARTEDI’ MATTINA, 15 FEBBRAIO ALLE ORE 10.30 DAVANTI AL PALAZZO PIRELLI IN VIA FILZI, CON STRISCIONI E CARTELLI CONTRO LA TEM, PER IL PARCO SUD E PER LE METROPOLITANE 

Domani: Cavalli, Pisapia, Cremonesi, Garuti (e altri) su Milano e i giovani

Il 15 febbraio alle ore 21 alla Casa della Cultura in via Borgona 5 a Milano ci ritroviamo per porre delle domande (e ascoltare le risposte) su Milano e il suo rapporto con i giovani. Saremo in tanti, se volete vi aspettiamo.

I Giovani a Milano: che possibilità abbiamo? Che ruolo vogliamo giocarci?

…Servizi di studio e biblioteche inadeguate per una città come la nostra ed alla nostra domanda;

Mancanza totale di veri luoghi di svago e divertimento notturni e diurni;

Totale indifferenza alle nostre idee e proposte;

Costo esorbitante degli affitti e quindi impossibilità di “uscire di casa” presto, quando già vorremmo farlo;

Lobbies soffocanti in università e nel mondo del lavoro [C.L., Compagnia delle Opere, ecc.]

Trasporti pubblici insufficienti e molto limitanti specie la sera [no metropolitana, pochissimi autobus presenti ed attese infinite!]

..e tu cosa ne pensi? Come vivi la nostra, la tua Milano? Come la vorresti invece?

Vogliamo discuterne partendo dalle nostre dirette esperienze di ragazzi studenti, lavoratori, donne, uomini con le nostre esigenze spesso malsoddisfatte, tutti insieme martedì 15 febbraio alla Casa della Cultura [Via Borgogna, 5 – MM1 San Babila] insieme a personaggi importanti per la vita sociale e politica della città:

Giuliano PISAPIA, Giulio CAVALLI, Jole GARUTI, Pippo CIVATI e Chiara CREMONESI.

Il tutto sarà moderato da Luca RAGONE, ragazzo di 26 anni Consigliere di Zona a Milano.

Legge legalità: una promessa mantenuta. Nonostante tutto.

In campagna elettorale ci era capitato spesso di parlare dell’importanza di una legge che legittimasse il lavoro dei tanti che da anni nelle scuole portano i propri progetti di educazione alla legalità e alla Costituzione. Avevo promesso (e, soprattutto mi ero promesso) di portare avanti il progetto che nella scorsa Legislatura già Marco Cipriano aveva provato a trasformare in Legge. Per questo il PDL sull’educazione alla legalità è stato uno dei primi atti che ho depositato appena arrivato in Regione (praticamente in contemporanea con Chiara Cremonesi di SEL). Il lavoro in Commissione è stato (come sempre) un lavoro di mediazione che ha comunque mantenuto i punti cardine del progetto: la giornata del 21 marzo organizzata da Libera in ricordo delle vittime di mafia e l’importanza di seminare lo spirito di legalità partendo dalle scuole (come da anni associazioni sul territorio nazionale continuano a fare). Certo questo “annacquamento” tra bullismo e altro mi lascia un po’ perplesso, ma questo è il primo passo (obbligatorio) per costruire altro: oggi in un’Istituzione lombarda si riconosce il bisogno di combattere le mafie del territorio.

Dispiace un po’ come sia andata in Aula (l’Assessore La Russa ha proposto e poi ritirato un emendamento che chiedeva di estromettere dai progetti associazioni politicizzate e ha citato Libera come esempio di associazionismo di propaganda elettorale) e dispiace tutto questo superficiale e ignorante tran tran che sui giornali parla di legge – Bossi jr. I disegni di legge sono di IDV e SEL, tutti i partiti hanno lavorato per migliorarlo secondo i propri modi e Renzo Bossi è stato il relatore (scelto dalla maggioranza) che ha seguito il cammino della legge e l’ha portata in aula.

In parole povere è come complimentarsi con il cameriere per come ha cucinato bene il pollo, dimenticandosi del cuoco.

(la legge la trovate qui)

Novità sul Lambro e gli olii

Il vergognoso disastro ambientale che ha colpito qualche mese fa il fiume Lambro comincia a vedere galleggiare delle risposte. Ne abbiamo fatto una battaglia in Regione e oggi la Procura comincia a disegnare un quadro inquietante. Ecco l’articolo del Corriere di oggi:

MILANO – Non l’avvertimento della ‘ndrangheta, il sabotaggio della concorrenza, la vendetta di un dipendente. Ci sono due indagati nell’inchiesta sui veleni nel Lambro e nel Po, 2.600 tonnellate stimate di idrocarburi finite nella notte tra il 23 e il 24 febbraio scorso prima nell’affluente poi nel Grande Fiume. Un disastro ambientale, per giorni in mondovisione, causato da uno sversamento nella Lombarda Petroli, a Villasanta. Gli indagati sono Giuseppe e Rinaldo Tagliabue, 54 e 49 anni, gli stessi proprietari della società. I petrolieri. L’accusa: sottrazione all’accertamento o al pagamento dell’accisa sugli oli minerali. Ma attenzione: non è solo cosa di evasione. Partendo da qui si potrebbe chiudere il caso, con il reato di disastro ambientale. Senza dover andar lontano. Nel senso di luoghi e anche di persone.

AMMANCHI E INTERROGATORI – Da raffineria con 300 operai, la Lombarda Petroli si era trasformata in centro di stoccaggio con una decina di dipendenti. Eppure non c’era stato totale ridimensionamento. Continuavano a entrare enormi quantità tenute in deposito per conto terzi. Carburante, oli industriali. Le quantità, a detta degli accertamenti, non trovavano corrispondenza nei registri contabili e soprattutto nelle tasse versate. Si ipotizza che in quel febbraio controlli dell’Agenzia delle dogane avrebbero potuto comportare milioni di euro di multe e conseguenze penali. Le pm di Monza, Emma Gambardella e Donata Costa, condurranno altri interrogatori. I carabinieri di Monza e del Nucleo operativo ecologico hanno depositato i risultati di un intenso anno di indagini. Sarà la Procura a valutare ulteriori provvedimenti nei confronti dei Tagliabue. Secondo la ricostruzione, avrebbero favorito lo sversamento. Forse servendosi di qualche operaio. La fuoriuscita, se non provocata da un guasto, necessita di numerose manovre in sequenza. Difficile improvvisare.

GLI ONASSIS BRIANZOLI – Dopo un ricco passato (i Tagliabue sono chiamati «gli Onassis della Brianza»), l’azienda era in dismissione. Su buona parte dei terreni dovrebbe sorgere una zona residenziale costruita dal gruppo Addamiano. Scherzo dei nomi: la – costosa bonifica permettendo – nuova area si chiamerà Ecocity. Giuseppe Tagliabue era stato già indagato per aver violato la normativa Seveso che consente di stoccare un massimo di 2.500 tonnellate di materiale inquinante.

La marea nera era arrivata all’Adriatico. C’erano stati errori ed eccessive, a detta degli ambientalisti, rassicurazioni dalle istituzioni. Gli errori: ritardi nei soccorsi (sversamento alle 2.30, segnalazione alla sala operativa della Protezione civile regionale alle 10.25). Le rassicurazioni: il grosso delle tonnellate era stato recuperato, dunque i danni per l’ambiente erano stati contenuti. Vero o falso?

GOMORRA E PARLAMENTO – Renato Vismara, docente di Ingegneria sanitaria ambientale al Politecnico, aveva subito detto: «Dei veleni alcuni viaggiano in superficie e possono essere fermati; altri viaggiano sott’acqua e non c’è niente da fare». Quale quantità di idrocarburi è rimasta ancorata? Quale si è depositata sugli argini? In questi mesi i Tagliabue, difesi dall’avvocato Giuseppe Bana, si sono professati innocenti. Semmai, in questa storia, hanno detto di essere soltanto vittime. Qualcuno ha evocato una Gomorra nostrana, in un territorio, tra Milano e Monza, infestato di discariche abusive. Di questo chiederanno conto, stamane, i membri della Commissione parlamentare (presidente Gaetano Pecorella) sulle attività illecite nel ciclo dei rifiuti. In programma audizioni. A cominciare dalla Procura brianzola.

Federico Berni e Andrea Galli

08 febbraio 2011

http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/11_febbraio_8/lambro-onda-nera-due-indagati-lombarda-petroli-villasanta-181421369560.shtml

Ma io difendo il Popolo Viola

Oggi sono stato ad Arcore. Nonostante tutto. Nonostante il periodo veramente poco felice per qualsiasi cosa che abbia lontanamente la forma di un incontro pubblico. Sono stato ad Arcore perché come spesso mi succede nelle manifestazioni del Popolo Viola mi sento a casa, e se non a casa comunque molto comodo. Perché i Viola sono fondamentalmente la gente: chi più incazzato, chi meno, chi con grandi capacità oratorie e chi con la parolaccia in bocca per lo sdegno. Sono stato ad Arcore perché alle manifestazioni dei Viola i politici non parlano. Ascoltano. Come nei paesi civili in cui lo sdegno viene esercitato per diventare uno stimolo delle prossime azioni istituzionali (anche se poi si intrufola qualche futuro candidato con decenni di politica alle spalle che sfrutta il periodo di vuoto istituzionale…). Sono stato ad Arcore perché non c’erano prodotti di marketing editoriali: figli delle sigle presunte ribelli che rispondono alle stesse logiche di chi abbiamo contestato, con la differenza che perdono da decenni. Sono stato ad Arcore perché non c’erano divi: migliaia di disoccupati, studenti disillusi, gente non avvezza alla prostituzione (prostituzione da dietro o prostituzione intellettuale non importa). Sono stato ad Arcore dove si riconoscevano benissimo quei pochi che vorrebbero incanalare il dissenso nei binari della spettacolarizzazione come nelle peggiori famiglie berlusconiane. E ho visto la gente. Il popolo, si sarebbe chiamato qualche anno fa. Spettinato, sudato, incazzato e con un culto per l’informazione civile: quella obbligatoria secondo la Costituzione.
Poi ho visto un gruppetto diventare scheggia. Una scheggia che indipendentemente e autonomamente ha deciso di usare altri modi rispetto al tragico sorriso di chi racconta un Paese in cui puttanieri si sono sostituiti agli statisti. Ed ero sicuro che non solo i nemici ma anche (e soprattutto) i falsi amici più moderati avrebbero usato quel manipolo per raccontare una manifestazione “maleducata”.
C’è qualcuno che si ostina a pretendere una ribellione composta per non rompere gli equilibri come se il problema fosse una persona e non un modo. C’è qualcuno che crede di salire sui monti della nuova resistenza insieme a Fini e Casini imparando la parte del partigiano e aspettando solo qualche adolescente con una birra di troppo in corpo per gridare allo scandalo istituzionale.
Ho sempre temuto più le vestali icone della democrazia e gli amici falsi cortesi rispetto ad un nemico chiaro e dichiarato. Per questo sono stato ad Arcore e stasera più di ieri sono con quella gente in piazza. Che si chiami Popolo Viola o gente. L’importante è che sia lontana dalla prostituzione della bicamerale.