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Giulio Cavalli

Tutela: tanto per chiarire

Scrivo queste poche righe sulla notizia che sta circolando in rete per chiarire e raccontare: è vero che ho ricevuto informale comunicazione sulla scelta da parte dell’UCIS di Roma di revocare il mio servizio di tutela ma non credo, non voglio, e vi chiedo di non strumentalizzare o amplificare la notizia per rispetto per me e per la mia famiglia che ha già pagato troppo. Ho un grande rispetto per le istituzioni e per le molte persone che con me (e come me) sono in questa nostra grande battaglia, per questo credo che incagliarsi su questo particolare sia irrispettoso nei confronti dei molti che in prima linea rischiano quotidianamente la propria incolumità: penso ai testimoni di giustizia, ai magistrati, ai cronisti al fronte e a tutti gli uomini di parola (che mi onoro di avere tra i miei amici) e che ho visto troppo spesso dover elemosinare protezione per sé e per le loro famiglie. Sono seguito professionalmente e umanamente dalle forze dell’ordine che mi garantiscono di poter svolgere il mio lavoro e che sono certo non smetteranno di essere presenti insieme a chi ha preso questa decisione con grande senso di equilibrio e soprattutto responsabilità.

Questo a caldo, almeno per chiarire.

Noi ci saremo

Le due giornate di esecutivo nazionale a Tivoli sono state caratterizzate da un confronto serrato e aperto, a tratti anche molto duro e aspro, sulle problematiche sollevate in queste ultime settimane. Possiamo essere soddisfatti che alcune criticità da noi sollevate siano diventate un tema da cui ripartire con forza attraverso nuovi strumenti, rinnovate energie e con l’unione indispensabile per il raggiungimento dello stesso obiettivo. Il fatto che nessuno abbia smentito le proprie posizioni è un rassicurante segnale di maturità che disegna un partito sempre impegnato a valorizzare le varie sensibilità politiche esistenti in IDV. Vi è l´impegno di tutti per migliorare la selezione delle candidature anche attraverso l´individuazione di metodi che consentano la più ampia condivisione nella scelta dei candidati e della classe dirigente. Si é previsto il rafforzamento degli strumenti di democrazia partecipativa – come assemblee pubbliche e rete – e del ruolo di iscritti e militanti, nonché la ricerca di soluzioni che riducano i rischi legati al tesseramento. IDV vuole essere un partito unito, nelle diversità, alla ricerca di una sempre maggiore omogeneità politica e di una sintesi che possa consolidare nel Paese l´innovativo progetto di IDV che ha nella Costituzione Repubblicana il suo faro. Si vuole contribuire, dalla prima linea, alla costruzione di un´alternativa morale, sociale, culturale, economica e politica al berlusconismo. Noi ci saremo, con la nostra storia, i nostri ideali, le nostre lotte, le nostre passioni e il nostro rinnovato entusiasmo.

Giulio Cavalli, Luigi de Magistris, Sonia Alfano

Ecco la mozione sulla vicenda ASL Milano 1 nomina di Pietrogino Pezzano

MOZIONE

Ecco la mozione che ho presentato sulla vicenda Pezzano. La mia mozione è stata sottoscritta (oltre IDV) anche da UDC, Sel, Pensionati e PD. La discussione è fissata per la prossima seduta del Consiglio di martedì 18.

IL CONSIGLIO REGIONALE DELLA LOMBARDIA

PREMESSO CHE

con delibera n. 1095 del 23/12/2010 la Giunta Regionale ha provveduto a nominare Pietrogino Pezzano direttore dell’ASL Milano 1;

CONSIDERATO CHE

come risulta dalle cronache di stampa, il nome di Pezzano è comparso nelle carte della maxi inchiesta contro la ‘ndrangheta Infinito della Procura di Milano come soggetto nominato in alcune intercettazioni del boss della ‘ndragheta pavese Pino Neri ed inoltre risulta essere stato fotografato in compagnia dei boss della ‘ndrangheta Saverio Moscato e Candeloro Polimeno;

RILEVATO INOLTRE CHE

risultano esserci altre intercettazioni che confermano i contatti del Direttore Generale Pezzano con i malavitosi Candeloro Polimeni e Giuseppe Sgrò, fratello di Eduardo Sgrò arrestato ex art. 416 bis c.p.;

EVIDENZIATO CHE

alcune forze politiche del centrosinistra di Monza,  avevano scritto a Formigoni affinché disponesse la sua sospensione, da direttore generale della Asl di Monza e Brianza e nonostante ciò la Giunta Regionale, come evidenziato in premessa, ha recentemente promosso e nominato, Pietrogino Pezzano Direttore Generale dell’Asl Milano 1, tra le più grandi in Lombardia;

CONSIDERATO INOLTRE CHE

nel territorio afferente alla ASL Milano 1, in questi giorni, si sono svolte manifestazioni, raccolte di firme promosse da amministratori, forze politiche e cittadini che denunciano ciò che è stato evidenziato e richiedono la rimozione del nuovo direttore generale;

ATTESO CHE

il Consiglio Regionale della Lombardia e il Comitato ristretto della Commissione Consiliare II “Affari Istituzionali” si sono impegnati facendo fronte comune per contrastare fermamente qualsiasi tipo di infiltrazione della criminalità organizzata, soprattutto all’interno delle istituzioni e degli enti pubblici;

ATTESO INOLTRE CHE

la Presidenza del Consiglio ha più volte ribadito da un lato il ruolo di garanzia cui è chiamato il Consiglio Regionale e dall’altro la necessità che non vi siano ombre relativamente ai soggetti chiamati a dirigere enti di particolare importanza quali le Aziende sanitarie in Lombardia;

IMPEGNANO IL PRESIDENTE DELLA GIUNTA

DELLA REGIONE LOMBARDIA, ROBERTO FORMIGONI,

NONCHÉ LA GIUNTA REGIONALE LOMBARDA

  • Affinché, alla luce della situazione e dei fatti sopra descritti, provvedano alla revoca del provvedimento in base al quale il sig. Pietrogino Pezzano è stato nominato Direttore Generale della ASL Milano 1, anche in base a quanto previsto dalla delibera della Giunta Regionale n.304 del 21/07/2010, che prevede la possibilità di revoca dell’incarico di direttore generale in caso in cui si manifestino gravi incompatibilità e/o conflittualità tra le istituzioni locali e il direttore generale;
  • A rivedere le modalità e il metodo di scelta dei direttori di asl ed aziende ospedaliere secondo criteri di trasparenza e valorizzazione della qualità professionale anche tramite l’istituzione di un’autorità terza che valuti i profili professionali dei candidati iscritti agli albi;

Milano, 12 gennaio 2011

Una condanna per mafia a Lodi? Eccola

Ne avevamo parlato proprio qui in tempi non sospetti. Voci di corridoio di alcune testate locali dicevano che no, non poteva essere, che non se ne sapeva nulla e quindi era una notizia falsa. Poi è stata ripresa (mesi dopo) in grancassa ma è passata come una folata leggera. Si sa che in terra di garantismo defatigante e tranquillizzante finchè non arriva una condanna sono solo dicerie. E la condanna è arrivata:

11 gennaio 2011
Milano. Con intimidazioni e minacce avevano estorto circa 400 milioni di lire a un siciliano, residente a Lodi, che nel 1998 aveva vinto quasi 7 miliardi di vecchie lire al Superenalotto. Per i due, appartenenti a ‘famiglie’ mafiose di Cosa Nostra, sono arrivate le condanne a pene fino a 12 anni di reclusione, emesse dalla terza sezione penale del Tribunale di Milano. In particolare, Alessandro Emmanuello, fratello del boss Daniele, è stato condannato a 12 anni di carcere dal collegio presieduto dal giudice Piero Gamacchio. L’altro imputato, Francesco Verderame, invece è stato condannato a 10 anni. Per la stessa vicenda, lo scorso 8 giugno, era stato condannato con rito abbreviato a 10 anni di reclusione Carmelo Massimo Billizzi, mentre 1 anno e 2 mesi di carcere erano stati inflitti a Rosario Trubia e a Crocifisso Smorta, due pentiti che hanno collaborato alle indagini. Tutti e tre sono ritenuti vicini ai clan di Cosa Nostra e Stidda. La ‘vittima’ dell’estorsione, Salvatore Spampinato, nel ’98 aveva vinto al Superenalotto 7 miliardi di lire e subito dopo, stando alle indagini del pm della Dda di Milano Marcello Musso, aveva subito minacce mafiose da parte di alcuni ‘stiddari’, che avevano avuto la ‘soffiata’ sulla vincita da un suo stesso parente. La sua abitazione era stata incendiata e aveva ricevuto anche numerose telefonate anonime, nelle quali gli veniva chiesto di pagare il pizzo sulla vincita. Era poi intervenuta anche Cosa Nostra che, stando al racconto del pentito Trubia, era riuscita a farsi dare parte della vincita, 400 milioni di lire, spartita poi tra le due organizzazioni mafiose. Spampinato, che si è costituito parte civile, ha ottenuto un risarcimento a titolo di provvisionale.

Un solo obiettivo: rimuovere Pezzano dall’ASL di Milano

Ho voluto aspettare prima di scrivere (e agire) sulla nomina di Pietrogino Pezzano per diversi motivi: prima di tutto perché abbiamo studiato quale fosse la modalità migliore per un’azione “politica” che non si fermasse all’ovvia censura di fronte ad una nomina talmente scellerata da sembrare una sfida e poi perché ho osservato (per niente divertito) l’aria che tirava tra i garantisti al limite della collusione e gli imbarazzati sottovoce.

Innanzitutto è il caso di ricordare chi è Pietrogino Pezzano: classe 1947, è nato a Palizzi in provincia di Reggio Calabria e ha avuto un’irresistibile ascesa professionale che l’ha portato dall’ASL di Monza fino alla stanza dei bottoni dell’ASL di Milano, una delle più grandi d’Italia. Ma la biografia (non ufficiale) di Pezzano ce lo racconta anche come “uno che fa favori a tutti”, parole di Pino Neri, l’avvocato tributarista e massone che nelle carte processuali della maxi operazione antimafia di luglio scorso risulta essere il grande boss della ‘ndrangheta pavese. Dice Neri “E’ uno che si muove bene, con Abelli sono grandi amici, l’ho presentato io a Gino”.

Ma Pietrogino Pezzano è raccontato anche in altre carte: Eduardo Sgrò, arrestato per 416bis, parla al telefono con un ingegnere per un appalto di suo interesse nella struttura Asl. Poco dopo lo stesso Sgrò è al cellulare con malavitoso, Candeloro Polimeni, sempre per lo stesso affare. Sgrò “Ho da fare un sopralluogo per un appalto Asl, per gli uffici di Cesano, Desio e Carate, vorrei vederti”…Ingegnere  “Il bando dell’appalto ce l’ha?”…Sgò ”Chiamiamo insieme il Direttore Generale, che è amico mio, e ci fissiamo un appuntamento”. Poco dopo, Polimeni “Vedi di chiamare l’Asl stamattina”… Sgrò ”Ho già chiamato e preso appuntamento”. Trascorso un mese, si legge Polimeni al telefono con il Direttore Generale dell’ASL 3, Pietrogino Pezzano “Hai bisogno di me?”…Polimeni “Si, quando vuole”…Pezzano “Dove vengo?”. Secondo quanto si legge depositato agli atti, un paio d’ore dopo, in un bar, Candeloro Polimeni, Pietrogino Pezzano e Saverio Moscato si sono incontrati per discutere. Qualche giorno dopo Giuseppe Sgrò, fratello di Eduardo e anche lui arrestato, è al telefono con un altro dipendente Asl, responsabile della gestione patrimoniale “Alle quattro può passare da me?”… Sgrò “In osteria?”… Dipendente “Da me, è il Dottore che vi vuole parlare”. Sempre dagli atti, una settimana dopo Pietrogino Pezzano è nuovamente al telefono con Giuseppe Sgrò, parlando di un trasporto urgente di piante da mandare in Calabria. Pezzano “Vi ricordate vi dissi che dovevo mandare delle piante con urgenza? Se potete andiamo a trovare quello…” Sgrò “Si, quello che fa le spedizioni, quando volete dottore”…  Pezzano “Vengo io a Desio, ci vediamo lì, perché io domani parto e vi devo dire dove andare a prenderle”… Sgrò “certo certo, comunque fino a Melito arrivano tranquillamente”. Eppure le frequentazioni poco raccomandabili del Pezzano rientrano anche nell’album fotografico: è lui in persona che compare in alcune fotografie che lo ritraggono assieme a capibastone della Brianza come Saverio MoscatoCandeloro Polimeno.

Finita qui? no, Pietrogino Pezzano in tutto questo si è “meritato” anche una denuncia (si legge sui giornali) per corruzione dai carabinieri di Desio proprio per i lavori dell’amico Sgrò.

La nomina di Pietrogino Pezzano è uno schiaffo. Uno schiaffo dato a mano aperta sulla faccia della Lombardia: questa Lombardia che quando si parla di ‘ndrangheta, di sanità e di ruoli perde il valore del buon senso e dell’opportunità. Questa nomina è un’enorme occasione persa: lanciare un segnale che nei fatti racconti di una voglia terribile (e bella) di non creare occasioni d’ombra, di pretendere un clima respirabile e cristallino. Questa nomina mostra il fianco debole (pavido e forse interessato) della Regione che duella con teatranti, giornalisti e scrittori e poi si inginocchia a mani giunte davanti al Re.

Dov’è l’ansia antimafia della Lega contro le mafie? Dov’è il “cambio di passo” votato all’unanimità in Consiglio Regionale per sfoggiare una volontà oggi tradita nei fatti? Dov’è la virulenza con cui si è difesa “l’onorabilità” della Lombardia a suon di querele?

La “società civile”, i Comitati e le Associazione si sono già mosse (come troppo spesso succede, prima della politica). L’associazione Sos Racket e Usura ha preparato una raccolta firme con l’appoggio di decine di sindaci. Ora la politica è chiamata a fare il proprio lavoro (lasciando perdere le parole) votando sì o no sulla questione. Prendendo una posizione. Serviva una mozione, adesso è scritta e ora si vede chi è da una parte e chi dall’altra.

Le 4 giornate di Milano per la Costituzione

Il Popolo Viola di Milano ha una virtù da clonare: la quotidianità. Quotidianità intesa come perseveranza sui temi senza mai fermarsi allo stucchevole evento o cadere nella tentazione del tempo precox dell’intervista e del comunicato stampa. Sono stati (e lo sono) a Adro i custodi più presenti (più di tutti i partiti) contro il leghismo becero e strabordande del sindaco Oscar Danilo Lancini (a proposito, corre voce che comunque a forza di buffonate si sia già quasi meritato un posto in Parlamento…) e i simboli da rimuovere, condannati e mai rimossi sulla scuola cittadina; sono in ogni angolo a volantinare perché non si posi la povere sulla democrazia in decomposizione; sono i megafoni di chi spesso sui giornali non ha voce.

Ora decidono di “occupare” Milano per quattro giorni per parlare di legittimo impedimento, di Mirafiori, di immigrazione, diritto allo studio, libertà d’informazione, condizione femminile e non ultimo il tema della corruzione e della mafia . Se fate un salto (che vale la pena fare) ci vediamo lì.

QUI L’EVENTO FACEBOOK

La società civile a Milano, armata di Costituzione, vi invita a partecipare a

LE QUATTRO GIORNATE DI MILANO PER LA COSTITUZIONE

Con cui incoraggeremo i giudici della Consulta a firmare la palese incostituzionalità del legittimo impedimento

e gli operai della FIAT ad abrogare l’accordo separato di Mirafiori

MILANO PIAZZA SAN BABILA DAL 10 AL 13 GENNAIO DALLE 18 ALLE 22.

Abbiamo deciso di organizzare a partire da lunedì 10 gennaio 4 giornate consecutive di presidio in piazza San Babila dalle ore 18 alle 22 per sensibilizzare l’opinione pubblica sul fatto che siamo di fronte ad passaggio estremamente delicato e drammatico per la nostra democrazia ed i principi della costituzione.

All’interno delle 4 giornate di presidio oltre ai temi della giustizia e del lavoro, troveranno spazio anche i seguenti temi : immigrazione, diritto allo studio, libertà d’informazione, condizione femminile e non ultimo il tema della corruzione e della mafia .

Per ora hanno confermato la loro adesione (in ordine alfabetico):


Adesso Basta!

Agende rosse

Circolo milanese di Libertà e Giustizia

Giovani Democratici Milanesi

Liberiamo Milano

Partito dei CARC

Popolo viola Milano

Qui Milano libera

Sinitah

Vittorio Agnoletto

Salvatore Borsellino

Sen. Giuliana Carlino

Giulio Cavalli

Loris Mazzetti

Carlo Monguzzi

Luciano Muhlbauer

Giuseppe Natale

Moni Ovadia

Diego Parassole

Ines Quartieri

Basilio Rizzo


referenti P.V.M

Rosita Macri’ : 3339125080

Giuseppe Cassata : 3383140093

Portiamoci l’esecutivo nazionale a casa: idee, progetti, proposte

Come forse saprete il 14 e il 15 gennaio si terrà il prossimo esecutivo nazionale di Italia dei Valori. Un esecutivo che (a detta di tutti) sarà un passaggio importante per tanti motivi: la crisi di Governo che Berlusconi vuole nascondere sotto il tappeto, le basi per la coalizione di centro sinistra che si propone come alternativa (che, personalmente, mi auguro tanto più lontano possibile dal profumo di niente di questo terzo polo che sottovoce affascina un po’ tutti con il vecchio trucco di sostituire le etichette per scavalcare la scadenza) e, inevitabilmente, le proposte per la crescita e gli strumenti interni del partito.
Insomma, questa benedetta questione morale che più di qualcuno ha vissuto con la maturità dei litigiosi alle riunioni di condominio ma che comprende i temi (politici) della credibilità, della garanzia di partecipazione, dei metodi di selezione di dirigenti ed eletti e le ricette per il vaccino contro un’emorragia di deputati che è scritta nei numeri (carta canta, direbbe qualcuno): a inizio legislatura i nostri deputati erano 29 e oggi 22, il 24% è un tema politico?
Stiamo stendendo le nostre proposte per una due giorni che può diventare la sintesi reale e costruttiva di metodi idee (lasciando perdere pistole fumanti in giro…). Lo stiamo facendo insieme ai tanti iscritti e simpatizzanti che ci propongono le loro soluzioni nell’ottica piena del mio ruolo di “delegato a disposizione”. Stiamo parlando del “periodo di verifica” proposto da Di Pietro per chi arriva da altri partiti, stiamo parlando di metodi di controllo dell’attività effettiva degli iscritti al di là dei congressi, stiamo parlando di primarie di collegio per le candidature, stiamo parlando di luoghi di discussione aperti a tutti e tanto altro. Per questo vi chiedo per qualsiasi idea di scrivermi (in mail o qui sotto). Nei giorni precedenti pubblicherò le proposte che porteremo al esecutivo e i riscontri ricevuti.
Trovando il modo, magari, di aggiornarvi anche in diretta.
Buona epifania.

Le coincidenze contro Clementina Forleo

Oggi è andata a fuoco la masseria di Clementina Forleo. Dalle prime notizie si apprende che le ipotesi investigative tendono ad un attentato ai danni dell’inquilino della masseria. Certo, può essere. Come è certo che Clementina Forleo ha avuto il demerito (che sarebbe un’eccellenza intellettuale nei paesi normali) di avere indagato non solo in un’unica direzione calpestando piedi sia a destra che a sinistra. Destra e sinistra che visti dalle carte della Forleo sembrano così terribilmente sorelle per modalità e per interessi. Eppure quello che più di tutto continua a lasciarmi più di un dubbio è il ciclo di “coincidenze” che sono capitate al giudice negli ultimi tempi: fatti che letti con gli occhi del buon padre di famiglia dovrebbero assicurare almeno protezione. Protezione e bucare il silenzio.

La petizione in suo favore con la cronologia delle “coincidenze”:

Noi sottoscrittori chiediamo – con la presente petizione – che la Commissione, ai sensi dell’art. 202 (Titolo VIII) del Regolamento del Parlamento europeo, interpelli le Autorità italiane competenti, affinché chiariscano le motivazioni poste a fondamento del provvedimento di revoca della tutela su auto non protetta, disposto nei confronti della Dott.ssa Clementina Forleo (cittadina italiana e Magistrato presso l’ufficio G.I.P. del Tribunale di Cremona).

PREMESSO CHE:

– nel 2005 la Dott.ssa Clementina Forleo (G.I.P. presso il Tribunale di Milano) si è occupata del noto processo Unipol – BNL e Antonveneta – Popolare di Lodi, che vedeva coinvolti personalità di rilievo appartenenti al mondo politico-finanziario italiano (Ricucci, Coppola, Fiorani, Consorte, Latorre, Fassino, D’Alema, Comincioli, Cicu, Grillo e l’ex governatore della banca d’Italia Fazio);

– è proprio a seguito di tale indagine che la Dott.ssa Clementina Forleo ha iniziato a ricevere le prime minacce e intimidazioni (telefonate mute e danneggiamenti plurimi alle proprietà di famiglia) che, in un crescendo, sono sfociate in una lettera anonima che preannunciava il decesso dei suoi genitori. Evento che si è poi concretizzato in uno strano incidente stradale avvenuto sulla provinciale Francavilla-Sava;

– è sempre a seguito di tale procedimento che la Dott.ssa Clementina Forleo è destinataria di a) inquietanti missive che profetizzano la sua morte e quella di suo marito b) un proiettile calibro 38 recapitato presso il suo ufficio di Milano;

– il 1° aprile del 2009 alla Dott.ssa Clementina Forleo – a seguito di determinazione dell’Ufficio Centrale Interforze per la Sicurezza Personale – viene revocata la tutela su auto non protetta;

– secondo le Autorità competenti, non sussistono più i presupposti affinché alla Dott.ssa Clementina Forleo venga mantenuta tale forma di tutela;

– il 3 dicembre dello stesso anno la Dott.ssa Clementina Forleo, di ritorno dal Tribunale di Cremona (ora sede in cui svolge la funzione di G.I.P.), coinvolta in un incidente automobilistico sull’Autosole tra Casalpusterlengo e Lodi, si salva grazie all’airbag e riporta fratture allo zigomo e al setto nasale. Della dinamica del sinistro (è ignota l’identità del conducente dell’autovettura che – a causa del cambio improvviso di corsia – ha costretto la Dott.ssa Clementina Forleo ad una brusca sterzata, con conseguente impatto contro la barriera posta al centro della carreggiata) e degli accertamenti sull’autovettura del magistrato se ne occupa la Polizia stradale di Lodi;

– la stessa Dott.ssa Clementina Forleo, subito dopo il sinistro, ha dichiarato che:“le minacce e le oramai troppe vicende strane capitate sono la prova che devo essere tutelata, e invece lo Stato protegge gente che non corre alcun pericolo…ho paura. Sono viva per miracolo, adesso spero che qualcuno si muova e mi riassegni quella scorta che mi è stata tolta…”;

– il 1° gennaio del 2010 – ad appena un mese dal sinistro – la Prefettura di Milano revoca alla Dott.ssa Clementina Forleo la misura della vigilanza generica radiocollegata, trascurando che la città di Milano è il luogo in cui la stessa continua a risiedere;

– sempre nel gennaio del 2010 la Prefettura di Cremona mantiene, a favore della Dott.ssa Clementina Forleo, la sola misura della vigilanza generica radiocollegata nella provincia di Cremona, luogo in cui la stessa svolge la funzione di G.I.P.;

– nel settembre del 2010 la Dott.ssa Clementina Forleo chiede la sospensione e il successivo annullamento, in sede di giudizio di merito, dei provvedimenti con cui la Prefettura di Milano e la Prefettura di Cremona hanno dichiarato l’insussistenza dei presupposti per la riassegnazione alla stessa della tutela su auto non protetta;

– successivamente il Tar adito ha riconosciuto l’illegittimità del provvedimento con cui le autorità prefettizie hanno negato alla Dott.ssa Clementina Forleo l’accesso agli atti, ossia la conoscenza dell’iter procedimentale che aveva portato alle loro decisioni;

– attualmente la Dott.ssa Clementina Forleo è destinataria della sola misura della vigilanza generica radiocollegata nella provincia di Cremona e nella provincia di Brindisi.

***

Senza scendere nei particolari e nelle ipotesi – oggetto di valutazione delle Autorità competenti – da tale breve excursus emerge chiaramente che la Dott.ssa Clementina Forleo subisce, con sistematica regolarità, minacce dirette e indirette correlate all’attività che svolge.

Subito dopo la revoca della tutela su auto non protetta alla Dott.ssa Clementina Forleo, parte dell’opinione pubblica, profondamente indignata per l’accaduto, ha inoltrato molteplici appelli alle istituzioni italiane e a diversi politici nazionali senza però avere risposta o giustificazione alcuna.

La normativa nazionale in materia di “presupposti per l’adozione di misure di protezione e vigilanza”, con riferimento ai criteri che devono essere considerati ai fini dell’assegnazione di un’adeguata misura di tutela, prevede che devono essere tenuti in considerazione “ […] gli incarichi rivestiti anche in passato dal soggetto da tutelare e la visibilità acquisita”.

Elementi, questi, che non sembrano essere stati oggetto di debita valutazione da parte delle Autorità nazionali competenti, nel momento in cui hanno disposto la revoca della tutela su auto non protetta alla Dott.ssa Clementina Forleo.

Alla luce anche del peculiare sinistro stradale emerge chiaramente come le Autorità nazionali competenti hanno sottovalutato (e continuano a sottovalutare) la situazione di costante pericolo in cui versa la Dott.ssa Clementina Forleo.

Come si può giustificare la revoca della tutela alla Dott.ssa Clementina Forleo, rispetto ai livelli di protezione (vigilanza generica radiocollegata e la più pregnante tutela su auto non protetta) che, allo stato dell’arte, vengono garantiti a politici e a colleghi della stessa che non vivono in una situazione di costante pericolo?

Le Istituzioni italiane stanno dimostrando che non rientra tra le loro priorità l’incolumità della Dott.ssa Clementina Forleo, magistrato che svolge con serietà e professionalità il suo lavoro.

***

È sulla base dei fatti e delle considerazioni sopra enunciate che ribadiamo la necessità che la Commissione interpelli le Autorità italiane competenti, affinchè chiariscano le motivazioni poste a fondamento del provvedimento di revoca della tutela su auto non protetta, disposto nei confronti della Dott.ssa Clementina Forleo.

Segue elenco dei firmatari:

NOME COGNOME NUMERO DOCUMENTO C.I. FIRMA

Si prega di scrivere in stampatello. Per quanto riguarda il trattamento dei dati personali, il Parlamento europeo tratta tali dati secondo le condizioni previste dal regolamento (CE) n. 45/2001 e garantisce i diritti ivi riconosciuti. Si prega, dopo aver apposto la firma olografa, di scannerizzarla e inviarla al seguente indirizzo e-mail: jvdith0@gmail.com 

16 gennaio: NOMI COGNOMI E INFAMI a Poggio Mirteto (RI)

INTITOLAZIONE DELLA BIBLIOTECA COMUNALE DI POGGIO MIRTETO A PEPPINO IMPASTATO

Patrocinato da:
Sistema Bibliotecario della Bassa Sabina – Biblioteca Comunale Giuseppe Impastato di Poggio Mirteto
Comune di Poggio Mirteto (Assessorato alla Cultura, Assessorato alle Politiche Scolastiche)
Regione Lazio (Assessorato alla Cultura, Arte e Sport)
Provincia di Rieti (Assessorato alle Politiche Giovanili)

Direzione artistica e organizzativa:
Teatro delle Condizioni Avverse – Officina Culturale della Bassa Sabina

Realizzato grazie alla collaborazione di ARTEr.i.e. (Rassegna di Ipotesi Espressive)
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PROGRAMMA DELLE INIZIATIVE
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SABATO 15 GENNAIO 2011
h 17.00
– Biblioteca Comunale e Sala Farnese di Poggio Mirteto, piazza Mario Dottori
> Convegno sulla lotta alla mafia: la figura di Peppino Impastato.
Intervengono:
Giovanni Impastato (fratello di Peppino Impastato)
Umberto Santino (Centro siciliano di documentazione Peppino Impastato)
Fabio Refrigeri (Sindaco di Poggio Mirteto)
Cosmo Bianchini (Segretario Generale del SILP CGIL Lazio, Sindacato Italiano Lavoratori di Polizia)
Moderatore: Andrea Maurizi (Teatro delle Condizioni Avverse)

> Presentazione del libro “Resistere a Mafiopoli. La storia di mio fratello Peppino Impastato.”
Di Giovanni Impastato e Franco Vassia, Stampa Alternativa
> Presentazione del libro “Storia del movimento antimafia”
Di Umberto Santino, Editori Riuniti University Press

h 19.00
– Biblioteca Comunale e Sala Farnese di Poggio Mirteto
Inaugurazione della targa e presentazione in biblioteca della prossima apertura della sezione dedicata alla lotta alla mafia e alla legalità.
Intervengono:
Fabio Refrigeri (Sindaco di Poggio Mirteto)
Laura Daniela Tusa (Bibliotecaria)

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DOMENICA 16 GENNAIO
h 17.00 – Biblioteca Comunale e Sala Farnese di Poggio Mirteto
> Convegno sulla presenza della mafia nel centro e nord Italia.
Incontro con Giulio Cavalli: Quando ridere di mafia è una ribellione incontrollabile.
Intervengono:
Cosmo Bianchini (Segretario Generale del SILP CGIL Lazio, Sindacato Italiano Lavoratori di Polizia)
Giulio Cavalli (Attore e autore del libro “Nomi, cognomi e infami”)
Antonio Turri (Associazione Libera Lazio)
Fabio Refrigeri (Sindaco di Poggio Mirteto)
Moderatore:
Andrea Maurizi (Teatro delle Condizioni Avverse)
> Presentazione del libro “Nomi cognomi e infami”
Di Giulio Cavalli, Edizioni Ambiente, 2010.

h 21.00 – Sala Farnese
> Spettacolo “Nomi, Cognomi e infami”
di e con Giulio Cavalli

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SABATO 22 GENNAIO
h 17.00 – Biblioteca Comunale e Sala Farnese di Poggio Mirteto
> Proiezione del documentario “Biùtiful cauntri”
Di Esmeralda Calabria, Andrea D’Ambrosio e Peppe Ruggiero.

h 18.30 – Biblioteca Comunale e Sala Farnese di Poggio Mirteto, piazza Mario Dottori
> Convegno sul tema dell'”emergenza rifiuti” e dell’inquinamento, e in particolare sui problemi delle innumerevoli discariche abusive e dell’ecomafia.
Intervengono:
Andrea D’Ambrosio (Autore del documentario)
Sandro Mancini (Legambiente Bassa Sabina)
Enrico Fontana (Legambiente)
Moderatore:
Andrea Maurizi (Teatro delle Condizioni Avverse)

h 21.00 – Sala Farnese
> Spettacolo: “Confessioni di un mostro”
Con Vincenzo Occhionero, regia patafisica Vania Castelfranchi.
Liberamente ispirato dal libro di Saverio Lodato “Ho ucciso Giovanni Falcone”

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SABATO 29 GENNAIO
h 21.00 – Biblioteca Comunale e Sala Farnese di Poggio Mirteto, piazza Mario Dottori
> Presentazione del libro “La colata. Il partito del cemento che sta cancellando l’Italia e il suo futuro”
Di Garibaldi, Massari, Preve, Salvaggiulo, Sansa. Chiarelettere, 2010.
Intervengono:
Andrea Garibaldi (co-autore del libro)
Paolo Campanelli (Associazione Sabina Futura)
Relatore
Guido Accascina (Ingegnere)

h 22.00 – Sala Farnese
> Studio dello spettacolo “Come te posso amà. Dietrologie, speculazioni e mafie dell’umbilicus italiae”
Teatro delle Condizioni Avverse, con Andrea Maurizi e Valentina Piazza.
Musiche eseguite dal vivo dai “Grazie Mario”.

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SABATO 5 FEBBRAIO
h 21.00 – Sala Farnese
> Spettacolo: E.R.O. Camillo Berneri
Teatro Zerobeat di Quingentole (Mantova)

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DAL 15 GENNAIO AL 5 FEBBRAIO
Negli orari di apertura della Biblioteca Comunale – Sala Farnese
> Mostra fotografica “Peppino Impastato: ricordare per continuare”
A cura del Centro siciliano di documentazione Peppino Impastato

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INGRESSO GRATUITO

Info: 328.1125107 – 0765.680564
info@condizioniavverse.org – www.condizioniavverse.org
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ATTIVITA’ CON LE SCUOLE

SABATO 15 GENNAIO 2011
Dalle ore 9.00
– Sala Farnese di Poggio Mirteto (RI), piazza Mario Dottori
Incontri con le scuole superiori del Polo Didattico di Poggio Mirteto sul tema della lotta alla mafia.
Intervengono:
Giovanni Impastato (fratello di Giuseppe Impastato)
Umberto Santino (Centro siciliano di documentazione Peppino Impastato)
Cosmo Bianchini (Segretario Generale del SILP CGIL Lazio, Sindacato Italiano Lavoratori di Polizia)
Fabio Refrigeri (Sindaco di Poggio Mirteto)
Moderatore:
Andrea Maurizi (Teatro delle Condizioni Avverse)

Date e orari da concordare con le scuole
– Polo didattico di Poggio Mirteto (RI), via G. Felici
> Proiezione del film “I cento passi”
di Marco Tullio Giordana
Incontri con i ragazzi delle scuole superiori per raccontare loro la storia e

L’aborto dal Vangelo secondo Formigoni

Quasi 33 anni fa in Italia veniva approvata la legge sull’interruzione volontaria di gravidanza, la legge n.194 del 22 maggio 1978. Non fu semplice giungere ad affermare il diritto di scelta della donna in stato di gravidanza. Ci furono referendum, raccolta di firme e manifestazioni. Mentre alcuni parlavano di omicidio, immoralità e offesa alle leggi naturali, altri affermavano con forza i principi di scelta, libertà e laicità dello Stato.

Ho sempre pensato che quella legge dovesse considerarsi come una grande conquista civile, indipendentemente dalle scelte personali di ognuno. Invece ancora una volta il presidente Formigoni mi ha sorpreso, ovviamente in negativo. Con una delibera del 22 gennaio 2008 la Regione Lombardia ha dettato nuove linee guida in materia di interruzione volontaria della gravidanza e oggi, 3 gennaio 2011, il Tar le ha dichiarate illegittime.

Eppure l’emerito Presidente non si scoraggia e parla di “deriva abortista nell’interpretazione delle leggi”, espressione che, del resto, rispecchia il rispetto tipico del Pdl nei confronti delle decisioni della magistratura.

Il Tar ha dichiarato illegittime le linee guida di Formigoni perché “sarebbe del tutto illogico permettere che una materia tanto sensibile possa essere disciplinata differentemente sul territorio nazionale, lasciando che siano le Regioni a individuare, ciascuna per il proprio territorio, le condizioni per l’accesso alle tecniche abortive”. Inoltre, il Tribunale amministrativo della Lombardia boccia il limite perentorio, che la delibera introduceva ex novo e fissava a 22 settimane e tre giorni, oltre al quale, anche in caso di grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna, non sarebbe stato possibile in Lombardia procedere all’interruzione volontaria di gravidanza; un’indicazione che contravveniva “alla chiara decisione del legislatore nazionale di non interferire in un giudizio volutamente riservato agli operatori” per “non imbrigliare in una disposizione legislativa parametri che possono variare a seconda delle condizioni sempre diverse”, e “soprattutto del livello raggiunto delle acquisizioni scientifiche e sperimentali in dato momento storico”.

Aldilà dell’impossibilità giuridica di modificare a livello regionale la l.194/1978, già affermata dalla sentenza predetta, mi preme soffermarmi sull’inopportunità politica e morale di compiere una tale operazione.

Innanzitutto, affermare che vi è una deriva abortista addirittura nell’interpretazione stessa delle leggi è una tecnica subdola di mistificazione della realtà. I giudici amministrativi hanno interpretato ed applicato la legge e affermazioni come quella di Formigoni cercano solo di destabilizzare, ancora una volta, l’indipendenza e l’autorevolezza dell’istituzione giudiziaria. Sarebbe preferibile che il Presidente della Regione Lombardia mostrasse maggior rispetto e considerazione nei confronti di una sentenza emessa in nome del popolo italiano.

Quello che, però, personalmente mi preoccupa di più è il fatto che anziché cercare di migliorare ed applicare correttamente la legge del 1978, si stia cercando di limitare la sua reale efficacia e, a volte, addirittura di eliminarla. La l.194, ripeto, è stata un’importante conquista delle donne e dell’intero popolo italiano e non può essere messa, dopo tutti questi anni, nuovamente in discussione per motivazioni elettorali e/o esigenze che derivano da Comunione e Liberazione e non da un’effettiva esigenza della società.

Politicamente ritengo sbagliato e scorretto arroccarsi il diritto di incidere su una scelta così delicata attraverso una normativa regionale, che non sia in armonia con quella nazionale. Anzi, ritengo che sia addirittura criminale pensare di poter costituire zone in cui sia più o meno facile ricorrere all’interruzione di gravidanza, creando così una sorta di federalismo incidente sulla libertà di scelta personale.

Ho parlato anche di un’inopportunità morale. Ebbene esiste una morale laica, che consiste proprio nel rispetto delle scelte altrui. L’aborto non è una via di fuga e per ogni donna rappresenta un momento di difficoltà. Caro Formigoni, non ti puoi ergere a paladino della vita del nascituro calpestando diritti conquistati dopo anni di lotte e impegno, né tantomeno umiliando le molte donne che con dolore e sofferenza decidono di ricorrere all’interruzione di gravidanza.

Ogni volta mi sembra di dover parlare dell’ovvio, di diritti e di rispetto e, ogni volta, purtroppo, politici come Formigoni mi ricordano che tutto questo deve essere continuamente affermato e ricordato, prima che proprio il popolo della libertà in accordo con una fazione cattolica minoritaria come CL ci tolgano la libertà e la dignità.