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Giulio Cavalli

Perché tutti vogliono vedere cadere tutti. Per sentirsi migliori.

«In un paese come l’Italia niente sembra possibile. Si spera che tutti siano arrestati, che tutti cadano in scandali, dal flop dell’industriale al sindaco passando per l’attore, per potersi dire: non sono io incapace, è che chiunque ha un posto di valore è una schifezza, io non sono una schifezza quindi non lavorerò mai. Io sono nato in una terra dove agire, cercare di emergere, è visto con diffidenza. Dove fare è sospetto mentre non fare è sinonimo di onestà. La fama ti mette addosso un mirino. Perché tutti vogliono vedere cadere tutti. Per sentirsi migliori».

(Roberto Saviano, intervistato da Francesco Costa)

Cosa stiamo facendo, cosa potete fare con noi.

berlusconi-dellutriDunque è fine agosto e devo dire che fine agosto mi ha sempre lasciato un fondo di voglia di tornare per rimettersi al lavoro. Poi riprendo le mie cose giusto il tempo per accorgermi che in fondo non le ho mai lasciate muovendomi in questa estate tra i convegni, gli spettacoli e la scrittura. La scrittura, appunto: potrebbe essere una dolcissima maledizione se non fosse che stiamo tutti incastrati sotto un tetto così incerto. Tornano tutti, mi dicono. Ma tornano dove?

Quando scelgo di scrivere e preparare un nuovo spettacolo mi assale il dubbio che non sia abbastanza importante; non che debba essere importante lo spettacolo, per carità, ma almeno vorrei che fosse abbastanza urgente il tema trattato poiché l’occasione di immergersi nella costruzione finita di un progetto per intero ti capita in un anno più o meno per una sola volta per questione di tempi, di energie e di produzioni. E’ un’idea che mi manda in affanno: sprecare un anno dedicandosi a qualcosa che è morto perché non parla più a nessuno. Per questo dedicarsi a Marcello Dell’Utri, Vittorio Mangano e l’imprenditore milanese che completa il terzetto per la prossima stagione è una scelta lungamente ponderata soprattutto dopo esserci dedicati alla conclamata innocenza di Giulio negli scorsi anni.

Cosa stiamo facendo? Stiamo scrivendo e preparando L’amico degli eroi che è uno spettacolo, un libro e anche una scelta eticamente diversa nel percorso di produzione: abbiamo deciso di non avere finanziatori pubblici ma di affidarci al nostro pubblico e ai nostri lettori. Ognuno di voi può contribuire su questa pagina preacquistando il libro e gli ingressi allo spettacolo permettendoci così di raccogliere quanto serve per andare in stampa ed in scena. Perché abbiamo deciso di seguire questa strada l’ho scritto qui e qui, se avete voglia di rileggerlo.

Le regole sono semplici.

La pagina del progetto la trovate cliccando qui. Si possono fare donazioni da 25 € in su e ogni donazione dà il diritto ad alcune cose:

  • LIBRO, Nome e cognome tra i ringraziamenti a fine libro e a fine spettacolo e ricevete una copia cartacea del libro. 25,00 €
  • LIBRO E INGRESSO SPETTACOLO, Nome e cognome tra i ringraziamenti a fine libro e a fine spettacolo e ricevete una copia cartacea del libro e un ingresso omaggio per uno spettacolo su Milano o su Roma entro 12 mesi dal debutto. 50,00 €
  • 2 LIBRI E 2 INGRESSI SPETTACOLO, Nome e cognome tra i ringraziamenti a fine libro e a fine spettacolo e ricevete due copie cartacee del libro e due ingressi omaggio per uno spettacolo su Milano o su Roma entro 12 mesi dal debutto. 100,00 €
  • 5 LIBRI E 2 INGRESSI SPETTACOLO PER LA “PRIMA”, Nome e cognome tra i ringraziamenti a fine libro e a fine spettacolo e ricevete cinque copie cartacee del libro e due ingressi omaggio per il debutto riservato ai comproduttori e alla stampa in luogo da decidersi (in base alle residenze dei sottoscrittori). 200,00 €
  • 5 LIBRI E PRESENTAZIONE CON LA PRESENZA DI GIULIO CAVALLI, Nome e cognome tra i ringraziamenti a fine libro e a fine spettacolo e ricevete cinque copie cartacee del libro e organizzazione di una presentazione del libro in luogo a vostra scelta. 500,00 €
  • 1 REPLICA DELLO SPETTACOLO “L’AMICO DEGLI EROI”, 1 replica dello spettacolo (esclusi i costi di location e eventuale attrezzatura tecnica). Per info paola.vicari@bottegadeimestieriteatrali.it 2500,00 €

Poi ci sono novità sul mio romanzo “Mio padre in una scatola di scarpe”: nei primi mesi del prossimo anno sarà in uscita. E io con lui. E mi auguro anche voi.

Buon lavoro a tutti.

Tutto vero (tranne il bacio)

063842178-8ae3e1dd-8585-4f61-b65a-43bcac03dc2fPer trent’anni è stato uno dei segreti meglio conservati della mafia siciliana, adesso è il padrino più autorevole dell’organizzazione a svelarlo per la prima volta. Racconta Salvatore Riina: “Balduccio Di Maggio dice che mi ha accompagnato lui e mi sono baciato con Andreotti. Pa… pa… pa”. Il capo di Cosa scuote le mani mentre passeggia sorridente nel cortile del carcere milanese di Opera, come a far capire: tutte palle. Non ci fu alcun bacio, sostiene. Poi, cambia tono di voce e sussurra la sua verità: “Però con la scorta mi sono incontrato con lui”. Lui, il sette volte presidente del Consiglio finito sotto processo per associazione mafiosa, ma poi assolto dall’accusa di aver incontrato Riina nel 1987: gli unici due incontri accertati dai giudici fra Giulio Andreotti e un altro capomafia, Stefano Bontate, risalgono al periodo 1979-1980, troppo in là nel tempo, e la prescrizione ha salvato l’imputato eccellente deceduto il 6 maggio 2013.

Ad ascoltare Riina, c’è il fedele compagno d’ora d’aria, il boss della Sacra Corona Unita Alberto Lorusso: la telecamera della Dia che sta intercettando su ordine dei pm di Palermo lo riprende attentissimo a non perdere una sola parola dei racconti del vecchio padrino…

(fonte)

Gommapane CL

I MINISTRI del governo Renzi vengono accolti al meeting di Rimini da calorosi applausi, così come i ministri di tutti i precedenti governi, nessuno escluso. È probabile che solo un dicastero nazista, o una delegazione dell’Is che porta in dono le teste mozze del nemico, sarebbero accolti, a Rimini, con qualche cautela, o addirittura con aperta diffidenza. Poiché questa cordialità indistinta verso qualunque tipo di potere, e di potente, è oggetto di legittimo sarcasmo ormai da qualche anno, non ripeteremo anche nel 2014 la solita solfa sulla misteriosissima natura di quel movimento, adattabile come la gommapane a qualunque pertugio o angolino che odori di governo.

(Michele Serra, L’amaca del 27/08/2014)

L’allarme di Chomsky

Chomsky“Le democrazie europee sono al collasso totale indipendentemente dal colore politico dei governi che si succedono al potere perché sono decise da banchieri e dirigenti non eletti che stanno seduti a Bruxelles. Questa rotta porta alla distruzione delle democrazie e le conseguenze sono le dittature.”

“Secondo uno studio della Oxfam, l’Ong umanitaria britannica, 85 persone nel mondo hanno la ricchezza posseduta da 3,5 miliardi di individui. Questo era l’obiettivo del neoliberismo.”

“Ciò che conta oggi è la quantità di ricchezza riversata nelle tasche dei banchieri per arricchirli. Quello che capita alla gente normale ha valore zero. Questo è accaduto anche negli Stati Uniti ma non in modo così spettacolare come in Europa. Il 70% della popolazione non ha nessun modo di incidere sulle politiche adottate dalle amministrazioni.

(Noam Chomsky, citazioni tratte dagli interventi al Festival delle Scienze all’Auditorium Parco della Musica di Roma)

Fuori dai salotti

Ma sulle copertine. Il metodo Renzi trasforma il consenso in una nuova accattivante confezione e i cittadini sono le merendine.

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Lombardo e (ancora!) il sistema Ciancio

CATANIA – Sono state depositate le motivazioni della sentenza di condanna a sei anni e otto mesi di reclusione all’ex presidente della Regione Siciliana e leader del Mpa, Raffaele Lombardo per concorso esterno all’associazione. La sentenza -spiega l’Ansa- è stata emessa, il 19 febbraio del 2014, dal Gup di Catania Marina Rizza a conclusione del processo che è stato celebrato col rito abbreviato dopo che il Gip Luigi Barone ne aveva disposto l’imputazione coatta a fronte della richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura. Il procedimento era nato da uno stralcio dell’inchiesta Iblis avviato su indagini dei carabinieri del Ros su rapporti tra mafia, imprenditori, politici e amministratori. Le motivazioni sono contenute in 325 pagine firmate dal Giudice per l’udienza preliminare Marina Rizza, che le ha depositate lo scorso 18 agosto.

Raffaele Lombardo ha “sollecitato, direttamente o indirettamente, i vertici di Cosa nostra a reperire voti per lui e per il partito per cui militava (le regionali in Sicilia del 2001 e nel 2008 e le provinciali a Enna nel 2003) ingenerando nei medesimi il convincimento sulla sua disponibilità a assecondare la consorteria mafiosa nel controllo di concessioni, autorizzazioni, appalti e servizi pubblici”. Lo scrive il Gup di Catania Marina Rizza nelle motivazioni della sentenza del 19 febbraio con la quale, a conclusione di un processo col rito abbreviato condizionato, ha condannato l’ex presidente della Regione Siciliana a 6 anni e 8 mesi di reclusione per concorso esterno all’associazione mafiosa. Secondo il giudice, l’ex governatore avrebbe “determinato e rafforzato il proposito dei capi e dei partecipi della medesima associazione di acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o il controllo di attività economiche, concessioni, autorizzazioni, appalti e servizi pubblici” e di “ostacolare l’esercizio del diritto di voto e di procurare voti per sé e per altri”.

Per il Gup Rizza appare “provato” che Raffaele Lombardo abbia “contribuito sistematicamente e consapevolmente“, anche mediante “le relazioni derivanti dalla sua pregressa militanza in più partiti politici”, alle “attività e al raggiungimento degli scopi criminali dell’associazione mafiosa” per “il controllo di appalti e servizi pubblici”. Il Gup ritiene che l’ex presidente della Regione con “la promessa di attivarsi in favore dell’associazione mafiosa nell’adozione di scelte politiche e amministrative abbia intenzionalmente ingenerato, mantenuto e rafforzato il diffuso convincimento sulla sua completa disponibilità alle esigenze della consorteria”.

IL SISTEMA CIANCIO – Per il gup Rizza -svela l’Agi- ‘modus operandi’, sarebbe stato sempre lo stesso: “Acquistavano terreni agricoli nella prospettiva di ottenerne la variazione di destinazione urbanistica, e poi realizzare elevati guadagni con la plusvalenza della proprieta’”. Il Giudice cita l’esempio di quattro casi: il piano di costruzione di alloggi per militari Usa di contrada Xirumi, mai venuto alla luce, e tre centri commerciali, uno solo dei quali e’ stato effettivamente realizzato. Parlando di questa ‘tecnica’, il Gup cita il caso dell’editore catanese Mario Ciancio Sanfilippo, indagato per concorso esterno all’associazione mafiosa in un altro procedimento, del quale la Procura ha chiesto per due volte l’archiviazione. Il fascicolo non e’ stato ancora definito. Nella sentenza, il Gup Rizza dispone il rinvio alla Procura di alcuni dei atti che l’ufficio del Pm aveva allegato al processo Lombardo. Secondo il Gup il progetto di due affari trattati anche dall’editore Ciancio “annoverava tra i soci un soggetto vicino a Cosa nostra palermitana”. “Il modus operandi e la presenza di elementi vicini alla mafia -scrive il Gup- fanno ritenere con un elevato coefficiente di probabilita’ che lo stesso Ciancio fosse soggetto assai vicino al detto sodalizio”. L’editore, “attraverso i contatti con Cosa nostra di Palermo -secondo la sentenza- avrebbe quindi apportato un contributo concreto, effettivo e duraturo alla ‘famiglia’ catanese. Per questo -spiega il giudice- appare necessario la trasmissione degli atti al Pm per la valutazione di competenza sull’imprenditore”. 

LA REPLICA DI CIANCIO- L’editore Mario Ciancio ha replicato attraverso Lasiciliaweb. “Le valutazioni del Gup che ha condannato il Presidente Lombardo affrontano temi e argomenti concernenti la mia persona già noti da tempo al Procuratore della Repubblica di Catania” dichiara l’editore Mario Cianco Sanfilippo attraverso i suoi legali.

“Sorprende la gravità di una valutazione in ordine alla posizione di una persona estranea al processo e che non ha potuto certamente interloquire con il giudice per fornire dati e notizie che avrebbero determinato una valutazione di diverso tenore. Sarebbe stato fornito infatti ampio materiale documentale da cui rilevare il possesso dei miei terreni da oltre quarant’anni, circostanza che confligge con l’ipotesi di acquisti effettuati per lucrare lauti guadagni in combutta con ambienti mafiosi”.

“Non intendo subire, però, alcuna condanna senza giudizio e sono indignato per essere stato indicato come persona vicina ad ambienti mafiosi. Ho dato mandato ai miei avvocati di affrontare immediatamente i temi sollevati dal Gup con l’unico interlocutore possibile, il Procuratore della Repubblica di Catania il quale certamente non ha bisogno di un giudice che gli dica cosa fare e al quale intendo affidare la mia persona, la mia famiglia e il futuro delle mie aziende”.

(fonte)

Cinque leggi laiche

QWUSYFSvjYNmNFD-556x313-noPadDa varare subito perché la laicità dello Stato è una delle fondamenta per la democrazia.

– riconoscimento delle unioni civili, sia etero che omosessuali

– riduzione dei tempi necessari per la separazione e per il divorzio

– sostituzione della normativa fascista sui “culti ammessi” con una legge sulla libertà di coscienza

– riconoscimento delle direttive anticipate di fine vita

– introduzione di meccanismi che garantiscano la piena applicazione della legge 194, e in particolare assicurino premura e tempestività nei confronti di chi chiede un’interruzione di gravidanza

Per alcuni di questi temi sono state già formulate proposte di legge e/o si sono svolte votazioni parziali. Riteniamo tuttavia indispensabile che si intervenga su tutti. Il nostro auspicio è che questa legislatura sia ricordata per la svolta laica impressa al diritto.

La petizione è qui. I politici sono avvisati.

Alle donne di Cosa Nostra mancano i soldi

Sta succedendo qualcosa (di buono) a Palermo dove i numerosi arresti recenti di uomini di Cosa Nostra hanno portato l’organizzazione al limite del crac finanziario spingendo le mogli degli arrestati a lamentarsi per il mancato pagamento di contributi mensili che la mafia assicura alle famiglie dei propri componenti. Ed è una buona notizia perché più di tutto la mafia teme l’essere intaccata nella credibilità e questo suo recente non riuscire “ad onorare gli impegni” potrebbe trasformarsi in un segnale importante. Perché quando le mafie non saranno nemmeno convenienti allora, solo allora, potremo parlare di un futuro ottimista.