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Lassini finalmente rinviato a giudizio?

Lo scenario era quello di un premier in carica che andava ai processi in cui è imputato con il codazzo dei fan plaudenti e lui stesso che insultava i pm pur di fare campagna elettorale.
La conseguenza fu che il candidato del Pdl Roberto Lassini, autore dei manifesti, anche se dopo molte esitazioni ed incertezze, fu sconfessato e messo da parte nella corsa per il consiglio comunale milanese. A quel punto toccò alla procura muoversi. Non era passato un mese che a Roma, al ministero della Giustizia, arrivò il plico con cui Ferdinando Pomarici, Armando Spataro e Grazia Pradella chiedevano al Guardasigilli l’autorizzazione a procedere per vilipendio dell’ordine giudiziario, articolo 290 del docile penale, che prevede appunto un via libera specifico del ministro. Indagati Lassini medesimo e Giacomo Di Capua, ex responsabile della segreteria del sottosegretario e coordinatore del Pdl lombardo Mario Mantovani.
Com’era prevedibile, l’ok non arriva. Se ne va Angelino Alfano e arriva Nitto Palma, un magistrato, ex pm a Roma e alla procura nazionale antimafia, ma non succede nulla. A novembre i pm sollecitano l’autorizzazione. Ma sempre nulla si muove. Adesso finalmente, giusto a chiudere l’anno, ecco il sì pieno del ministro della Giustizia Paola Severino. I magistrati potranno andare avanti e chiedere il rinvio a giudizio per chi ebbe una così sordida idea. Lo racconta Liana Milella.

Il discorso di fine anno

Mi dispiace, ma io non voglio fare l’Imperatore: non è il mio mestiere; non voglio governare né conquistare nessuno. Vorrei aiutare tutti, se possibile: ebrei, ariani, uomini neri e bianchi. Tutti noi esseri umani dovremmo aiutarci sempre, dovremmo godere soltanto della felicità del prossimo, non odiarci e disprezzarci l’un l’altro. In questo mondo c’è posto per tutti. La natura è ricca, è sufficiente per tutti noi; la vita può essere felice e magnifica, ma noi lo abbiamo dimenticato. L’avidità ha avvelenato i nostri cuori, ha precipitato il mondo nell’odio, ci ha condotti a passo d’oca fra le cose più abbiette. Abbiamo i mezzi per spaziare, ma ci siamo chiusi in noi stessi. La macchina dell’abbondanza ci ha dato povertà; la scienza ci ha trasformato in cinici; l’avidità ci ha resi duri e cattivi; pensiamo troppo e sentiamo poco. Più che macchinari, ci serve umanità; più che abilità, ci serve bontà e gentilezza. Senza queste qualità la vita è violenza e tutto è perduto. L’aviazione e la radio hanno riavvicinato le genti; la natura stessa di queste invenzioni reclama la bontà nell’uomo, reclama la fratellanza universale, l’unione dell’umanità. Perfino ora la mia voce raggiunge milioni di persone nel mondo, milioni di uomini, donne e bambini disperati, vittime di un sistema che impone agli uomini di torturare e imprigionare gente innocente. A coloro che mi odono, io dico: non disperate! L’avidità che ci comanda è solamente un male passeggero, l’amarezza di uomini che temono le vie del progresso umano. L’odio degli uomini scompare insieme ai dittatori e il potere che hanno tolto al popolo ritornerà al popolo e, qualsiasi mezzo usino, la libertà non può essere soppressa. Soldati! Non cedete a dei bruti, uomini che vi disprezzano e vi sfruttano, che vi dicono come vivere, cosa fare, cosa dire, cosa pensare, che vi irreggimentano, vi condizionano, vi trattano come bestie. Non vi consegnate a questa gente senza un’anima, uomini macchina, con macchine al posto del cervello e del cuore. Voi non siete macchine, voi non siete bestie: siete uomini!

Voi avete l’amore dell’umanità nel cuore, voi non odiate, coloro che odiano sono quelli che non hanno l’amore altrui. Soldati! Non difendete la schiavitù, ma la libertà! Ricordate nel Vangelo di S. Luca è scritto: “Il Regno di Dio è nel cuore dell’uomo“. Non di un solo uomo o di un gruppo di uomini, ma di tutti gli uomini. Voi! Voi, il popolo, avete la forza di creare le macchine, la forza di creare la felicità. Voi, il popolo, avete la forza di fare che la vita sia bella e libera; di fare di questa vita una splendida avventura. Quindi, in nome della democrazia, usiamo questa forza. Uniamoci tutti! Combattiamo per un mondo nuovo che sia migliore! Che dia a tutti gli uomini lavoro; ai giovani un futuro; ai vecchi la sicurezza. Promettendovi queste cose dei bruti sono andati al potere, mentivano! Non hanno mantenuto quelle promesse, e mai lo faranno! I dittatori forse sono liberi perché rendono schiavo il popolo. Allora combattiamo per mantenere quelle promesse! Combattiamo per liberare il mondo, eliminando confini e barriere; eliminando l’avidità, l’odio e l’intolleranza. Combattiamo per un mondo ragionevole. Un mondo in cui la scienza e il progresso diano a tutti gli uomini il benessere. Soldati, nel nome della democrazia, siate tutti uniti!

Hannah, puoi sentirmi? Dovunque tu sia, abbi fiducia. Guarda in alto, Hannah! Le nuvole si diradano: comincia a splendere il Sole. Prima o poi usciremo dall’oscurità, verso la luce e vivremo in un mondo nuovo. Un mondo più buono in cui gli uomini si solleveranno al di sopra della loro avidità, del loro odio, della loro brutalità. Guarda in alto, Hannah! L’animo umano troverà le sue ali, e finalmente comincerà a volare, a volare sull’arcobaleno verso la luce della speranza, verso il futuro. Il glorioso futuro che appartiene a te, a me, a tutti noi. Guarda in alto Hannah, lassù. (Il grande dittatore (The Great Dictator) 1940)

Il dovere di occupare il 2012

“Intendo per passione la capacità di resistenza e di rivolta; l’intransigenza nel rifiuto del fariseismo comunque mascherato; la volontà di azione e di dedizione,  il coraggio di sognare in grande; la coscienza del dovere che abbiamo, come uomini, di cambiare il mondo in meglio, senza accontentarci dei mediocri cambiamenti di scena che lasciano tutto come era prima: il coraggio di dire di no quando è necessario, anche se dire di sì è più comodo, anche se per questo bisogna pagare un prezzo” (Gianni Rodari)

Per augurarci un buon 2012.

Partigiani contro la crisi

Se l’Ue diventerà un punto di riferimento politico, scientifico, culturale, per i “nuovi partigiani” di questo secolo avrà ancora un ruolo da svolgere nel mondo. Soprattutto se saprà dimostrare che si può “vivere meglio con meno”, se saprà mantenere alta la qualità della vita ed i diritti sociali . In breve, se sapremo utilizzare la crisi per modificare profondamente questo modello di accumulazione capitalistica, disarmare la finanza e fare emergere i nuovi bisogni sociali e ambientali. Lo scrive (bene) Tonino Perna.

Contro le “dimissioni in bianco”

Chi ha paura di una legge contro le dimissioni in bianco? Evidentemente, parecchi. Si chiamano così quelle lettere di dimissioni che vengono imposte alle donne al momento dell’assunzione per potersene sbarazzare caso mai rimanessero incinte. La procedura ovviamente è illegale, ma esiste. Nel 2007 (prima firmataria Marisa Nicchi dell’allora Sinistra Democratica) fu approvata una legge che imponeva alle aziende di utilizzare per le dimissioni un modulo numerato e a scadenza. Nel 2008 il primo decreto del governo Berlusconi sullo sviluppo la abrogò. Ora un ampio arco di forze che va dai sindacati alle Acli sta lavorando per farla riapprovare. Prima, si pensava di doversi imbarcare nella presentazione di una legge popolare, poi la nomina al Welfare di Elsa Fornero ha riacceso le speranze. Alla ministra è stata inviata una lettera aperta: farà qualcosa? Noi intanto (nel nostro piccolo) presentiamo una mozione. Voi fate passare parola.

Cosa rappresenta Muccioli (che non vogliamo) in Lombardia

Lo descrive bene il pezzo di ieri scritto da Cecco Bellosi, Riccardo De Facci (Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza): la vicenda dell’incarico di Andrea Muccioli (e mi viene da sorridere pensando a quando io e Chiara abbiamo mandato il comunicato alle agenzie e quasi tutti ci dicevano che era un’invenzione, una voce di corridoio…) è il sintomo del modo formigoniano di intendere la sanità (o forse sarebbe meglio “le aziende delle sanità”) dove le consulenze (di questi tempi, poi) e le regalìe sono all’ordine del giorno per riuscire a tenere in piedi una struttura basata più su rapporti amicali e di capicorrente piuttosto che di reale meritocrazia e professionalità. Ma il no urlato in faccia a Muccioli (perché non siamo stati solo noi pericolosi comunisti ma sono stati soprattutto gli operatori del settore che hanno manifestato tutto il proprio disgusto per una nomina che risulta offensiva soprattutto per le eccellenze del territorio) e il fronte di rifiuto davanti a Formigoni dimostrano che il “sistema” Formigoni comincia a scricchiolare. L’azione di corrosione è simile a quella descritta in maniera efficace da Naomi Klein in “Shock Economy”: la distribuzione dei fondi a cascata porta infatti con sé la mancanza di ascolto, la cristallizzazione dei bisogni, i favori agli amici. In questa luce, lo scambio non puramente lessicale di don Verzé delle favelas con le fazendas o la nomina di Andrea Muccioli come consulente non sono incidenti di percorso, ma il sintomo di un potere in fase di crisi se non di implosione, scrivono giustamente Bellosi e De Facci. Il Celeste Governatore sa bene che per tenere in piedi la propria ideologia neoliberale e corporativista ha bisogno di una continua disponibilità di occasioni e posizioni per sfamare il sistema a cascata e (in tempi di crisi soprattutto) non può fingere di volere tornare alla sussidiarietà e meritocrazia con scelte sempre personali e sempre calate dall’alto. Santa Rita, San Raffaele e tutte le notizie che escono su Don Verzè stanno abbattendo i suoi servitori servili e Formigoni non ha abbastanza denaro e posizioni per comprarsene di nuovi.

Per questo l’occasione è importante e significativa. Oggi in molti hanno voglia (e bisogno) di credere in un altro modello. E per questo non possiamo più permetterci di accettare chi finge di opporsi alla nomina di Muccioli solo per il tempo di avere una nomina in contropartita o quelli che contestano il modello di Formigoni ma lo adotterebbero (e lo adottano in alcune amministrazioni comunali) volentieri semplicemente sostituendo gli attuali anelli di catena con i propri.

Il 2012 sarà un anno molto più interessante di quello che si potrebbe immaginare.

Marcegaglia e le minacce di Natale

Ha detto ai dipendenti che decideranno di stare con la Fiom e si opporranno al salario di ingresso (cioè allo stipendio previsto per i nuovi assunti che – se venisse applicato- sarebbe inferiore rispetto a quello dei lavoratori in organico per parità di mansione) non ci saranno più assunzioni negli stabilimenti del gruppo. Ha detto anche che consiglia di stare con gli altri sindacati che hanno già dichiarato essere disponibili a sottoscrivere il salario di ingresso. Il presidente e fondatore del gruppo Marcegaglia ha trovato davvero un bel modo per augurare buon Natale ai dipendenti. Si è dimenticato pmaerò di dire che le assunzioni non ci saranno più non certo per colpa del salario di ingresso ma per la difficile situazione in cui si trovano molti stabilimenti del gruppo. Auguri in salsa Marcegaglia.

Piscicelli: come atterra la iena ridens

Vito Piscicelli è l’uomo che rise del terremoto in Abruzzo. Con il cognato Pierfrancesco Gagliardi esultava per i grandi affari che si aprivano sulle macerie che non avevano ancora smesso di franare. Lui ha anche avuto la faccia di bronzo di negare nonostante gli audio registrati che hanno fatto il giro della rete. Poi ha tentato il suicidio (più per le commesse perse che per la vergogna) e si è salvato con una lavanda gastrica che però non è riuscita a lavare l’unto e lo schifo agli aquilani, evidentemente. Il giorno di Santo Stefano è atterrato con il suo elicottero in spiaggia (troppo vento, dice lui) e ha pranzato al ristorante lì vicino. Quousque tandem abutere, Piscicelli, patientia nostra? 

Presidente Monti, per favore, li faccia stare zitti

pubblicato su IL FATTO QUOTIDIANO

Non ho amato dal primo minuto l’aura francescana che si è voluto costruire intorno al governo Monti: questo dovere di gratitudine per presunti esperti che si sono dovuti scomodare per salvarci mentre erano indaffarati in altri importantissimi affari. Non mi è piaciuta l’idea dell’economia unica cura all’economia come cicuta senza alternativa e ancora meno mi piace l’aggettivo “tecnico” che sta a dire che non spetta ai cittadini giudicare.

Con la manovra la montagna ha partorito il topolino e il governo che in molti temono troppo vicino alle banche si è smutandato ben prima davanti ai tassisti, alla Chiesa e all’equità in fase di prelievo ma mai in fase di ridistribuzione. Ma questa è una mia opinione e leggo con molto interesse il dibattito di chi la pensa diversamente (esclusi quelli che agitano lo spettro del fallimento evitato e della “responsabilità nazionale”, perché in nome della “responsabilità nazionale” la sempre viva bicamerale sotterranea ha affossato questo Paese).

Una cosa però non sopporto: le interviste inconcludenti, spocchiose e sceme di alcuni Ministri ad alcuni (presunti) quotidiani come quella del Ministro Clini rilasciata a Libero. Ci raccontano della loro adolescenza, delle loro amicizie e del loro passato politico come se potesse essere interessante sapere delle vecchie correnti del Psi o delle discoteche notturne con De Michelis. Aprono l’album dei ricordi e viene un conato per l’immersione per niente tecnica nel peggio della Prima Repubblicae i “professori” risultano carneadi del politichese da Prima Repubblica. Politici con nomea di tecniciper lontana sparizione dal quadro politico: nuovi perché ci sono sempre stati ma non li aveva notati nessuno.

Quando esprimono opinioni, invece, smentiscono i risultati dei referendum (dall’alto della caratura tecnica, evidentemente) invocando il ritorno al nucleare o altre scemenze della stessa stregua. Nell’Italia dissanguata dal porcellum i nominati per eccellenza del governo Monti dimenticano di avere il compito di amministrare la crisi e non ispirare il gossip e ammaestrare la stampa.

Per favore Presidente Monti, li faccia lavorare e li faccia stare zitti. Per sobrietà, almeno.