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Stefania Parmeggiani per Robinson su Nuovissimo testamento

Cos’è accaduto a DF, quella terra così simile a Lampedusa, dove i morti arrivavano dal mare, un corpo dopo l’altro, tutti uguali, senza nome e senza storia? Cos’è accaduto dopo che i morti sono diventati un’onda e poi un’altra ancora e DF si è trasformata in uno Stato con regole grottesche, ripiegata su se stessa, isolata dal resto del mondo? Giulio Cavalli riprende il filo di Carnaio, il suo precedente visionario romanzo, per raccontarci il futuro di DF. Nuovissimo Testamento è un viaggio in un mondo in cui l’empatia è stata bandita, le emozioni cancellate grazie a un vaccino inoculato alla nascita e dove ogni cosa viene minuziosamente regolamentata per raggiungere la perfezione, vale a dire la rotondità emotiva, quella che caratterizza i cittadini modello, uomini e donne che non si arrabbiano, non protestano, non amano, non si disperano, non vivono. Un mondo in cui ogni cosa è decisa dal governo: i colori dei vestiti, la forma delle case, le colazioni, i pranzi, le cene, il numero di calorie, le relazioni di amicizia e la composizione delle famiglie, un mondo dove le mogli vengono assegnate e rimesse in circolazione ogni cinque anni, dove i bambini vengono sottratti alla nascita e allevati in istituti che sorvegliano le loro reazioni e le correggono al fine di renderli rotondi emotivamente. Un mondo dove le emozioni vanno represse anche eliminando gli stimoli esterni, vale a dire tutto ciò che le può risvegliare. Eppure, nonostante il control- lo ossessivo del governo, a DF esistono cose pericolose che continuano a circolare, contrabbandate sul mercato nero da un gruppo clandestino: musica, cioccolata, vino… e libri.

Cavalli scrive una distopia partendo dalla fragilità del presente — già oggi l’empatia scarseggia — e la enfatizza fino ai limiti del grottesco. Ma del resto la distopia non è quel mondo dove ogni cosa va nel peggiore dei modi possibili? Candidato allo Strega con la definizione di romanzo bio-politico Nuovissimo Testamento trascina il lettore in un universo che molto deve a chi lo ha preceduto, ma che spinge a riflettere sull’importanza delle emozioni, che spesso reprimiamo, e sulla potenza sovversiva dell’arte, che troppe volte trascuriamo.

Tecnici dappertutto, perfino da asporto

Per capire quale sia la china che ha preso spedito il governo Draghi conviene mettere in fila un paio di cose… Come la scelta di affidare un incarico alla società di consulenza McKinsey per il Recovery Plan

Poiché sono in molti a fingere di non vedere e di non capire quale sia la china che ha preso spedito il governo Draghi allora conviene mettere in fila un paio di cose, impegnarsi ostinatamente nel controbattere ai minimizzatori o auto finti distratti che in queste ore sono tutti impegnati nel convincerci che tutto vada bene e che tutto sia normale perché basta annusare l’aria che c’è fuori per farsi un’idea sul progetto che c’è dietro.

Mario Draghi continua a rimanere sotto vuoto silenzioso nel suo caveau, mentre qui fuori si accavallano le predizioni sulla terza ondata in cui sembra di essere già finiti dentro. Che i Dpcm fossero uno strumento simbolo di “dittatura sanitaria” e che di Dpcm siamo ancora qui a dilagare ne abbiamo già scritto qualche giorno fa ma che qui tutte le regioni (se non addirittura taluni comuni) stiano andando per conto loro sembra sotto gli occhi di tutti. I vaccini continuano a mancare e anche le vaccinazioni faticano. Insomma: ci siamo liberati delle inutili primule, abbiamo tutte le mattine una bella adunata con tromba militare ma la “guerra” alla pandemia continua a sciogliersi nei rivoli di esperti dappertutto, è cambiato solo il mesto silenzio del governo.

In questi giorni si discute parecchio della scelta da parte di Draghi (l’ha scelto lui? Chi l’ha scelto? Come? Perché?) di affidare un incarico alla società di consulenza McKinsey, per aiutare il ministero dell’Economia nella fase di stesura del Recovery Plan. Destrorsi e turboliberisti ci sgridano perché ritengono questa polemica una cosa “da cialtroni”. Curioso che siano gli stessi che criticarono Conte per la sua intenzione di affidare i 209 miliardi del Recovery Plan a un gruppo di manager pescati dalle società controllate dal Tesoro. Curioso anche ricordare che un senatore toscano disse che c’era da fare cadere un governo che voleva decidere con gli esperti e ora rimane zitto zitto. Volendo vedere è anche piuttosto curioso che il governo dei competenti e dei super tecnici abbia bisogno di altri tecnici da asporto.

Pensare che il ministero delle Finanze ha anche un eccellente centro studi (a proposito di meritocrazia) e volendo ben vedere di competenze è anche pieno il centro studi di Banca d’Italia. Ma niente. Ieri Fabrizio Barca ha ricordato la sua esperienza personale: «Quando entrai nel ’98 al Tesoro – ha dichiarato in un’intervista al Fatto – insieme a tante persone di valore, provammo a liberarci di questa sudditanza strategica a consulenze di terzi, rafforzando l’amministrazione pubblica con contributi esterni, e quando necessario selezionando con cura consulenze specialistiche».

Quelli si difendono dicendo che si tratta di una consulenza praticamente gratis, solo 25mila euro e che questo dovrebbe bastare per tenerci tranquilli: peccato che il tema vero sia a quali informazioni avrà accesso la società di consulenza. Dicono: state tranquilli, è quasi gratis ma quando un servizio è gratis il prodotto sei tu, ormai l’abbiamo imparato tutti. L’ha scritto benissimo Stefano Feltri: «Nel fare consulenza a un governo, McKinsey può influenzare il contesto di regole che rendono possibile o vietano quel nuovo business, e quindi creare o meno le opportunità che poi potrà aiutare clienti aziendali a sfruttare». Non dovrebbe essere difficile per tutti questi grandi esperti di mercato, no?

A proposito di aria che si annusa: c’è un comunicato di Confindustria a proposito dello sciopero dei portuali di Genova che in un Paese normale avrebbe provocato dei brividi. «Si ricordino che una giornata di lavoro oggi costituisce un privilegio», ha scritto l’associazione degli imprenditori. Un comunicato stampa che sembra una testa di maiale lasciata appesa alla porta di casa. Il partito che avrebbe potuto alzare la voce per ora è senza dirigenza però ha dei ragazzini in tenda che si fanno fare delle foto bellissime per i loro profili social.

Tutto bene?

Buon lunedì.

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Fa uccidere l’ex moglie e usa la figlia come alibi: l’orrore del femminicidio di Ilenia Fabbri a Faenza

Contiene tutti i caratteri che ci sono in tanti ex mariti assassini e per questo la storia di Ilenia Fabbri, l’ennesimo femminicidio avvenuto a Faenza lo scorso 6 febbraio, va raccontata. Ieri le forze dell’ordine hanno arrestato Claudio Nanni, 53 anni, ex marito di Ilenia ritenuto mandante dell’omicidio e Perluigi Barbieri, 51 anni, un picchiatore conosciuto lì in zona, un professionista di spedizioni punitive e di vigliaccheria che è già stato condannato per atti di violenza contro un disabile.

Negli atti del gip c’è il solito uomo che ritiene sua moglie, anche se ex, una proprietà privata che non ha nessun diritto di sopravvivere alla fine di un rapporto e che deve essere annientata per espiare la sua colpa di essere libera: Nanni dal 2017 aveva continuato a minacciare e aggredire l’ex moglie, era preoccupato per una causa che lei gli aveva intentato per il lavoro che aveva svolto nella sua officina di famiglia senza mai essere pagata, non versava i 500 euro mensili per la figlia Arianna e aveva deciso che l’omicidio sarebbe stato il modo migliore per risolvere il problema.

“Avido, paranoico del controllo, privo di scrupoli”, scrive di lui il gip Corrado Schiaretti che ha ripercorso le tappe dell’omicidio: il 10 dicembre Nanni è rinchiuso in casa per Covid e contatta Barbieri per fare “tutte le cose che bisogna fare”, il 20 e il 29 dicembre i due si incontrano, si scambiano le chiavi di casa, pianificano il percorso del killer nell’abitazione e probabilmente fanno un sopralluogo.

All’alba del 6 febbraio Claudio Nanni passa a prendere la figlia Arianna, 21 anni, al mattino presto, ha intenzione di usarla come alibi mentre il killer le uccide la madre. Barbieri entra in camera da letto ma Ilenia combatte, scappa per le scale, lui la massacra di botte e infine la sgozza.

In casa però c’è la fidanzata di Arianna che sente il trambusto, chiama Arianna, padre e figlia tornano indietro, Arianna chiama la polizia e urla al padre di accelerare. Nanni a quel punto, scrive il gip, piange in maniera incontrollata, consapevole di ciò che sta accadendo invita la fidanzata della figlia a non uscire dalla stanza e nascondersi.

Quando arrivano davanti alla casa, Nanni non scende dall’auto, non ha bisogno di vedere, sa già tutto. Manda la figlia. Un uomo che ha usato la figlia come alibi e che l’ha delegata a vedere il corpo morto di sua madre. La sua messinscena di una rapina andata male è fallita. Ora è in carcere e ancora una volta noi siamo qui a scrivere di una donna che prima di Natale aveva confidato alla sua avvocatessa di volere fare testamento. Ed è finita proprio come temeva. Perché l’assassino delle donne, qui in Italia, ha quasi sempre le chiavi di casa della sua vittima.

Leggi anche: 1. Violenza sulle donne, le scarpe rosse di Loredana Bertè a Sanremo non bastano più /2. Massacrata dall’ex, Clara si era pagata il funerale da sola: già sapeva di morire e nessuno ha fatto niente /3. Tremavo, ero un corpo vuoto: vi racconto cosa si prova durante uno stupro” | VIDEO TPI 

L’articolo proviene da TPI.it qui

Beatrice Canzedda recensisce Nuovissimo testamento

(fonte)

Ospedale, Reparto di disturbi affettivi. E’ qui che si risveglia Fausto Albini dopo un apparentemente innocuo incidente mentre si trova nella spiaggia della città di DF. Insieme a lui tanti altri pazienti, tutti con lo stesso problema di “rotondità mentale”. Attraverso le loro storie si scoprono e si scardinano una ad una tutte le imposizioni del governo: non sentire, pensare, leggere, reagire, sorridere, emozionarsi. Grazie alla dottoressa Cordio, Fausto scopre la più grande forma di ribellione: l’amore. E le domande arrivano spontanee: L’empatia è davvero una malattia?

L’autore

Nato a Milano nel 1977, Giulio Cavalli è uno scrittore, regista, giornalista e politico italiano. Nuovissimo testamento segue il filone distopico già tracciato dall’autore con “Carnaio”, pubblicato nel 2019 da Fandango Libri, che ha introdotto ai lettori la cittadina di DF. Nuovissimo testamento è tra le segnalazioni per la prossima edizione del prestigioso Premio Strega.

L’opinione

“Non piangere”. “Devi andare avanti”. “Metti prima te stesso”. “Lavori sempre”…quante volte nella vita di tutti giorni sentiamo queste parole? Quante volte veniamo spinti all’egoismo? A non provare empatia? A non sentire per non farci bloccare dalle emozioni. In una società che spinge a correre, ad essere forte, a non fermarsi, a nascondere la fragilità, a produrre sempre e comunque,  leggere “Nuovissimo testamento” colpisce e un po’ spaventa.

I cittadini di DF sono macchine imperturbabili: lavorano, vivono la loro vita senza provare dolore o soddisfazione, producono senza la minima distrazione, emozione, sogni o desideri, sotto il controllo di un immaginario governo e senza alcune libertà. E’ davvero così lontano da quella che è la nostra realtà? Si e no. Lasciare gli affetti per avere maggiori opportunità, lavorare e non vivere, smettere di sognare, soffocare emozioni e dolore per non avere “distrazioni” e andare avanti con il proprio progetto di vita…consuetudini della realtà. Si parla spesso di come oggi manchino “i valori di una volta”, di come ci sia tanto odio. Cavalli va oltre e lancia un messaggio di cui fare tesoro: l’empatia è libertà. Di pensare, di agire, di non farsi controllare da nessun governo. L’apatia è invece il posto dal quale nascono le peggiore pagine della nostra storia.

Alla mente viene subito il momento attuale…con la voglia di lasciarci presto alle spalle la crisi e le restrizioni dovute all’emergenza, ma di portarci dietro il “Fausto” racchiuso dentro di noi: quello che con la pandemia e il maggior tempo avuto a disposizione da dedicare a sé stessi e alla propria famiglia ha riscoperto l’importanza del vivere insieme, l’importanza di darsi il tempo di capire e  sentire…Il tesoro più grande. Nuovissimo testamento e Cavalli sono li a ricordarcelo.

Beatrice Canzedda

The Secret Bookreader recensisce Nuovissimo testamento

(fonte)

Bentornati sul blog, lettori. Il libro di cui vi parlo oggi rientra nei soliti miei canoni di lettura, nella mia confort-zone abituale. Sto parlando di un romanzo davvero potente, fuori dagli schemi: Nuovissimo Testamento, di Giulio Cavalli. Quella di Nuovissimo Testamento è una penna visionaria ed estremamente attuale che di recente ha ottenuto una candidatura al Premio Strega 2021. Se volete saperne di più su questo romanzo, continuate a leggere l’articolo.

TRAMA

Il romanzo prende piede dalla vicenda di un uomo, Fausto Albini, il quale in un giorno qualunque, mentre è intento a disegnare un cerchio sulla spiaggia, improvvisamente avverte un malore. Albini viene ricoverato d’urgenza nel reparto Disturbi Affettivi dell’ospedale di DF, città capitale dello stato di A. Il sistema amministrativo della città è davvero particolare: si tratta di una democrazia apparente all’interno della quale vige una severa regolamentazione che limita quasi tutti gli aspetti individuali della quotidianità: i cittadini di DF non hanno alcuna libertà di scelta, interagiscono esclusivamente con pochissimi contatti ristretti, sono sottoposti ad una turnazione coniugale che prevede un susseguirsi in pochi mesi di diversi partner, sono suddivisi in più classi sociali divise per livello di appartenenza, seguono un rigidissimo piano alimentare emanato settimanalmente dal governo ma, cosa più sorprendente, sono privati di qualunque forma di emozione e di empatia. Fausto Albini nel reparto Disturbi Affettivi conosce altri pazienti che come lui soffrono del disturbo di rotondità sentimentale: Manlio Cuzzocrea, Andrea Razzone e Angelo Siani. Quando Fausto Albini prende coscienza della propria condizione, ovvero quella di poter provare una minima parvenza di empatia e sentimentalità, assieme alla nuova organizzazione criminale creatasi su iniziativa del gruppo di cui egli stesso fa parte, le Brigate sentimentali, dà il via ad una rivoluzione ai danni del capo di stato Bussoli al fine di poter contrastare l’annichilimento emotivo perpetrato dal Governo e ripristinare così un «nuovissimo testamento» in contrasto con la repressione totalitaria. Gli sviluppi del romanzo porteranno ad una vera e propria indagine sugli agghiaccianti retroscena della dittatura. Nella sua estrema chiarezza il finale di Nuovissimo Testamento smaschera l’essenza più infima dell’essere umano, portando alla luce una verità agghiacciante ed un destino ultimo assolutamente inaspettato e spiazzante. 

Cosa ne penso? 

Per citare il filosofo Schopenhauer ne Il mondo come volontà e rappresentazione, quello che avviene nel romanzo di Cavalli è un vero e proprio disvelamento della realtà sensibile. I personaggi sono offuscati dal velo delle apparenze; per loro la realtà è sostanzialmente snaturata e privata della sua vera essenza dal momento che essi non possono usufruire di uno strumento conoscitivo per certi versi apparentemente futile ma al contempo molto importante: l’emotività. La sentimentalità è un bene che a DF spetta solo ad una cerchia ristrettissima di pochi eletti: di fatti nel retroscena del romanzo si fa menzione di un vaccino impiegato poter annientare l’emotività dell’individuo e garantire così un totale controllo della popolazione da parte di un governo oligarchico. Il punto chiave del romanzo subentra nel momento in cui i protagonisti prendono coscienza della loro apparente diversità: per una ragione sconosciuta hanno iniziato a manifestare la propria emotività, scoprendo sentimenti come l’empatia, scoperchiando al contempo una crudele verità via via sempre più manifesta: DF è un vero e proprio stato totalitario, in cui vige forte dittatura interna che ha come obiettivo il controllo della società attraverso il completo assoggettamento dell’emotività e del sentimento. L’obiettivo del gruppo criminale, che diviene così il reale protagonista del romanzo, è dunque riportare la comunità ad un vero e proprio Stato di natura precedente, caratterizzato dalla libertà di parola e pensiero ma soprattutto dalla libertà di poter esprimere la propria sentimentalità. In quest’ottica Cavalli costruisce un tagliente affresco antropologico che ha come tema cardine l’oppressione ideologica del totalitarismo e del pensiero univoco, analizzando in maniera sagace la natura dell’individuo, deformato da un’apparente disturbo inesistente, frutto della repressione e dell’indottrinamento: l’empatia. Il risultato è un romanzo distopico costruito in maniera sapiente e in grado di fornire un’analisi ben definita di una società apparentemente ideale ma al contempo pericolosamente vicina a quella odierna. Attraverso uno stile estremamente incalzante che scorre come un fiume impervio, il racconto porta alle estreme conseguenze l’idealtipo di una società messa a dura prova, che paradossalmente diventa succube della propria libertà di espressione, in primo momento tanto acclamata e successivamente causa stessa di un ritorno alla condizione primaria: quella di un popolo che accetta l’imposizione del totalitarismo e si fa schiavo del pensiero univoco. Nuovissimo testamento è un romanzo adatto a chi ricerca un racconto deciso, tagliente, che nulla ha da invidiare a grandi autori di romanzi distopici come Hunxley, Bradbury e Orwell.

Nuovissimo testamento al Premio Strega: le motivazioni di Filippo La Porta

Giulio Cavalli

Nuovissimo testamento

Fandango Libri


Proposto da
Filippo La Porta
«“Focolai di empatia.” Già questa espressione potrebbe giustificare il romanzo “biopolitico” – in senso visionario e romantico – di Giulio Cavalli. L’empatia, ingrediente necessario di qualsiasi relazione umana, già oggi comincia a essere percepita come lieve disadattamento, come possibile intralcio nella struggle for life dove occorre essere concentrati sui propri obiettivi (immedesimarsi troppo potrebbe debilitare…). Proiettata poi in una società distopica del futuro prossimo – tra Orwell e Huxley, tra Bradbury e Philip K. Dick – diventa una vera e propria malattia, che il potere tenta di reprimere con ogni mezzo poiché rende gli individui imprevedibili, indocili, intrattabili. Lo stile dell’autore – concitato e apprensivo, con una sintassi scombinata dal succedersi febbrile degli eventi – risente (coerentemente) della distopia: le emozioni, proibite dall’alto, implodono nel quotidiano con una violenza liberatoria. La scrittura viene esposta a “sversamento” fin dalla prima pagina. Quando uno dei personaggi, in ospedale, va in bagno per leggere clandestinamente (e rischiosamente) un libro, ci imbattiamo in una pagina di Marco Polo che potrebbe essere assunta come definizione della letteratura stessa: “Signori imperadori, re e duci e tutte altre genti che volete sapere le diverse generazioni delle genti e le diversità delle regioni del mondo, leggete questo libro dove le troverrete tutte le grandissime maraviglie e gran diversitadi delle genti…”. Cavalli ci avverte con un uno straordinario esercizio di immaginazione sociologica (e antropologica) che la bellezza è sovversiva, che “non esistono emozioni turpi”, che qualsiasi società (dispotica, democratica, autoritaria, aperta…) non può permettersi di censurarle.»

Se va a un matrimonio vorrebbe essere la sposa

Invece di rispondere in conferenza stampa sui suoi rapporti con l’Arabia Saudita (come aveva promesso), Matteo Renzi si è inventato l’autointervista. E che fa? Mischia le carte e naturalmente si dimentica di farsi domande importanti

«È così egocentrico che se va a un matrimonio vorrebbe essere la sposa, a un funerale il morto». Rubo le parole che Longanesi dedicò a Malaparte per provare a raccontare come Matteo Renzi abbia pensato di risolvere la questione dei suoi rapporti a pagamento con il principe ereditario Mohammed bin Salman.

Ricapitoliamo. Nel pieno della crisi di governo (da lui provocata) Matteo Renzi conduce un’intervista con il principe saudita in cui magnifica il regime, magnifica il principe (lo chiama più volte “amico mio” e “grande” principe), basta guardarsi il video dell’intervista, parla di un «nuovo Rinascimento» e addirittura ammette di invidiare “il costo della lavoro” dei sauditi. Tutto questo alla modica cifra di 80mila euro (o dollari, Renzi non ricorda esattamente) all’anno.

Quando esce la notizia del suo essere al soldo del principe saudita lui si difende, piuttosto goffamente, dicendo che rientra tutto nella sua normale attività di “conferenziere”: falso. Conferenziere non significa essere pagato per contribuire alla ricostruzione di una credibilità che i sauditi faticano a mantenere: molti grandi gruppi dei media – come New York Times e Cnn – dopo l’omicidio di Khashoggi, editorialista del Washington Post, hanno boicottato la Future Investment Initiative del principe bin Salman. L’ingaggio di Renzi evidentemente è tornato molto utile per coprire un buco che altri non erano disposti a coprire. È legale? Sì, purtroppo, perché in Italia (e solo in pochi altri Paesi) c’è un evidente buco legislativo. È legittimo? Ognuno ha la sua idea.

Poi accade che Renzi, incalzato, affermi letteralmente: «Prendo l’impegno di discutere con tutti i giornalisti in conferenza stampa dei miei incarichi internazionali, delle mie idee sull’Arabia saudita, di tutto; ma lo facciamo la settimana dopo la fine della crisi di governo».

La crisi di governo si è risolta e intanto Biden ha reso pubblico il rapporto dell’intelligence Usa che conferma la diretta responsabilità del principe saudita nell’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi. Una brutta botta per il leader di Italia Viva.

Arriviamo finalmente a questi ultimi giorni, Renzi risponde, bene, e come risponde? Intervistandosi da solo. Badate bene: aveva parlato di «discutere con tutti i giornalisti in conferenza stampa» ma furbescamente si inventa l’autointervista per avere a che fare con l’unica persona di cui è interessato e che stima davvero: se stesso. E che fa? Mischia le carte, come molti dei suoi fan sui social in queste ore, confondendo attività politica e attività professionale personale. Il trucco è quello di equiparare l’attività politica di rappresentanti politici in carica (su cui poi ci sarebbe parecchio da scrivere) con il suo lavorare per la propaganda di regime di un Paese straniero mentre è senatore pagato dai cittadini italiani. Peccato che su questo punto il Renzi giornalista non abbia avuto la prontezza di interrogare il Renzi intervistato. Scrive Renzi che è «giusto e anche necessario» avere rapporti con l’Arabia Saudita, Paese «baluardo contro l’estremismo islamico e uno dei principali alleati dell’Occidente da decenni» confondendo il lavoro diplomatico con l’attività di un privato cittadino. Insomma, il solito Renzi.

Nella sua risposta ovviamente non cita mai il principe (non sia mai, che non si irriti “amico mio”), spende ancora parole d’elogio per la famiglia reale saudita ma si dimentica di farsi la domanda sugli interessi economici dei sauditi in Italia e in Europa. Che distratto. Sarebbe stata una bella domanda. In compenso si fregia di pagare le tasse, come se fosse una cosa straordinaria. Grandioso.

E infine, come sempre, la butta sul vittimismo politico: questo però è sempre un classico. Renzi infine rivendica di essere sempre pronto a parlare di diritti umani ovunque sia necessario: benissimo, ma ci faccia sapere su mandato di chi e se poi emette fattura. Così ci viene più facile.

Buon lunedì.

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Nuovissimo testamento: un’intervista per Il Cittadino

(di Rossella Mungiello)

Fausto Albini si sente male in un giorno qualsiasi. Subito portato d’urgenza, al pronto soccorso, viene ricoverato nel reparto disturbi affettivi, quello per i cittadini di DF colpiti da rotondità mentale. Ed è l’incontro con la dottoressa Cordio a fargli scoprire un sentimento indicibile e proibito, l’amore. 

Torna in libreria, con un nuovo romanzo, Nuovissimo testamento (Fandango) lo scrittore lodigiano Giulio Cavalli, classe 1977, nato come attore e autore teatrale, oggi anche giornalista e soprattutto scrittore, con i risultati di eccellenza, come dice l’accoglienza a uno degli ultimi volumi, Carnaio (Fandango, 2019). Come mai ha scelto nuovamente di utilizzare la distopia? «Quando abbiamo fatto uscire Carnaio l’idea di usare la distopia ci è sembrata molto utile per parlare di diverse sfumature del presente e abbiamo pensato che DF potesse essere il luogo simbolo di alcune storture attuali: si tratta quindi di una trilogia, senza però una consecutio temporale»Come mai questo titolo? «Perché ritengo che il passaggio verso un nuovo rinascimento debba per forza tenere conto di diverse interpretazioni e di un recupero dell’empatia intesa come essere fortissimamente umani: è immaginare che la nuova era possa essere una maggiore consapevolezza affettiva e solidale». Tra le pagine torna anche prepotente il tema della fragilità umana. Perché è così importante parlarne? «Perché sembra sia uno stigma e sembra scomparsa dal dibattito pubblico e invece è attraverso la fragilità che si riescono a scrivere e leggere la pagine migliori. È combattere con ostinazione questo comandamento laico di essere insensibili per essere performanti e perché poi, solo attraverso la sensibilità e la profondità, c’è un’ampia elaborazione del presente». Quando è nato questo libro e con ispirazione? «È una riflessione sulla facilità e la difficoltà di governare e di essere governati. E su come molto spesso il potere, che non deve essere per forza politico, coltivi la semplificazione o la banalizzazione per cercare di rendere di rendere tutto più governabile perché incapace di affrontare la complessità. E poi già Carnaio poneva il tema della disumanità come acceleratore sociale, addirittura proposto come soluzione finale». Le norme che vanno a toccare ogni sfera dell’individuo, è quello che abbiamo vissuto tutti in questo anno… è stato di ispirazione questo aspetto? «Sicuramente. Il distanziamento sociale – definizione di per sé terribile – è anche diventato distanziamento affettivo, sentimentale e comportamentale, che comporta tutta una serie di passaggi che sono stati e continuano a essere molto sottovalutati. Non so se alla fisioterapia sentimentale qualcuno ci stia pensando, anche se certamente fermare l’avanzata del virus è fondamentale. Io penso che la letteratura possa svolgere un ottimo ruolo in questo senso. Nuovissimo testamento può essere una chiave di lettura, ma non vuole essere la fotografia del presente». Quali sono gli impegni del prossimo futuro? «Sono molto contento perché il libro sarà segnalato al premio Strega e stiamo pianificando una serie di presentazioni. Vedremo se sarà possibile farli». •

Sottosegretari horror: la “cultura” leghista e quella classe politica che ci meritiamo 

C’è una frase di Matteo Salvini che ieri è sfuggita ai più: un giornalista gli chiede, mentre stava presentando i suoi sottosegretari appena nominati, se questo di Draghi sia davvero il “governo dei migliori”, Salvini sorride tutto soddisfatto e dice che sì, che “questi (riferendosi alla squadra di governo leghista nda) sono sicuramente i migliori, ma noi della Lega ne avremmo altri trenta se servono”.

Non ha torto: i nomi che in queste ore vengono derisi per le loro pessime referenze sono davvero considerati l’eccellenza leghista dal segretario e dai loro elettori, sono le facce più presentabili di un Parlamento che è infarcito di ignoranti fieri, complottisti spregiudicati, mentitori seriali, inadeguati senza coscienza, ripetitori ossessivi di slogan vuoti, servitori del proprio leader, gente senza arte né parte che non troverebbe mai uno sbocco professionale.

Perché è vero che fa schifo avere come sottosegretaria alla Cultura una Borgonzoni che fiera ci ha raccontato di avere letto un libro in tre anni, ma è anche vero che Lucia Borgonzoni ha preso 1.01.672 voti alle ultime elezioni regionali in Emilia Romagna con il 43,63% e, volendo ben vedere, è vero che un italiano su due non legge nemmeno un libro all’anno.

È vero che Borgonzoni non sapeva che la sua regione non confinasse con il Trentino ma è anche vero che una buona fetta di italiani non ritiene la cultura (nemmeno quella di base, quella generale) un requisito per un buon politico.

Così com’è vero che fa schifo che la sottosegretaria alla Difesa Stefania Pucciarelli abbia appoggiato l’idea di mettere i migranti nei forni ma è vero che troppi italiani, di cui molti suoi elettori, sono d’accordo con lei e lo scrivono sui propri profili. Ed è vero che fa schifo che un sottosegretario all’Istruzione come Rossano Sasso abbia ingiustamente accusato uno straniero che poi si è rivelato innocente, ma lo stesso atteggiamento lo ritroviamo in autorevoli editoriali di quotidiani nazionali.

Anche l’ignoranza con cui Sasso ha scambiato Topolino per Dante è qualcosa che spesso suscita addirittura “simpatia”, tra molti. E se qualcuno si stupisce che il nuovo sottosegretario dell’Interno Molteni rivendichi i decreti sicurezza del primo governo Conte, beh, la pensano così tutti gli elettori della Lega, e non solo.

Insomma, non stiamo parlando di casi sporadici ma di genuini interpreti del salvinismo concimato in tutti questi anni e questi sono i frutti. A proposito: non “li hanno votati”, con questa legge elettorale li hanno nominati le segreterie di partito.

Leggi anche: 1. Parla il padre di Lucia Borgonzoni: “Deve ricordare che la cultura è il contrario della xenofobia” / 2. Ruspe ai rom, forni per i migranti: la nuova sottosegretaria alla Difesa è la leghista Stefania Pucciarelli / 3. Crede di citare Dante, in realtà è Topolino: la gaffe del neo sottosegretario leghista all’Istruzione

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