Vai al contenuto

Stefano Rodotà

Io voglio essere ripetitivo

Non è un errore di battitura. Proprio voglio essere ripetitivo e chiedermi perché non convergere ora su Rodotà, Prodi ha funzionato molto meno di come avrebbe potuto funzionare, portare Prodi al quinto scrutinio sarebbe incomprensibile e scadere in D’Alema o dalemini sarebbe la fine del centrosinistra. Si voti Rodotà, su, poi si dice “scusate abbiamo bighellonato  ora basta” e poi i dirigenti di questa farsa si facciano da parte. Su.

Mi auguro

Che gli amici democratici del PD (in tutte le sue innumerevoli correnti) non lancino Prodi solo per non “dare la soddisfazione” di convergere su Rodotà temendo di perdere la faccia. La sensazione è che oggi “Rodotà” significhi per qualcuno dei dirigenti del PD “cedere alla piazza” senza sapere che “cedere alla piazza” è la più bella virtù di un partito democratico davvero.

Se invece davvero qualcuno pensa a D’Alema, beh, allora stiamo parlando d’altro.

SEL secondo Monica

La minuscola SEL, che le profezie volevano fagocitata dalla coalizione col PD; dileggiata perchè si dava per scontato che avrebbe rinunciato al proprio programma pur di sedere sui banchi del Parlamento; accusata dalla sinistra di aver spaccato l’unità a sinistra per buttarsi al centro (leggenda urbana pari solo a quella che vuole Bertinotti colpevole di aver fatto cadere Prodi).
Questa piccola grande SEL è l’unico barlume di sinistra che rimane in piedi.
E mi auguro sia destinata a raccogliere e rimettere insieme pazientemente i cocci di un’identità frantumata. Un’eredità pesantissima, dolorosa e appassionante perchè, comunque vada, non c’è idea di sinistra che esca dalle macerie del PD (al massimo una manciata di giovani turchi volenterosi). Non è sinistra quella che con buona parte della Prima Repubblica si afferra al potere al prezzo di perpetuare, anzi, perpetrare Berlusconi. Non lo è l’alternativa di Renzi, per il quale l’articolo 18 è tabù almeno quanto per Confidustria. Mentre la proposta di Barca poteva essere tutto, non fosse stato per quel tempismo da legge di Murphy.
SEL un programma di sinistra ce l’ha, intatto.
Una dignità di sinistra l’ha conservata e dimostrata, votando compatta Rodotà, sfilandosi con coraggio da una coalizione che non rappresenta più da un pezzo i propri votanti (e nemmeno sé stessa, in buona parte).
Lo scrive Monica Bedana su Resistenza Internazionale e in queste ore è il pensiero di molti dei nostri militanti. Se ora riusciamo a raddrizzare la barra della votazioni di un Presidente all’altezza del cambiamento (dopo avere tenuta diritta la nostra, di barra) il nostro dovere l’abbiamo compiuto. Con serenità e contenuti. Prima di andare in mare aperto.

Un’ultima cosa prima del voto

Se il PD vota Marini la coalizione PD-SEL “Italia bene comune” è defunta, eh. Ovvio, vero? Perché non si affonda per solidarietà politica nelle scelte ingiustificabili. Mai.

Dispiace per quelli che ci hanno creduto, non per quelli che l’hanno posseduto.

Alessandro lo scrive oggi sul suo blog:

Il Pd, almeno questo Pd, è morto stanotte in un teatro a due passi da Montecitorio da cui Bersani non è apparentemente mai uscito – e se lo ha fatto, è stato da una porta posteriore.

E’ morto di stupidità, soprattutto, più ancora che di linea politica: e infatti Renzi, che forse è moderato ma non sciocco, non ne ha avallato l’eutanasia.

E’ morto con le facce irridenti e perfino spavalde di quelli che uscivano dal Capranica – i Boccia, i Misiani – che probabilmente neppure capivano la follia che avevano appena commesso e quanto questa – fra non molto – impatterà sulla loro ‘ditta’.

E’ morto con Chiara Geloni, la pupilla del segretario, che twittava frasi surreali tipo «Marini uno di noi» o «sarà un grande successo politico».

E’ morto con Stefano Fassina – sì, quello che lì dentro faceva la parte del poliziotto buono – che si schierava con Marini perché «mia cognata che lavora alla posta e mio cognato che fa l’elettrauto non sanno chi è Rodotà», mentre «Franco è in grado di ricostruire una connessione sentimentale con il paese». Sentimentale, capito?

Convergenti

Nichi Vendola ha dichiarato che Sinistra Ecologia e Libertà è “largamente convergente sul nome di Rodotà” e la cosa di certo rincuora. Pesa però la convergenza sempre abbastanza storta (e tendente a destra come succede nei peggiori gommauto) con il Partito Democratico che a questo punto spreca un occasione in cui non ci si può permettere di essere complici.

Quindi o ci ripensiamo (ci mescoliamo, dicevamo qualche giorno fa) con un soggetto più grande unico a sinistra che nasca indipendentemente dal PD (o da alcuni pezzi del PD in un’eventuale scissione) oppure alla fine anche a “sinistra” non avremo nemmeno la faccia di chiedere credibilità. Perché il condizionamento e gli aghi della bilancia devono essere fruttiferi altrimenti diventa manierismo di sinistra e poco di più. E non possiamo permetterci di continuare a sperare di spostare un PD che è sempre di più un sasso nella melma di se stesso.

Tutto questo al netto di eventuali ravvedimenti. Sperati. Con noi poco speranzosi.

Chapeau

Il Movimento 5 Stelle ha deciso di votare come Presidente della Repubblica Stefano Rodotà. Non ho lesinato critiche al Movimento sull’immobilismo dei giorni scorsi e su alcune meccaniche comunicative sulle Quirinarie ma oggi loro sono arrivati dove avremmo dovuto arrivare noi, da qualche giorno. E concedono al centrosinistra un’occasione d’oro per il “governo di cambiamento” di cui Bersani (e noi) ha parlato un minuto dopo le elezioni. Oggi un centrosinistra che non vota Rodotà alla Presidenza della Repubblica sarebbe il fallimento degli elettori, degli eletti e di un progetto a quel punto nemmeno potabile. Punto.

Quello che penso su Rodotà l’avevo scritto in tempi non sospetti qui.

Stefano Rodotà

Mentre si continua a parlare di “quirinarie” e presidenti (e D’Alema continua a d’alemare come quando portavo le brachette corte), provavo a pensare in questi giorni di cosa avrebbe bisogno questa nostra Repubblica, di quali competenze.
Rimane l’irrisolto problema del conflitto d’interessi e dell’informazione (alla fine, il Parlamento, anche questa volta, si incaglia, stai a vedere), rimane una becera ignoranza sulla Costituzione e sulle materie costituzionali (l’uscita della Lombardi sul l’età del Presidente della Repubblica fa venire la pelle d’oca) e soprattutto una credibilità internazionale che dovrebbe essere discontinua. Forse davvero la discontinuità ci chiede oggi la forza di un pensiero originale ma profondo.
Per questo ho deciso di firmare l’appello per Stefano Rodotà Presidente:

Il ruolo del Presidente della Repubblica è una fondamentale garanzia costituzionale e, proprio in quanto tale, è sempre più importante in un contesto politico incerto.

Questa fase storica è, per la nostra Repubblica, particolarmente complessa, perché il paese attraversa una trasformazione importantissima, densa di difficoltà e di opportunità. A deciderne la direzione saranno le scelte che verranno operate nei prossimi mesi e il prossimo Presidente della Repubblica avrà in questo un’importanza determinante.

Gli italiani si chiedono chi potrà svolgere con adeguata sensibilità questa importante funzione.

Tra i molti candidati citati in questi giorni, noi cittadini del mondo delle professioni, della cultura, dell’associazionismo, dei movimenti, uomini e donne di diversa fede politica, sosteniamo Stefano Rodotà.

Da sempre attento al tema dei diritti della persona e della responsabilità, conosce a fondo il senso politico e sociale delle nuove tecnologie, riflette da tempo sulle loro conseguenze nel campo dei diritti e interpreta le opportunità che offrono per un rinnovamento e uno sviluppo della democrazia. Ma non solo.

In perfetta coerenza con tutto questo, negli ultimi anni si è preoccupato di sottolineare un tema essenziale: quello della giustizia sociale e della gestione pubblica dei beni comuni. Rodotà dimostra una straordinaria consapevolezza intorno al fatto che in un momento di gravissima crisi diventano prioritari i diritti alla sopravvivenza. Per questo ha insistito sulla istituzione di un reddito di cittadinanza per tutti.

Rodotà è un laico che rispetta ogni confessione religiosa. Sempre attento alla differenza del pensiero femminile e ai contributi da esso generati, è uomo del dialogo che rifiuta la violenza come strumento per la risoluzione delle controversie.

Noi riteniamo che Stefano Rodotà incarni fedelmente i valori della nostra carta fondamentale.

E il nostro paese ha bisogno di una persona come lui, indipendente, di grande saggezza ed esperienza e con una visione moderna dei problemi, che sia garante della Costituzione italiana ed europea.

Se come supremo garante del nostro assetto costituzionale avremo una figura adeguata ai tempi, gli italiani potranno avere maggior fiducia nel sistema, sapranno che le pulsioni autoritarie potranno essere fermate, la logica dell'”uomo solo al comando” potrà essere vinta. Vi chiediamo quindi di sottoscrivere questo appello per raccogliere il più ampio consenso intorno a alla candidatura di Stefano Rodotà alla Presidenza della Repubblica e di sollecitare i membri del Parlamento a tenere in conto la voce delle cittadine e dei cittadini italiani.

20130416-100936.jpg