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Politica

I temi e le news della politica in Lombardia e in Italia. L’attività politica di Giulio Cavalli in consiglio regionale della Lombardia.

Chi ha ucciso Marco Biagi?

In questi giorni al di là delle abitudini sentimentali di Scajola sono le parole e i fatti sulla mancata scorta a Marco Biagi che fanno impallidire:

Marina Orlandi, ha spiegato l’avvocato della famiglia, Guido Magnisi, “come ha sempre fatto, ha portato tutti gli elementi di cui è a conoscenza e segue fiduciosa gli sviluppi dell’inchiesta”. Da quanto appreso, la moglie di Biagi non ha consegnato agli inquirenti nuova documentazione.

Orlandi, da sempre riservata, interruppe il proprio silenzio soltanto a dieci anni dall’omicidio.”Era stato abbandonato dalla polizia, dallo Stato che gli tolse la scorta proprio nel momento in cui era piùesposto. Era stato sbeffeggiato da chi avrebbe dovuto proteggerlo”, disse. E raccontò lapreoccupazione del marito e di conseguenza la propria. Ricordò una sera in cui Biagi andò al telefono per rispondere: “Lo vidi impallidire, dopo poco mise giù la cornetta. Gli chiesi: ‘Ma chi era?’, e lui cercò di minimizzare, ma era troppo turbato. Io insistetti. E allora mi disse che lo avevano minacciato, che era una delle brutte telefonate che riceveva in quel periodo”.

Raccontò anche del 20 maggio 1999, giorno dell’omicidio di Massimo D’Antona, a Roma, commesso dalle Nuove Brigate Rosse. Quello stesso giorno Biagi era nella Capitale: “Lo chiamai supplicandolo di tornare. Mi disse che sarebbe rimasto altri due giorni perché doveva finire il lavoro di D’Antona. Da quella sera ho cominciato a temere per la sua vita”. Eppure rimase senza scorta: “E io che posso fare? – mi disse Marco -. La scorta non me la danno”. Sui motivi e sulle responsabilità proprio di questa decisione, i pm stanno cercando di far luce.

Giornalismo a Roma, minacciati e protetti

Vicino a Federica Angeli e Enrico Bellavia, giornalisti con la schiena dritta che vedono quello che molti non vogliono vedere:

Due giornalisti di Repubblica nel mirino della mafia per il loro lavoro di cronista. Sono Federica Angeli (nella foto), redattrice della cronaca di Roma, minacciata di morte per un’inchiesta scritta con Carlo Bonini sulla mafia ad Ostia Enrico Bellavia, tornato ad essere bersaglio di intimidazioni esplicite in ragione del lavoro di cronista che da anni svolge sulla Cosa Nostra siciliana. E’ lo stesso Cdr di Repubblica a rivelarlo. “Chi pensa o ha pensato di intimidire Federica ed Enrico, deve sapere che non sono soli” scrive il Cdr. “E non solo perché le minacce che hanno ricevuto sono oggetto di accertamenti delle forze dell’ordine e dell’autorità giudiziaria, ma perché al loro fianco è l’intera redazione, di cui il Cdr si fa oggi portavoce”.

Expo: rubano e lavorano

Maltauro per ora non perde nessuno dei suoi appalti legati a Expo. Nei cantieri resta tutto come prima. Nessuna conseguenza per gli affari del costruttore vicentino dopo il suo arresto e quello dei membri della presunta cupola che per la procura di Milano era in grado di pilotare l’assegnazione dei lavori sul sito dell’esposizione universale. Escludere la società di Enrico Maltauro senza che ci sia un provvedimento del governo per accelerare l’esecuzione delle opere porterebbe ulteriori ritardi. E metterebbe così a rischio il già difficile obiettivo di arrivare pronti all’appuntamento del 2015.

E’ questa la sostanza di quanto detto dal commissario unico di Expo Giuseppe Sala. Parole, le sue, che non assecondano quelle di una settimana fa del sindaco di Milano Giuliano Pisapia, che aveva auspicato la revoca degli appalti di Maltauro sulla base del Protocollo di legalità sottoscritto da tutte le aziende al lavoro per Expo. “Oggi, io non posso prendere la società Maltauro e dire: ‘sei fuori’ – ha spiegato Sala -. Ho bisogno di un atto che mi legittimi a farlo. Non si possono fermare i lavori che Maltauro sta eseguendo in rete con altre aziende, occorre capire come salvaguardare l’operatività per arrivare alla fine dei lavori”.

Poi la politica si incaglia in queste assurdità e ci si chiede perché passi la voglia di votare. E si preparano i gran convegni sulla legalità mentre il furbo vince, ancora.

La Cosa Seria (ancora)

E’ il progetto su cui ci siamo spesi moltissimo anche se ai tempi volevano farci credere una sparuta minoranza. In fondo con l’esperienza della lista Tsipras alle europee già si vedeva la luce di quella Cosa Seria di cui tanto avevamo scritto (e tanto avevamo fatto) e in fondo quel nostro manifesto oggi riprende ancora più vigore, forza e modernità. Per questo vale la pena sostenere l’appello degli amici di Esse che trovate qui. E discuterne, anche ad alta voce se serve, discuterne fino a realizzarlo.

Un regalo scoppiettante

“Attenzione è pronto un regalo scoppiettante per procuratore Scarpinato e dirigente carabinieri tribunale”
28 maggio 2014
Palermo. Una lettera di minacce al procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato e al dirigente dei carabinieri del tribunale è stata recapitata questo pomeriggio alla redazione dell’ANSA di Palermo. “Attenzione è pronto un regalo scoppiettante per procuratore Scarpinato e dirigente carabinieri tribunale”, si legge nella missiva firmata P.R.A., sigla finora sconosciuta.

Aggiornamento
Nuovo allarme al palazzo di giustizia di Palermo: alcuni confidenti hanno riferito di un progetto di attentato al tribunale del capoluogo siciliano. La notizia è stata confermata in ambienti giudiziari. Il Comitato provinciale per l’ordine pubblico si è riunito oggi d’urgenza per discutere l’adozione di nuove misure di sicurezza.

ANSA

Iovine comincia a parlare

Nomi e cognomi, ovviamente da riscontrare:

“So benissimo di quali delitti mi sono macchiato. Sto spiegando un sistema di cui la camorra non è l’unica responsabile”. Sono le prime dichiarazioni del boss dei Casalesi Antonio Iovine che da poco ha deciso di collaborare con la giustizia. I verbali sono stati depositati in un processo in corso al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere.

Le ombre dopo le europee e Tsipras

Ne scrivevo qualche giorno fa e come prevedevo oggi stanno uscendo le diverse posizioni dentro SEL, con molta intelligenza alla fine di una campagna elettorale che regala comunque alla lista L’Altrea Europa con Tsipras un risultato ottimo vista la situazione ambientale. Una difficile situazione ambientale esterna e interna: perché mentre la lista faticava a farsi riconoscere e avere un minimo di visibilità all’interno di SEL il dibattito è rimasto silenzioso per “rispetto” alla campagna elettorale ma non sopito. Per questo non mi stupisce l’articolo di oggi de Il Manifesto in cui escono le diverse posizioni che non convergono sul progetto di una “Syriza” italiana e nemmeno su un eccessivo allontanamento dal PD e Renzi.

Vota mafia

4dd5d61b3fff25f532287489d8c75155Succede a San Gregorio D’Ippona in Calabria
27 maggio 2014
Vibo Valentia. La casa del sindaco di San Gregorio Ippona, Michele Pannia, riconfermato nelle elezioni di ieri alla guida del comune del vibonese, è stata sequestrata dalla Dia di Roma in collaborazione con quella di Catanzaro insieme ad altri beni riconducibili, secondo l’accusa, alla cosca Fiaré-Razionale.

La cosca, al cui vertice ci sarebbe Saverio Razionale, ha reinvestito su Roma, in società ed attività commerciali, tra cui il noto bar Caffè Fiume, a pochi passi da Via Veneto, gran parte dei guadagni provento delle attività illecite nel territorio d’origine. Dopo i sequestri del marzo scorzo, la Dia, in esecuzione di un provvedimento del Tribunale di Vibo Valentia, hanno effettuato un nuovo sequestro che ha riguardato anche la società Caffè Fiume proprietaria dell’omonimo bar.

Le indagini successive ai precedenti sequestri operati tra Roma e la Calabria hanno consentito di ricostruire tutti i passaggi relativi all’acquisizione da parte della cosca del bar e di individuare le società create ad hoc per sviare gli accertamenti patrimoniali. Sotto sequestro è finito anche un altro bar-ricevitoria ed un appartamento, dimora della famiglia Razionale, situati nel vibonese.

L’appartamento, in particolare, secondo le indagini della Dia era fittiziamente intestato alla famiglia ed al Sindaco uscente di San Gregorio d’Ippona, che avevano venduto negli anni ’80 l’immobile al capo della cosca Fiarè-Razionale senza mai effettuare il dovuto passaggio di proprietà.

La posizione dell’ex Sindaco e dei suoi famigliari è adesso è al vaglio degli inquirenti perché avrebbero favorito, in questi anni, l’aggiramento della normativa antimafia da parte di Razionale. Sequestrata anche una grossa società edile con sede a Roma, la “Lico santo”, la cui gestione è stata affidata ad un amministratore giudiziario. La Dia ha accertato intensi rapporti di affari tra la società e la Edil Service e la Roma Service già sequestrate perché riconducibili alla cosca. La Lico Santo avrebbe impiegato operai non in regola forniti dalle società di Razionale risparmiando sui costi del personale.

ANSA