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#radiomafiopoli domani: il signor Bonaventura e l’economie illegali

Domani nella seconda puntata di RadioMafiopoli:

– l’incontro-intervista con il collaboratore di giustizia ex boss di ‘ndrangheta reggente della famiglia di Crotone Luigi Bonaventura.

– Biagio Simonetta ci parla di economie illegali

– Giampaolo Rossi con la sua rubrica “Caccia al latitante”

Come tutti i mercoledì su www.fanpage.it

Se avete voglia guardatelo, promuovetelo, condividetelo e scrivete nel vostro blog.

La campagna elettorale con la borsa della spesa? Succede a Lodi.

Francesco Staltari è un consigliere comunale uscente di Lodi e candidato sindaco in questa tornata elettorale. Nato a Rosarno (RC) il 14 febbraio del 1966 lavora nel campo dell’edilizia con la T.C. COSTRUZIONI. Politicamente è stato eletto nelle scorse amministrative a Lodi per il PDL, al 2° posto della lista con 143 preferenze, ad Aprile 2011 ne è uscito per aderire ai PiD ( Popolari per l’Italia di Domani) di cui è stato coordinatore territoriale. I PiD, detto per inciso, sono la formazione politica che fa capo a Francesco Saverio Romano, ex Ministro dell’Agricoltura nel Governo Berlusconi. Poi è passato a Unione Popolare e si è candidato sindaco. I primi risultati dicono che non abbia racimolato nemmeno un misero 2%.

Tra le stranezze di questa campagna elettorale (e alcune coincidenze segnalate curiosamente in questo post) c’è un pacco arrivato ad alcuni elettori lodigiani: un pacco di generi alimentari. Pasta, riso e altro (con una strana dicitura “AIUTO UE”) e un santino elettorale. Indovinate di chi? Di Francesco Staltari. Vedere per credere:

Per capire il suo programma elettorale ecco un’intervista di qualche giorno fa:

Chiedere scusa

Insegnerò ai miei figli la virtù di chiedere scusa. Non so se ci riesco. Figurati. Con tutto questo poco tempo che rimane tra le fessure delle esaltazioni e delle cadute. Se mi guardo le ferite (non le lecco, le leggo nei miei limiti possibili) penso al dolore che mi ha lasciato una scusa non detta e poi subito il tempo e l’occasione che mi è mancata per sempre. Una scusa rimandata è l’atto più codardo dopo la minaccia.

Vorrei non lasciare nemmeno una scusa intentata. Così. Come un fioretto prima di dormire.

Fermi tutti: a Bologna ha perso la scuola pubblica e non ce ne siamo accorti

“I dati sull’affluenza – è il commento del deputato Pd Edoardo Patriarca – dimostrano che ha votato una minoranza. Si è trattato di una battaglia ideologica che non interessa la gran parte dei cittadini. I bolognesi hanno capito che la sussidiarietà è la chiave di volta laddove lo Stato non riesce ad arrivare”.

(senza commento)

Se a Bologna sono pochi metà dei voti del sindaco

Come si poteva presumere da Bologna (per il resto d’Italia) dopo il risultato del referendum sulla scuola pubblica si sposta sul basso numero dei votanti. Era prevedibile. L’avevamo scritto che era notte. L’analisi sul punto è di Wu Ming:

E così l’esercito di Serse è stato bloccato. 50.000 bolognesi (59%) hanno risposto alla chiamata dei referendari e hanno votato A, contro circa 35.000 che hanno votato B (41%).
In totale poco più del 28% degli elettori. Una percentuale che a botta calda consente ai sostenitori della B, il Partito Democratico in testa a tutti, di provare a sminuire la valenza del voto e di spingersi a dire che “si è trattato di una battaglia ideologica che non interessa la gran parte dei cittadini. I bolognesi hanno capito che la sussidiarietà è la chiave di volta laddove lo Stato non riesce ad arrivare” (E. Patriarca). Come a dire: non è successo niente, tireremo diritto.
Invece qualcosa è successo, per quanto possano fare i finti tonti. Il PD infatti non ha sostenuto la linea dell’astensione, ha fatto l’opposto, ha mosso le corazzate e l’artiglieria pesante per mandare la gente a votare B. Si è speso il Sindaco in prima persona (che ha mandato una lettera a casa dei bolognesi per invitarli a votare B, e ha fatto un tour propagandistico per tutti i quartieri), gli assessori, il partito locale, i parlamentari da Roma… Ai quali si è aggiunta la propaganda nelle parrocchie, quella del PdL, della Lega Nord, di Scelta Civica, e gli endorsement di Bagnasco, di Prodi, di Renzi, di due ministri della repubblica, più le dichiarazioni di Ascom, Unindustria e del CNA.
Questa santa alleanza contro i perfidi referendari ideologici è riuscita a muovere soltanto 35.000 persone (incluse le suore, le prime a presentarsi ai seggi ieri mattina). Significa che una buona parte dell’elettorato di quei partiti e dei fedeli cattolici, ha disobbedito agli ordini di scuderia ed è rimasta a casa oppure ha votato A.
Invece un comitato di trenta volontari, appoggiato solo da un paio di partiti minori e qualche categoria sindacale, che ha raccolto l’appoggio di tutti gli ultimi intellettuali e artisti di sinistra rimasti in Italia, ha portato a votare quindicimila persone in più.
Questo dato politico è il più interessante e pesante. […] E cinquantamila sono esattamente la metà dei voti che Virginio Merola ha preso nel 2010, quando è stato eletto sindaco.

A Bologna la campana (flebile) sulla scuola pubblica

Insomma a Bologna ha vinto il . O comunque hanno perso tutti coloro che ci volevano dimostrare che la battaglia per le scuole pubbliche togliendo i (troppi) finanziamenti alle scuole private (il timido Ambrosoli compreso, su in Lombardia) ora ci penseranno due volte prima di provare a convincerci che “privato” è bello perché “privato” funziona e sul “privato” sono tutti d’accordo tranne noi quattro gatti comunisti.

Perché il risultato del referendum è scritto nella Costituzione, per dire:

cost 001

 

(per l’immagine grazie a Malvino)

C’è un bel vento, a Lodi

Le proposte che hanno un senso e valgono. Un programma semplice: quello di SEL Lodi e di come immagina la mia (ex) città: Lodi. Fare politica, a volte, è un temerario esercizio di rivoluzione. Anche a Lodi.

A Lodi come in tutto il paese la crisi impatta il mondo del lavoro in modo sempre più violento, disoccupazione e precariato si tengono compagnia, mentre i diritti si assottigliano e la pensione, più che un traguardo, diventa un miraggio. Lodi e il lodigiano non fanno eccezione con aziende in liquidazione, fabbriche, uffici, negozi chiusi o a rischio chiusura e la cassa integrazione ormai diventata prassi. E’ necessario liberare risorse per rimettere in moto l’economia locale, produrre servizi pubblici di qualità per i cittadini e pensare ad una città più viva e accessibile per tutti. Bisogna investire nella “Green economy”, puntando davvero sul futuro e sui giovani, favorire l’insediamento di attività innovative e la pratica della filiera corta, valorizzando le peculiarità del nostro territorio e collegando l’agricoltura e i produttori locali attraverso la Piccola Distribuzione Organizzata. Bisogna difendere le piccole realtà commerciali dalla grande distribuzione, inibendo l’insediamento di grandi centri commerciali – che già assediano Lodi – con gli strumenti urbanistici contenuti nel Piano di Governo del Territorio comunale e provinciale (PTCP). L’Amministrazione Comunale deve essere protagonista e non spettatrice nello scenario di questa crisi che rende il lavoro una merce sempre più rara; si può e si deve puntare, in collegamento con le realtà sindacali, alla sicurezza nel mondo del lavoro e investire nella formazione perché la “scommessa del lavoro”, certamente tra le sfide più difficili da raccogliere, ci impone di mettere in campo uno sforzo fatto, innanzitutto, di “volontà politica”, affinché Lodi sia in grado di dare risposte concrete.

Le proposte per il lavoro, le attività economiche e il commercio

– Stop alla logistica ed alla grande distribuzione, favorendo l’insediamento e la creazione di imprese ad alto contenuto occupazionale e fortemente innovative anche attraverso incentivi di tipo fiscale;
– Promozione della Piccola Distribuzione Organizzata (PDO) che favorisca l’incontro fra consumatori e produttori a “Km. zero”, aziende della filiera certificate o che riutilizzano beni confiscati alle mafie;
– Creazione di un Distretto di Economia Solidale (DES);
– Valorizzazione delle peculiarità territoriali (agro-alimentare, economia verde) e della presenza di know-how scientifico (Istituti di ricerca, Università) all’interno di un progetto che sappia favorire la riconversione ecologica delle aziende e promuovere la Green-economy;
– Potenziamento del pacchetto di misure economiche di sostegno (Fondo anticrisi) a favore di senza-lavoro, cassintegrati, famiglie in difficoltà anche tramite la realizzazione di convenzioni per l’uso agevolato di beni e servizi;
– Creazione di forme di sostegno all’imprenditoria giovanile e femminile attraverso la creazione di un “incubatore” di start-up, l’uso del micro-credito e di incentivi fiscali;
– Recupero e reimpiego di strutture pubbliche attualmente inutilizzate per l’allestimento di spazi lavorativi condivisi (co-working) stimolando la nascita di nuove imprese soprattutto in ambito giovanile e femminile;
– Valorizzazione del patrimonio artistico e paesaggistico locale per il rafforzamento di una rete di turismo culturale ed eco-compatibile.

Il candidato sindaco è il Simone di cui scrivevo qui. C’è un bel vento, a Lodi.

La Cinisello di Siria (Trezzi)

siria trezzi-4Adesso vedrete che tutti si tufferanno a scovare dai risultati delle amministrative i fondi del caffè per prevedere il futuro politico nazionale. E così poi si sprecheranno le analisi, i commenti, i sogni, le diatribe e alla fine la pastura nazionale sarà sempre peggio del previsto. Il collegamento tra l’esperienza dei sindaci (e di bravi amministratori coraggiosi e illuminati ne siamo pieni, eh) e la rappresentanza nazionale si è spento molto prima dei 101 e del governissimo. Per questo sarebbe il caso di cominciare a prendersi la responsabilità (da militanti, da elettori, da cittadini politicamente innamorati) di votare un sindaco con la responsabilità di scegliere davvero la futura classe dirigente.

A Cinisello Balsamo si vota e per il centrosinistra c’è Siria Trezzi. E andrebbe votata molto di più che per Cinisello perché Siria è competente, ostinata, onesta e soprattutto perché è sempre stata dalla parte dei bisogni, quelli veri, quelli che tocchi con mano e guardi in faccia seduti davanti alla tua scrivania.

Siria è anche coraggiosa, perché ho avuto la fortuna di lavorarci fianco a fianco, tutti i giorni per alcuni mesi e l’ho apprezzata non solo per la voglia di “tenere la barra dritta” ma soprattutto per la capacità di farlo: per i risultati oltre che gli intenti, insomma.

Io ho imparato molto, da Siria. E mi piacerebbe che il suo cammino la portasse lontano (spero sempre vicini) e domani passi da Cinisello. Ne abbiamo bisogno.