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Se una legge elettorale decide le alleanze

Non ci sta bene la mancata possibilità di scegliere i propri rappresentanti. L’abbiamo detto, lo dicono in tanti, l’abbiamo ripetuto in assemblea nazionale e l’abbiamo scritto di continuo. Anche qui, su questo blog. Forse perché detestiamo il servilismo che oggi è la qualità che naturalmente garantisce le posizioni politiche all’interno del proprio partito e, soprattutto, perché non esiste meritocrazia senza avere prima disarticolato la ricattabilità (anche sociale, senza bisogno di stare sul penale) che sta tra i dirigenti che compilano le liste e i candidati. Con Non Mi Fermo ne abbiamo fatto una battaglia culturale, prima che politica.

L’ipotesi di legge elettorale di cui si parla da giorni è immonda ma è anche vincolante dal punto di vista politico: l’ammucchiata è l’unica via percorribile per governare. Lo dice oggi anche uno studio di IPR MarketingDopo la grande coalizione, ancora grande coalizione. Sarebbe questa l’unica formula in grado di garantire oltre 400 deputati a sostegno di un nuovo governo. Lo sostiene Ipr Marketing, che ha simulato lo scenario post-voto se andremo a votare con la legge elettorale su cui sembra ci sia un accordo tra i maggiori partiti. Una maggioranza più debole, invece, sarebbe quella ottenuta da un’alleanza di centro sinistra con Pd, Sel e Udc: circa 360 deputati.

E alla fine diranno che sì, ci sono incompatibilità politiche, ma conta la governabilità. Che fa rima con austerità e responsabilità. Che l’Europa e la crisi non permettono un governo sul filo dei numeri e che il momento storico ci chiede di stare tutti insieme.

Dopo il governo tecnico una legge elettorale che sospenda le differenze, la dialettica e la risoluzione in aula dei conflitti sociali: una legge elettorale che sospende la politica. Ancora.

Come MilanoX vede la sinistra

MilanoX scrive sulla sinistra nazionale e sulla sinistra del dopo Formigoni (con un passaggio fin troppo buono su di me, grazie). Vale la pena leggere il loro articolo.

Tornando alla politica italiana, la priorità numero uno è seppellire le destre sessiste e razziste. Il Porcellum ci dà l’opportunità di farlo con una coalizione non troppo ampia: vale a dire PD+SEL+IdV. La priorità numero due è impedire il ritorno all’austerity montiana che opprime la società, e quindi stoppare ogni disegno cattomoderato, vale a dire zero spazio di manovra a Casini e all’ala che lo sostiene nel PD, partito che è l’innaturale eternizzazione del compromesso storico di Moro e Berlinguer.

 

#cosaseria Che fatica

==PD:MORANDO, VENDOLA SBAGLIA, VA RIPRESA AGENDA MONTI L’ALLEANZA CON UDC E SEL VA FATTA PRIMA DEL VOTO
(ANSA) – ROMA, 30 AGO – ”Dobbiamo presentare un progetto piu’ ambizioso ma deve essere coerente con quello che abbiamo fatto sostenendo il governo dei tecnici”. Lo afferma alla Stampa il senatore Pd, Enrico Morando, esponente dell’area ‘liberal’ del partito, che contesta anche ”lo schema di fondo” per cui ”noi del Pd e Vendola siamo i progressisti e dopo il voto vedremo se ci sono condizioni per formare una maggioranza con i moderati”. ”Lo stesso Casini – aggiunge – sposa questo schema”, ma ”e’ una logica sbagliata”. ”Se non e’ chiaro prima quello che si vuole fare – sottolinea – il Pd non avra’ la necessaria forza espansiva e non conquistera’ nuovi consensi”.  Per Morando, inoltre, ”non aver invitato alla festa del Pd il ministro Elsa Fornero e’ stato un gravissimo errore politico, una discriminazione nei confronti di un ministro che ha tutta la mia stima”.

Ecco perché l’assemblea nazionale di SEL domani è così importante. Perché se Nicola Fratoianni dice “l’obiettivo è sconfiggere l’ala montiana del Pd con una battaglia politica e culturale” bisogna dirsi che strategia si mette in campo. E dirlo ai nostri elettori. Perché altrimenti è ovvio che una persona intelligente e ragionevole come Fulvia Bandoli risponda che, se non si riesce ad accendere significative evoluzioni, allora conviene correre da soli tenendo conto dell’ipotesi sulla nuova legge elettorale.

Giocare la partita, sì, con punti chiari e con obiettivi conclamati e ripetuti fino allo sfinimento. E chiarirsi se si vuole e si può interpretare una Cosa Seria.

E dirsi e dire se si ha intenzione di partire da sinistra per costruire il centrosinistra, spostare a sinistra un’asse portato al centrismo oppure perdersi in alchimie.

Quelli che sono avanti

L’analisi politica del giorno è di Francesco Lanza sul suo blog Volare è Potare:

“Tutti a inseguire il voto dei moderati. Siamo moderati di qui, siamo moderati di là. Non siamo di destra, siamo moderati di centro-destra. Non siamo di sinistra siamo moderati di centro-sinistra. Non sono coglione, sono un moderato centro-coglione. Poi arrivano quelli che non sono né di su, né di giù, ma dicono che sono avanti. (per dirlo secondo statuto bisogna pronunciare la prima “a” maiuscola e poi allungare la seconda “a” facendo con la mano un gesto che scavalca: Avaaaaanti [gesto], altirmenti non sei compliant). 
Ecco, ma se siamo messi così male è proprio perché votiamo gente, da cinquant’anni, che non vuole prendere parte, dando l’impressione di poter accontentare tutti. 
E’ colpa nostra, eh? 
Perché non gli chiediamo mai di essere partigiani (nel senso di “scegliere una parte” qualunque essa sia). Arriveremo al punto che quando gli si chiederà: ma da che parte stai? Risponderanno: “sono un moderato di centro-Avaaaanti [gesto]”. 
Mi sa che ci meritiamo tutto.”

Lo chiamavano trinità

Uno e trino. Stefano Boeri è stato il candidato alle primarie del centrosinistra per il sindaco di Milano. Sconfitto da Giuliano Pisapia è oggi un ottimo assessore alla cultura.

Ai primi di Luglio si è candidato alle primarie nazionali del centrosinistra perché, ha dichiarato, “né Bersani né Renzi rappresentano il mondo dinamico e produttivo che si muove non solo nelle grandi città, ma nei distretti industriali, insomma, quelli che sostengono l’export e producono Pil. Sarebbe un peccato se le primarie si riducessero a un duello.”

Ora è notizia di ieri che si stia preparando alle primarie di Regione Lombardia.

Se qualcuno ha in ballo una prossima elezione dell’amministratore di condominio gli dia un colpo di telefono.

(Si scherza, eh.)

Se qualcuno invece ha intenzione di cominciare a parlare di programmi magari ci faccia sapere. Perché tutti corrono per le primarie e, anche in Lombardia, le primarie hanno una faccia sempre meno potabile.

#cosaseria il minestrone mi fa schifo

Fin da bambino. Solo che da grande puoi decidere di non mangiarlo o cucinarlo diversamente. O no?

Ecco il minestrone come lo vede Alessandro.

Da sottolineare il post scriptum: (Ps. By the way, non trovate un po’ comico che il Pd nel 2008 ha rifiutato alleanze di coalizione a sinistra perché ‘troppo eterogenea’, e ora punta a governare con un’armata brancaleone spaventevole e tenuta insieme solo dall’ansia di stare al governo?)

Per capire il menù potete leggere tutto qui.

Guarda guarda cosa succede in Lombardia: l’indigeribile contenitore, anche qui

Il segretario regionale del Partito Democratico Maurizio Martina in un’intervista parla in modo articolato e condivisibile di primarie, di tempi certi e di coalizione (la potete leggere qui). Fin qui tutto bene se non fosse per la ritrita proposizione del “patto civico” che da qualche mese veleggia alla grande come spot tra le stanze del Pirellone e nessuno ha capito bene cosa sia. Ma noi avevamo chiesto le primarie e quindi c’è tutta la buona notizia.

Poi, tra le righe ma non troppo, Martina dice rispondendo al giornalista che chiede chi siano gli interlocutori: le faccio solo un esempio: stiamo già interloquendo anche il movimento “Verso Nord” rappresentato da nomi come Alessandro Cè. Per me è interessante capire se sia possibile trovare punti di convergenza con diverse realtà. Alessandro Cè per chi non lo sapesse è un ex assessore leghista distintosi per una campagna contro CL e per questo cacciato dalla Giunta Formigoni (dicono). Oggi il suo movimento “Verso Nord” è il cordone ombelicale lombardo di Italia Futura. Montezemolo. Per intendersi. Qui siamo oltre all’immaginabile UDC nazionale. Da fuoriclasse.

Ma non è finita. Alessandro Cè oggi rilascia un’intervista sbrodolante nei confronti del PD e delle parole di Martina ad Affari Italiani in cui risponde a due domande precise (testuale, eh):

Voi che cosa c’entrereste, ad esempio, con Sel?
Infatti il ragionamento è un altro. Noi vogliamo mettere insieme un gruppo di persone diverse che condividano un progetto di forte riformismo. Un progetto che ha poco o nulla a che vedere con le posizioni massimaliste di una parte della sinistra.

Di fatto, in un asse con il Pd il punto di equilibrio sarebbe più spostato verso il centro…
Senza ombra di dubbio. C’è una parte del Pd che sta facendo questi ragionamenti ed è la parte che io considero migliore, più avanzata, che vuole rinnovare dall’interno i democratici. In Lombardia bisognerebbe creare un rassemblement di carattere nuovo, più trasversale, che dovrebbe includere anche Italia Futura. Si possono trovare temi e punti di contatto tra il riformismo di sinistra più moderno e tutte le altre forze che si pongono come alternative al centrodestra conservatore di Berlusconi e Formigoni. Guardo con molto interesse alla prospettiva di Pippo Civati, ad esempio.

Cerchiamo di capire i confini di questo rassemblement: un’alleanza che vada da Verso Nord a Italia Futura, al Terzo Polo, all’esperienza di Tabacci, al Pd potrebbe estendersi anche a Sel, movimento arancione e sinistra critica?
Penso che possa arrivare al Pd. Se i democratici non riescono in qualche modo ad appoggiare questo progetto senza spezzare i legami con l’estrema sinistra, è chiaro che il processo non può funzionare. C’è un limite da quella parte, bisogna saperlo. Devo dire peraltro che il centro in questo periodo è molto vitale. Ci sono forze interessanti che si stanno muovendo. Ne cito una per tutte: Italiani Liberi e Forti è un movimento che si ispira a don Sturzo, ed è realmente riformista. Mi interessa anche la nuova iniziativa di Oscar Giannino…

Sembra che ci sia questa voglia di stare insieme tralasciando le compatibilità politiche. La rincorsa all’ammucchiata a tutti i costi (che ricorda un po’ la Sicilia di questi tempi, per dire) senza provare ad interrogarsi sulle compatiblità politiche. Perché ha ragione Cè nel dire che il suo progetto e la sinistra non sono compatibili. E ha ragione nel dire al PD che deve decidere da che parte stare. Sul serio, però. E con chiarezza.

Anche qui in Lombardia il PD ancora una volta apre le porte al civismo e sembra una sottana per coprire gli spifferi centristi (o peggio). Si pronuncia la parola partecipazione e cedono gli argini dei programmi ancora da scrivere.

Ogni tanto mi viene il dubbio che sia populismo non avere le idee chiare o che peggio sia furfante averle e concedersi il lusso di non chiarirle. La partenza, certo, è già poco entusiasmante.

Tenere la barra diritta, ultimamente, sta diventando la nostra passione. In Lombardia, ancora meglio. Va a finire che ce la prepareranno loro, la Cosa Seria.

#cosaseria Intervista per Gli Altri: il problema non è solo Casini

La mia intervista per il settimanale Gli Altri:

Vi abbiamo recentemente raccontato della Cosa Seria, il manifesto promosso da sei esponenti della sinistra diffusa italiana per chiedere un’inversione di marcia al centro-sinistra e per scongiurare derive al centro. All’uscita della notizia si è accesso un lungo dibattito in rete e anche su questo sito. Abbiamo quindi deciso di intervistare uno degli ideatori della Cosa Seria, il consigliere regionale lombardo Giulio Cavalli, con lo scopo di capire meglio le posizioni di quelli che abbiamo definito i “non allineati”. In realtà Cavalli si rivelato poco incline a cercare lo scontro aperto con i dirigenti del suo partito, Sinistra Ecologia Libertà, facendo intendere che la sua è una posizione condivisa e non da dissidente, anche se in realtà qualche elemento di rottura sembra esserci.

Come è nata l’idea della Cosa Seria e con quale scopo?

La Cosa Seria nasce come esigenza di condividere un’idea, un’opinione che mi sembra essere sentimento diffuso nel Paese e nella sinistra e abbiamo quindi ritenuto utile portare in superficie questo dibattito.

Lei ha annunciato la sua intenzione di trasformare la Cosa Seria in una mozione da presentare all’imminente assemblea nazionale di Sel. Possiamo affermare che è una posizione differente da quella della dirigenza del partito, che prevede l’accordo con Pd senza Idv e altre formazioni minori?

Non c’è alcuna divisione all’interno di Sinistra Ecologia e Libertà, né tra noi e i suoi dirigenti, con cui ho rapporti quotidiani. Ci sono però delle incompatibilità politiche con alcuni pezzi di partiti. C’è una tendenza a semplificare tutto a mera alchimia elettorale.

Si riferisce alla possibile alleanza con l’Unione di Centro?

A me non preoccupa solo l’Udc , preoccupa la declinazione politica di certi pensieri. Con l’Udc ci sono incompatibilità politiche ma per proprietà transitiva anche con quei pezzi di Pd che hanno scelto la strada suicida dell’alleanza con Casini. Su questo in Sel c’è stato un problema di comunicazione politica: ma ritengo che tutto il partito sia d’accordo sull’impossibilità di allearsi con chi ha una visione così distante dalla nostra.

Quindi esclude possibili scontri e divisioni all’assemblea di Sel?

C’è questa tendenza a voler ridurre tutto al livello dello scontro; ma la Cosa Seria non ha certo questo intento. La nostra è un’azione propositiva rivolta non soltanto a Sel, ma anche alla parte migliore del Partito Democratico. Diciamo le stesse cose che afferma Nichi nella sua ultima intervista a Repubblica riguardo alla necessità di costruire un campo largo ma che resti a sinistra: vogliamo costruire non solo una Cosa Seria, ma anche una “casa seria” dove non ci può essere posto per l’Udc. Si tratta di avere lo sguardo lungo, il nostro orizzonte non può essere quello del breve periodo. L’unica differenza con Vendola è che se lui dice “non mettiamo veti a Casini”, io invece il mio diritto di veto voglio esercitarlo.

Alla luce degli appoggi alla Cosa Seria di Ferrero, Diliberto, Sonia Alfano e tanti altri, pensa sia possibile la creazione di una lista unitaria della sinistra?

Non spetta a me decidere le modalità con le quali presentarsi alle elezioni, è compito dei dirigenti. Mi sento però di dire che nella sinistra c’è una divisione fittizia che non corrisponde alla realtà. C’è un movimento che nel Paese è unitario, e al quale pezzi del Pd non vogliono dare ascolto, perché rivendica con chiarezza che l’accordo con l’Udc non lo vuole.

#cosaseria eppur si muove /2

«Provate a chiedermi chi sceglierei tra Vendola e Casini. Mi tengo Vendola» spiega Bersani, arrivando alla Festa democratica di Reggio Emilia.

Farlo scegliere, intanto. Per cominciare.

#cosaseria e un paio di domande

Un pezzo di Alessandro Gilioli e le domande che sono anche le nostre:

Restano spezzoni di rappresentanza sparsi e scoordinati: pezzi di SeL, qualche bravo ma un po’ pauroso ragazzo del Pd, i più svegli della Fiom, un paio di giornali, più un po’ di associazioni che in questi anni hanno fatto sentire la loro bella voce ma che adesso sembrano disorientate e incerte.

Mi chiedo – vi chiedo – se questa scarsa e scoordinata rappresentanza politica attuale rifletta davvero quel che c’è nel Paese.

Mi chiedo – vi chiedo – se davvero a tutti gli elettori del Pd e di Sel va bene annegarsi nel minestrone tecnocentrista con Passera e Casini.

Ma mi chiedo anche – vi chiedo anche – se davvero a tutti gli attivisti e i simpatizzanti del M5S va bene far prevalere la propria presunta purezza etnica sulla possibilità del dialogo e della costruzione comune.

Mi chiedo infine – vi chiedo infine – se «è mai possibile che, dopo ventanni di berlusconismo, la sinistra non abbia ancora riacquistato la voglia e l’orgoglio di fare una proposta chiara, di lanciare la sfida e di vincere», per citare il mio amico Ernesto Ruffini.

No, davvero, lo chiedo senza infingimenti, pubblicamente: se posso rubare una bella immagine a Zagrebelsky, lo chiedo a tutti con «intransigente ingenuità».

Lo chiedo a quelli che stanno nel Pd e in Sel, prima di tutto, o che agli ultimi giri hanno votato questi due partiti, come ho fatto anch’io; lo chiedo a Beppe Grillo e ai suoi simpatizzanti e attivisti, ai suoi bravi consiglieri comunali e regionali; lo chiedo a Di Pietro e ai suoi, agli ottimi ragazzi dell’Idv che ho conosciuto quest’estate a Bruxelles; lo chiedo a chi poco più di un anno fa ha scardinato il presente eleggendo sindaci come Pisapia, De Magistris, Zedda: e rovesciando quattro vincenti referendum sul tavolo arido della politica; lo chiedo a chi sta cedendo alla rassegnazione e ormai ipotizza di astenersi, perché «questa sinistra fa schifo», e chi può dargli torto.

Lo chiedo insomma a chi vorrebbe fare di qui alle elezioni (ma soprattutto dopo) una politica basata su cose serie, anziché sul battibecco sterile da palchi fisici o digitali.

Fatemi sapere, se volete.

Fate sapere anche a me, se volete. Così torniamo a parlare di politica, magari.