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Se le primarie le vince l’omino nella testa

Allora sarebbero tutti felici e contenti: facciamo le primarie e accendiamo la partecipazione ma con l’impegno di mettersi d’accordo prima di passare dal via.

Potrebbe sembrare uno scherzo ma non lo è: la sensazione che la sfortuna si abbatta contro chi vorrebbe abbattere le primarie rende tutto più patetico del previsto. Ci dicevano che le primarie si sarebbero fatte ma c’era il problema della data. Bene, ora il problema data non esiste più: il ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri conferma che le elezioni regionali di Lazio, Lombardia e Molise si terranno in un unico giorno, e che la prima data utile per il voto è il 27 gennaio. Peccato, alibi caduto.

Qualcuno dice che io e Pippo Civati stiamo giocando sporco fuori dalle segreterie dei partiti (guarda la coincidenza ne parla proprio qualche minuto fa Pippo qui) e cercando di colpirmi coglie proprio nel segno: se il “patto civico” sono primarie controllate, beh, noi giochiamo ad un’altra cosa, perché lo scrivevo nel 2010 (un’era politica fa, a pensarci bene) che sarebbe il caso di lasciare le primarie alle primarie e dispiace proprio vedere alcuni dei protagonisti di quel tempo che improvvisamente stanno con fare da sentinella a chiudere le finestre perché non ci sia vento. E sembra quasi che il vento voglia essere corrente e poco più.

Qualcuno dice che la lista arancione, il colore arancione, la politica arancione, il candidato arancione e finanche i diritti d’autore sono proprietà privata: probabilmente l’assessore D’Alfonso è talmente monocromatico da essere diventato monocratico. Ma Pisapia l’ha smentito in 24 ore, per dire. L’operosità milanese.

Qualcuno continua a rilasciare interviste su di me per dire che sono bravo, simpatico, ho degli occhi belli, intelligente, antimafioso e poetico e quindi conviene convergere su Pizzul. Qualcuno dice che Civati è bravo, simpatico, ha degli occhi belli, intelligente, antimafioso e poetico e quindi conviene convergere su Pizzul. Oggi pomeriggio spuntano anche quelli che dicono che Civati e Cavalli insieme sarebbero vincenti e credibili ma non è questo il modo e quindi conviene convergere su Pizzul.

Qualcuno dice che ce l’abbiamo con Pizzul perché chiediamo partecipazione, che serve un nome unitario e per comodità lo decidono loro.

Oggi su Pubblico (qui l’intervista se avete tempo e voglia) chiarisco che le primarie sono un segnale di coraggio e immagino la capacità di osare. Osare per la Lombardia e non per sé stessi (ed è l’accusa che mi arriva da più parti). Per questo penso che le sorprese ci saranno. Alla luce del sole, senza fermarsi al dialogo con le paure del proprio omino nella testa ma dialogando fuori, con la gente, per davvero. Noi facciamo così.

Le primarie che balbettano e gli strateghi osceni

Tira un’aria strana dalle parti del Pirellone. Non è solo la puzza di 17 anni di Formigoni sgretolati velocemente sotto la morsa degli scandali e degli arresti ma è l’aria sinistra (che di sinistra però riesce sempre a non dire nulla) del mercanteggiare tra le pieghe della coalizione di centrosinistra perché la partecipazione appaia senza bisogno di comparire. Una magia nera e gattopardesca perché tutto sembri in movimento mentre rispetta gli accordi a bocce ferme.
Non so chi spinga a evitare le primarie (questo è un falso giornalistico: so i nomi e i cognomi e pasolinianamente ho anche le prove) ma è chiaro che ancora una volta le antenne della sensibilità politica si mostrano sclerotizzate e fuori tempo massimo, sempre impegnate a curare il proprio piccolo e misero orto.
“Dopo 17 anni di Formigoni sembrate impreparati” mi dicono al bar. Sarà che frequento bar di provincia senza analisti di professione ma la risposta delle primarie dava un senso positivo alla critica e solleva speranza tra i cittadini della Lombardia: non fare le primarie significa presentare sulla bancarella delle prossime regionali un prodotto da discount rivendendolo per alto artigianato di democrazia.
Per questo do il benvenuto a Lorenzo Guerini (mio ottimo sindaco a Lodi), sono contento della combattività di Roberto Cornelli e riconosco la ricchezza dei profili e del dibattito con Zamponi, Biscardini, Kustermann e tutti quelli che ci hanno messo la faccia per un patto civico che abbia facce, idee e contenuti.
Gli altri, i macchiavellici trovarobe fuori quinta, lascino perdere: chi armeggia fuori quinta è osceno per definizione.
Le primarie sono l’unica scena democratica che interessa.

Zitto e mosca

Non sono sparito.

Ho deciso in questi giorni di raccogliere un paio di riflessioni e di analisi su alcuni aspetti che lasciano un po’ di amarezza. Perché la paura (e la codardìa politica) sono toni di grigio che mi lasciano sempre abbastanza basito. Sto leggendo, ascoltando, osservando i report che mi arrivano dei territori e osservando i giocatori di carte su dieci tavoli diversi contemporaneamente.

E ci stiamo organizzando, eccome. Perché il problema della politica sono i politici che tendono a diventare segreterie per provare a gestire il proprio cortile mentre anche dalla Sicilia arriva l’eco di un terremoto che tutti fingono di interpretare ma che non sanno nemmeno cogliere.

Ancora qualche ora poi raccontiamo la nostra campagna che alza i contenuti senza alzare i toni, che non finge di essere cattolica o laica in base ai calcoli di autodifesa piuttosto che ai pensieri di costruzione del futuro.

E avremo cose da dire. Eccome.

#davvero

La Lega e l’antimafia

Roberto Maroni dichiara che per la Regione Lombardia occorre una “commissione antimafia”. Ma guarda un po’! E pensare che quando a proporla fu Giulio Cavalli (attore e consigliere regionale dell’opposizione, che vive sotto scorta perché minacciato proprio dalla ‘ndrangheta) nessuno della Lega gli diede retta. Anzi, quando lo stesso Cavalli denunciò infiltrazioni della ‘ndrangheta in Consiglio fu minacciato di querela dal leghista Davide Boni, allora Presidente del Consiglio regionale e poi dimessosi perché indagato per corruzione.
Comunque, anche se in ritardo, ben venga la commissione, ma il candidato ideale per esserne presidente e offrire le dovute garanzie dovrebbe essere lo stesso Giulio Cavalli, per la credibilità e competenza fin qui dimostrate, e non certo la persona indicata da Maroni: che avrà anche rifiutato i voti dalla ‘ndrangheta, ma sembra più per paura che per consapevolezza.

Lo scrive il PD di Vedano Olona.

Lombardia: occupiamocene noi

Continua il tira e molla tra la Lega (che dice, disdice, fa, disfa, e ridisfa) e un Formigoni imballato. Ora i leghisti dicono che si voterà ad Aprile (perché non subito?) e che dovrebbero dimettersi i consiglieri indagati (praticamente il gruppo consiliare più numeroso in Regione Lombardia: quello degli indagati).

Facciamo una cosa: Formigoni si dimetta e usciamo da questa lotta nel fango di reduci di un’era passata.

Nel frattempo sarebbe il caso che nel centrosinistra provassimo a raccontare l’alternativa e soprattutto le regole e i modi dell’avvicinamento all’appuntamento elettorale perché forse la mancata sollevazione popolare contro Formigoni è dovuta all’incollatura persistente di Penati alla poltrona che ricorda come alle primarie della desolazione anche noi negli ultimi anni abbiamo fatto la nostra parte. Per questo invito gli amici del PD, i compagni di SEL e gli amici dell’IDV insieme a FDS e ai tanti comitati, movimenti e cittadini che in questi ultimi anni praticamente ogni sera abbiamo incontrato, incrociato e con cui abbiamo dibattuto a non farsi condizionare dai tempi dei leghisti e pidiellini e dare il colpo di reni che serve: punti di rivoluzione rispetto al passato prossimo, programmi chiari su lavoro, scuola, sanità, trasporti e linea di avvicinamento alle primarie e coalizione.

Non credo che il nostro ruolo sia quello di preoccuparci delle dinamiche politiche della maggioranza, quanto piuttosto essere credibili per la maggioranza dei lombardi. E noi, dopo aver scavallato provincia per provincia in questi ultimi mesi di ascolto, siamo pronti a partire.

Candidatura minatoria

Non so voi ma il logo della campagna di Bersani per le primarie tutto così a lettere ritagliate e incollate mi inquieta: non si capisce se sia una candidatura minatoria o una candidatura anonima. Una cosa del genere, per dire. Ovviamente si scherza, eh.

Si candida

Per scacciare il fantasma del Monti bis e trasformare le primarie, da ennesima faida di partito a occasione di svolta per il Paese, ci vediamo al MAV di Ercolano, sabato 6 ottobre alle 18. Accetto la sfida: per vincerla.

Lo dice Nichi Vendola. C’è un candidato con una netta posizione contraria al montismo. Ora le primarie (e il PD, finalmente) devono sciogliere il nodo.

Lettera di un’iscritta PD

Un pezzo a cuore aperto di Manila Filella per Non Mi Fermo. Manila oltre ad essere dei nostri per le attività di Non Mi Fermo è dirigente PD, per dire:

Ripeto a me stessa che il Pd è costituito da tante anime, perché ognuno possa ritrovare la sua, che la pluralità e la diversità delle sue componenti siano fonte di arricchimento culturale, che la complessità e la varietà ideologica siano la sua forza.

Mi convinco che i giovani, le donne, gli omosessuali, i disabili, avranno spazio… prima o poi…
– che se studi, approfondisci, segui la linea, mantieni un profilo basso, sei corretta e leale, i colonnelli delle varie segreterie saranno meritocratici…prima o poi;
– che se non ti pieghi agli interessi delle correnti e mantieni l’onestà intellettuale, troverai dei mentori che ti faranno crescere…prima o poi;
– che se presti, umilmente, la tua competenza professionale, offri un servizio utile agli elettori e di questo ti saranno grati…prima o poi;
– che da dirigente devi essere zelante, seria e non cadere in dinamiche che ti rendono ricattabile.

A volte mi ripeto che il Pd è un partito che premia le capacità della gente di spessore (dunque mi sopravvaluto, perché non sono ancora stata “premiata”);
– che solo l’etica ed il rigore morale è criterio di scelta dei rappresentanti istituzionali del partito;
– che l’estetica, soprattutto nelle donne, è solo un valore aggiunto, e che è immorale considerarlo come primario (salvo poi rilevarlo in camera di consiglio…con grande ipocrisia).

E invece a destra, da sempre, in modo opinabile, ma coerentemente, lo si utilizza come strumento di scelta!
Mi chiedo se ho compreso realmente la linea del mio partito, se ho ancora fiducia ed in cosa mi rappresenta realmente questa compagine confusa, se i vertici della struttura crollano sul famigerato art.18, prendendo posizioni al di fuori delle logiche.
Esistono tra i parlamentari del Pd o la dirigenza interna dei colleghi avvocati giuslavoristi? E qualcuno ha mai difeso in giudizio un lavoratore licenziato? In che modo? Lasciando a casa la coscienza?

E che dire dei toni morbidi o dicotomici del mio partito sulle questioni di natura etica? Ma qualcuno nella dirigenza è mai stato scosso dalla notizia di aver cresciuto un figlio omosessuale, a cui vengono negati i diritti fondamentali? O si è mai trovato nell’impossibilità di avere dei figli, confrontandosi con il tema dello straziante percorso dell’inseminazione artificiale?

Mi sono chiesta se per il mio partito gli stranieri siano davvero un patrimonio per il nostro paese o se la loro tutela sia strumentale ad una battaglia che predica la tolleranza meramente a fini propagandistici.
Inviterei i miei colonnelli nei tribunali o nelle carceri, a sostenere le ragioni dei clandestini, o in Questura, all’ufficio immigrazione, dove la dignità della persona umana viene calpestata giornalmente, pur di ottenere un permesso di soggiorno valido.
Oppure potrei invitarli a sentire le deposizioni dei minori stuprati da genitori “normali”, in famiglie borghesi, costituite da madri e padri eterosessuali.

Per darsi una regolata

Lo scrive bene Pippo:

Solo che c’è un problema: perché la regolata se la doveva dare il Pd stesso medesimo a luglio in assemblea nazionale, quando chiedemmo data e regole delle primarie. E Rosy Bindi, che ora figura tra i possibili candidati, quell’ordine del giorno non lo fece votare. Fu trasformato senza il placet dei proponenti in un testo vago, sfumato, inutile.

Ed eccoci qui, a chiederci, due mesi dopo, di darci una regolata. Geniale.

Com’è geniale vociferare di primarie a doppio turno, pensando che poi tutti debbano limitarsi a due candidature.

Com’è geniale non sapere ancora di quale coalizione si tratta, perché se non c’è Vendola non c’è più nemmeno la coalizione.

E in fondo per quanto riguarda noi non si può non tenere in considerazione quello che scrive oggi Aldo Giannuli quando scrive:

Peraltro, è sin troppo ovvio che, in mancanza di una coalizione, le primarie diventano solo una sorta di congresso surrettizio con il quale Renzi cerca di scalzare Bersani. A quel punto, se congresso deve essere, tutti si misurano i muscoli per pesare nelle trattative (Civati, Boeri, Spini, Bindi, l’Anima Bella, i veltroniani, Tabacci, e, -perché no?- il mago Othelma, Cicciolina ec ecc), anche perché il sistema a doppio turno incoraggia esattamente questi comportamenti al primo. A parte il fatto che questo dà una immagine da circo equestre al Pd che, ormai, è una fricassea di partito, che ci fa l’esponente di un altro partito in questo “festival del narciso”?

Forse davvero dovremmo darci una regolata tutti: decidere se nella coalizione ci sta IDV e, se si dialoga, con chi, cosa rispondere a Foroni e gli altri 29 firmatari contro Vendola sulla questione dell’articolo 18 e che chi sostiene Monti in questo momento ci dica quale legge elettorale dovremmo aspettarci. Altrimenti sembra davvero di giocare una partita senza avere deciso quali siano le regole.