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Giulio Cavalli

Per la ‘ndrangheta destra e sinistra pari sono

Dopo l’arresto del sindaco di centrosinistra di Valmadrera Marco Rusconi ora davvero ci si aspetta la reazione del Partito Democratico. O no?

Terremoto a Lecco. Nelle prime ore di questa mattina gli uomini della Dda di Milano hanno arrestato dieci persone nel lecchese con l’accusa di associazione mafiosa, corruzione, estorsione e concussione. Tra i dieci in manette spicca il nome del sindaco di Valmadrera Marco Rusconi, 37 anni e il consigliere comunale a Lecco,Ernesto Palermo. In carcere è finito anche Mario Trovatonoto personaggio di spicco di un clan della zona e già più volte condannato, ma anche tre imprenditori della zona, un immobiliarista, un commerciante d’auto e un artigiano, tutti lecchesi. L’operazione è partita nel 2009 e dopo innumerevoli intercettazioni ambientali e telefoniche si è conclusa in giornata.

L’operazione ‘Metastasi ha dimostrato il ‘‘connubio tra ‘braccia armate’ della ‘ndrangheta, addette alle estorsioni e ad altri atti di violenza, con esponenti delle istituzioni”. Lo ha spiegato il procuratore aggiunto Ilda Boccassini che ha coordinato le indagini assieme ai pm Claudio Gittardi e Bruna Albertini. ”Quel ramo del lago di Como non e’ poi cosi’ tranquillo”, ha commentato il procuratore della Repubblica di Milano, Edmondo Bruti Liberati.

IL PROFESSORE – Intercettato al telefono, il consigliere comunale Ernesto Palermo, insegnante in un istituto professionale e iscritto nelle liste del Pd (oggi appartenente a un gruppo misto in Comune), è risultato identificarsi con il clan dei Trovato. Al suo interlocutore diceva: “Siamo il nuovo gruppo dei Trovato a Lecco“. Lo spiega il pubblico ministero Claudio Gittardi, titolare dell’inchiesta “Metastasi” con il pm Bruna Albertini, dicendo che Palermo “parla da uomo di ‘ndrangheta” “si definiva eletto grazie ai voti del clan dei Trovato e dice che se al suo posto ci fosse stato il fratello Coco Franco Trovato (attualmente all’ergastolo, ndr) sarebbe diventato assessore”.

Mario Trovato infatti è fratello di Franco Coco Trovato in carcere con condanna all’ergastolo, ritenuto l’attuale reggente della locale di Lecco. Secondo Boccassini, la famiglia dei Trovato mantiene la sua influenza nel lecchese ancora a 20 anni di distanza dall’operazione Wall Street, famosa inchiesta degli anni Novanta sulla ‘ndrangheta in Lombardia.

Fra i vari episodi, Palermo avrebbe anche offerto ‘protezione’ a un imprenditore che stava aprendo un nuovo ristorante. Dopo che la sua proposta era stata rifiutata, spiega Gittardi, “sono stati sparati dei colpi di pistola nella notte contro il ristorante” e, in seguito all’attentato, Palermo ha provato a riproporre il suo ‘appoggio’ al titolare dell’esercizio. Il pubblico ministero ha sottolineato la pericolosita’ di soggetti come Palermo, “consigliere comunale e insegnante, perfettamento normo – inserito nella societa”.

Da consigliere comunale, Palermo si sarebbe occupato per conto del clan di acquisire “appalti e concessioni” e di intervenire per modificare il piano di governo del territorio per favorire gli interessi dell’ associazione mafiosa. Secondo l’accusa, inoltre, Palermo, che e’ anche accusato di estorsione, corruzione e turbativa d’asta, si sarebbe attivato per fare acquisire alla famiglia dei Trovato la concessione di un’area comunale sul Lido di Valmadrera, nel Lecchese. Secondo le indagini, per tale concessione, il sindaco di Valmadrera, Marco Rusconi, avrebbe intascato una tangente per circa 10 mila euro.

Nell’ambito dell’operazione sono stati sequestrati 17 immobili, tra abitazioni e box, 5 autoveicoli, quote di partecipazione in tre societa’, due bar e circa 700 mila euro distribuiti in otto depositi titoli.

(fonte)

Quei barbosi scassacazzi dei padri costituenti

Malvino, particolarmente in forma e particolarmente cattivo:

Così, ci tocca sentirci dire che i padri costituenti erano barbosi scassacazzi che l’hanno messa giù un po’ troppo pesante solo perché traumatizzati dal fascismo, poverini, mentre il nuovo mago delle televendite ha fegato, e polso, e coglioni, si vede dalla grinta che mette nell’urlare: «E qui, siore e siori, mi voglio rovinare: aggiungo alla riforma costituzionale il taglio di un miliardo alla politica». Sputacchia un poco su quelli in prima fila perché ha una lieve micrognazia, ma mica è detto che l’Uomo della Provvidenza debba per forza essere un mascelluto, basta sappia galvanizzare i fessi e strizzare l’occhio ai furbi.

La balla dei 600mila profughi (e bolle blu)

Per dare un’idea dell’etica, della responsabilità e dello spessore politico dell’alleato di Renzi Angelino Alfano possiamo riprendere una sua dichiarazione lanciata a forma di disperato grido di allarme in cui ci preannuncia l’invasione di un’orda di 600.000 (seicentomila) profughi verso il territorio italiano. Roba da apocalisse.

Peccato sia una balla. Ma colossale.

Anche al Consiglio italiano per i rifugiati sono rimasti sbigottiti dall’affermazione di Alfano: “Sicuramente moltissime persone stanno fuggendo dalla guerra siriana e dal Corno d’Africa, ma uno sbarco di 600 mila persone è impensabile”. Certamente, dicono gli esperti del Cir, nell’ultimo periodo il numero di profughi arrivati in Italia è aumentato soprattutto per il conflitto siriano: dal primo gennaio 2014 sono 12 mila persone, e con la buona stagione gli sbarchi aumenteranno.

Le informazioni sono qui.

Il falso paradigma dell’onore mafioso

Ne avevamo parlato in una puntata di RadioMafiopoli e ne parliamo negli incontri e negli spettacoli: l’obiettivo di un sano antiracket culturale passa per la “distruzione” del falso “onore” mafioso. E per questo vale la pena sottolineare le parole di un convegno tenuto in Calabria che riparte proprio da qui:

Il tema principale del seminario è stata l’analisi del falso mito secondo cui la mafia e i suoi “uomini d’onore” non toccano né donne e né bambini. La tragica vicenda del piccolo Coco Campolongo, bambino di soli 3 anni di Cassano Ionio ucciso e successivamente arso, è invece la netta prova di come questa non sia altro che una grandissima menzogna, alimentata dai poteri forti e dalle numerose fiction televisive che danno un’immagine bella ed onorevole del mafioso, quando in realtà c’è poco onore e rispetto da riservare a queste persone. Il giornalista Arcangelo Badolati ci ricorda infatti di come Coco sia soltanto l’ultimo di una lunga serie di donne e bambini uccisi dalla mafia negli scorsi anni (Domenico Gabriele a Crotone nel 2009, Concetta Iaria a Sant’Eufemia d’Aspromonte nel 1965, Francesco Antonio Conte a Rosarno nel 1977, Michele Arcangelo Tripodi a San Ferdinando nel 1990, ecc), a testimonianza di come bisogna conoscere questi avvenimenti per poter avviare una controcultura che porti ad un’efficace demolizione della mitologia mafiosa.

Ad approfondire il tutto hanno contribuito due importantissime figure della lotta all’illegalità, come Mario Spagnuolo, Procuratore capo di Vibo Valentia, e Pier Paolo Bruni, Pm della Direzione distrettuale Antimafia di Catanzaro. Spagnuolo, autore di diverse indagini sulle cosche mafiose delle provincie di Crotone e Vibo Valentia che gli hanno causato numerose minacce di morte, ha fatto notare ai ragazzi (presenti anche questa volta in modo numeroso) che nell’immaginario collettivo della popolazione la colpevolezza o l’innocenza di determinate figure sia legata esclusivamente all’esito della condanna giuridica, quasi mettendo in secondo piano qualsiasi giudizio morale. Questo fa sì che venga demandato all’ambito giudiziario la risoluzione dei problemi sociali, scaricando così le nostre responsabilità di cittadini nelle mani di magistrati che sono uomini esattamente come noi. Spagnuolo ha infatti voluto precisare la necessità di un aiuto da parte del popolo in questa fondamentale lotta, sottolineando che non serve che i magistrati siano supereroi, ma gente onesta capace di svolgere il proprio ruolo, nella speranza che la società migliori e serva sempre meno l’intervento della magistratura.

Ma siamo sicuri che spariscano le province?

Perché Tito Boeri (qui) non ne sembra molto convinto:

In sostanza, quella approvata al Senato è una legge rinvio. Rinvia l’abolizione delle province e rinvia il riordino di funzioni e risorse fra i livelli di governo che dovrebbe sostituire i precedenti. Mentre il rinvio sul primo aspetto era inevitabile, non lo è sul secondo. Perché, ad esempio, non si è previsto che, una volta abolite le province sul piano costituzionale, tutte lefunzioni e risorse passassero direttamente all’ente di governo di livello superiore, cioè le Regioni? Queste ultime, a loro volta, avrebbero potuto decidere come delegare funzioni e risorse: a proprie suddivisioni amministrative o alle nuove unioni di comuni previste dalla stessa legge. In attesa della riforma costituzionale, si poteva adottare qualche semplice criterio forfettario deciso dal Governo, basato sul costo storico delle funzioni rimaste alle province, per suddividere le risorse tra provincia e Regione, a cui potevano essere attribuite per default le funzioni non lasciate alle province. Ma il sospetto è che, anche in questo caso, sulla razionalità delle scelte abbia prevalso la fretta di poter esibire qualche trofeo e di giustificare agli occhi della Consulta il blocco delle elezioni dei consigli provinciali.

A Lodi la mafia non esiste (ennesima puntata)

Giornata della legalità, il procuratore di Lodi Vincenzo Russo non ha avuto esitazioni nel confermare la presenza della mafia e della ‘ndrangheta nel Lodigiano: «Anche nel nostro territorio, ad un imprenditore, è stata recapitata una testa di maiale tagliata con in bocca un proiettile, dunque una minaccia chiara della cosca». «Quello che può fare ciascuno di noi per combattere la ‘ndrangheta è rispettare le regole che è chiamato a rispettare» ha esortato il sostituto procuratore di Reggio Calabria Alessandra Cerreti.

Ma questa volta ne parlano i procuratori. Ed è una buona notizia.

Adesso scopro di essere un conservatore

Una volta (fino ad oggi e probabilmente ancora per un bel po’) Berlusconi ci diceva che eravamo contrari alle riforme in quanto “comunisti” e non importa se le sue riforme fossero pericolose per i diritti, per la democrazia, per la Costituzione e utili ai suoi interessi personali. Ora ci dicono che siamo contrari alle riforme perché siamo “conservatori” e lo dicono con la stessa spocchia, lo stesso rifiuto del confronto. Poiché l’imperativo è “cambiare” non si deve perdere tempo a discutere di “come” e “per andare dove”. Cambiare, in fretta, riformare, abbandonare il vecchio e basta. Ci deve bastare. Altrimenti siamo boicottatori. E non importa se la schifezza di legge elettorale in cantiere e la riforma del senato in fieri ci lascerebbero una rappresentanza a dir poco discutibile. Io sono d’accordo su quello che scrive oggi Alessandro qui:

Eppure questo frutto del Porcellum vuole arrogarsi il diritto di decidere che, dal prossimo giro, eleggeremo una sola Camera, in cui chi prende il 37 per cento prende la maggioranza assoluta, quindi potrà a sua volta cambiare la Costituzione a piacimento.

Insomma siamo stati fieri di essere “comunisti”, poi “amici delle toghe rosse”, poi addirittura “coglioni”: qualche mese da “conservatori” non ci può fare poi tanto male.

Sulle ali d’orate

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La cultura rende un popolo facile da guidare, ma difficile da trascinare; facile da governare, ma impossibile a ridursi in schiavitù.

Henry BroughamDiscorso alla Camera dei Comuni, 1828

La CEI sogna il vescovo omertoso

Sempre peggio:

Sgambetto della Cei al Papa sulla pedofilia. Mentre Francesco nomina una vittima degli abusi nella neonata Commissione per la tutela dei minori, i presuli italiani evidenziano la mancanza dell’obbligo giuridico per i vescovi di denunciare all’autorità giudiziaria civile casi di pedofilia. Nel nuovo testo delle “Linee guida per i casi di abuso sessuale nei confronti di minori da parte di chierici”, approvato dal Consiglio episcopale permanente del gennaio scorso e reso pubblico oggi, dopo la clamorosa bocciatura della precedente versione da parte della Congregazione per la dottrina della fede, la Cei si limita a riscrivere il periodo incriminato in questo modo: “Nell’ordinamento italiano il vescovo, non rivestendo la qualifica di pubblico ufficiale né di incaricato di pubblico servizio, non ha l’obbligo giuridico – salvo il dovere morale di contribuire al bene comune – di denunciare all’autorità giudiziaria statuale le notizie che abbia ricevuto in merito ai fatti illeciti oggetto delle presenti Linee guida”.

La brutta notizia è qui.